L'altra agricoltura… - Inea
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LE AZIENDE AGRICOLE MULTIFUNZIONALI<br />
DI ADRIANA TAMBURI<br />
Io sono un’imprenditrice nel settore agrituristico da 16 anni e, in questa sede, sono rappresentante della Coldiretti.<br />
Le confederazioni sono molto importanti perché sono supporti fondamentali per un’azienda agricola,<br />
in quanto canalizzano nei giusti mercati la produzione fornendo stimoli e sostegno agli agricoltori. Ieri l’Assessore<br />
Pirillo diceva che è importante puntare sui giovani, ma essi non devono vedere l’agricoltura come seconda<br />
scelta, e rivolgersi a questo settore solo se non riescono a trovare un’altra occupazione. Bisogna crederci,<br />
lavorare con il cuore, ci vuole spirito imprenditoriale per portare avanti l’attività agricola. Da qui nascono<br />
le esigenze di aziende multifunzionali e delle fattorie didattiche.<br />
Ricordo l’esperienza di due professori della Bocconi di Milano con un bimbo di 4 anni, ospiti di un agriturismo<br />
qui in Calabria. Questo bambino non aveva la minima idea della provenienza delle uova, era convinto<br />
che fossero fabbricate da una macchina e si impaurì nel vedere che erano prodotte da una gallina. Da allora<br />
pensai di trasmettere ai bambini le cose più elementari: la differenza che c’era tra il basilico e il prezzemolo,<br />
come si produce il pane. Da questo spunto abbiamo preso in considerazione nella nostra azienda l’allevamento<br />
del baco da seta, e la lavorazione della seta, cercando di recuperare gli antichi mestieri e gli strumenti<br />
tradizionali. Altro obiettivo era la valorizzazione delle erbe della macchia mediterranea.<br />
Dagli interventi di ieri è emersa una differenza sostanziale tra la figura del contadino e quella dell’imprenditore<br />
agricolo. Sicuramente la figura del contadino ha più importanza rispetto a quella dell’imprenditore<br />
agricolo, perché in un mondo globalizzato non è facile per tutti arrivare al mercato. In una realtà come quella<br />
calabrese non è facile essere competitivi con i prezzi, non con la qualità. Allora noi dobbiamo far arrivare<br />
i nostri prodotti tipici al calabrese stesso, non al grande mercato. Per far questo è necessario creare la filiera<br />
corta che è vantaggiosa sia per i produttori, sia per i consumatori. Bisogna reinventare una nuova figura<br />
del contadino che si avvicini al mercato.<br />
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