L'altra agricoltura… - Inea
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imparare il rispetto per l’ambiente;<br />
conoscere i ritmi della natura e l’origine dei prodotti alimentari;<br />
educare ad un consumo consapevole comprendendo la relazione che esiste tra sistemi produttivi, consumo<br />
alimentare e salvaguardia dell’ambiente;<br />
diffondere la conoscenza dei percorsi degli alimenti: da quando vengono raccolti a quando arrivano sulla<br />
tavola;<br />
favorire la valorizzazione della diversità.<br />
Alla base della logica che guida le fattorie didattiche ci sono tre approcci pedagogici fondamentali:<br />
“imparare facendo”: i ragazzi stessi seminano, manipolano, trasportano, in un’esperienza diretta;<br />
contatto con gli esseri viventi (sia animale, sia vegetali);<br />
incontro tra agricoltori e ragazzi (scambio reciproco di idee ed emozioni);<br />
le esperienze formative che si svolgono nelle fattorie didattiche uniscono il sapere con il saper fare, attraverso<br />
la partecipazione attiva dei ragazzi, che, a seconda dell’età, vivono esperienze differenti: per i<br />
più piccoli c’è un apprendimento più generale, mentre per i ragazzi delle scuole superiori si tratteranno<br />
argomenti più specifici.<br />
In Europa si registra un’elevata presenza di fattorie didattiche, che sorgono solitamente in edifici di proprietà<br />
pubblica o privata, gestiti da animatori, volontari e associazioni no-profit. I precursori delle fattorie didattiche<br />
sono stati i Paesi scandinavi, che misero in pratica gli ideali propri di un movimento americano, il “Club<br />
delle 4 H” (Head, Health, Heart, Hands: testa, salute, cuore e mani), e che perseguono uno sviluppo armonico<br />
dell’individuo. Nei Paesi Bassi le fattorie didattiche si sono organizzate meglio rispetto ad altri paesi,<br />
perché sostenute da una fondazione nazionale, dal Ministero dell’Agricoltura e dal Ministero degli Affari Culturali,<br />
oltre che da numerosi sponsor il cui fine è quello di favorire lo sviluppo del contatto diretto con animali<br />
e piante. Il Regno Unito parte, invece, da una linea diversa: le fattorie didattiche sono nate come soluzione<br />
al recupero di aree abbandonate (discariche, unione di giardini familiari). Per quanto riguarda la Francia,<br />
essa presenta un contesto molto avanzato nella sperimentazione delle fattorie didattiche. Le fattorie didattiche<br />
francesi sono circa 1300, sono diffuse in tutto il territorio, e sono organizzate in 18 reti regionali.<br />
Sono, inoltre, sostenute da una Commissione Interministeriale che le indirizza nell’elaborazione del programma<br />
annuale.<br />
Nelle fattorie didattiche si realizzano attività molto varie: corsi di formazione, ippoterapia, ortoterapia, compostaggio<br />
e riciclo di rifiuti, attività ludiche e sportive, centri estivi e doposcuola. Queste strutture ricevono ogni<br />
anno milioni di visitatori, e ciò sostiene economicamente e socialmente le aree in cui sono situate, in quanto<br />
viene agevolata la coesistenza di persone di differenti età, professione e cultura, favorendo la coesione e lo<br />
sviluppo della comunità.<br />
Per quanto riguarda l’Italia, si sta diffondendo l’animazione didattica, in particolare nel Nord Italia, e la domanda<br />
è sicuramente superiore all’offerta. L’Emilia Romagna, dove è stata istituita una rete regionale di fattorie<br />
didattiche, è la regione più avanzata in questo settore. La costituzione della rete avviene in base ad alcuni<br />
parametri, quali la presenza di sistemi produttivi a basso impatto ambientale, rappresentative e diver-<br />
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