L'altra agricoltura… - Inea
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Negli anni ’80 iniziarono a frequentare quest’area due componenti forti, uno dei quali appartenente alla sinistra<br />
extra-parlamentare, che iniziava a riproporre l’uscita dalla società industriale. Entrambi riescono a<br />
trovare una forma di simbiosi, generando un movimento di stampo cattolico, pauperista, neo-comunitario,<br />
che si rifaceva da un certo Lancio del Vasto, uno dei fondatori delle Comunità dell’Arca. Questi soggetti volevano<br />
vivere in comunità, condividere i beni, e riscoprire un’economia essenziale. Questi ragazzi incontrano<br />
questi movimenti, decidono di mettersi insieme, e fondano questa Cooperativa.<br />
Dopo vicissitudini incredibili, tra cui anche dei fallimenti, nell’86 decidono di convertirsi al biologico, ma non<br />
riescono a trovare un mercato di riferimento, incontrano difficoltà enormi. Insomma la strada è molto lunga.<br />
Negli anni ’90 i soci continuano a crescere. Alcuni lasciano la cooperativa per dedicarsi ad altre attività<br />
legate all’economia rurale. Questo si rivelerà poi un fattore importante, perché non nasce una cooperativa<br />
in dissensi, ma nasce una cooperativa animata da diversi motivi: chi non sopporta più un clima troppo comunitario,<br />
chi vuole intraprendere da solo la propria attività. Per cui alcuni vanno a fare del formaggio, altri<br />
vanno ad aprire un maneggio di cavalli, altri un agriturismo. Da qui nasce un piccolo circuito di economia<br />
rurale sul territorio.<br />
Nel 2001 i soci, soprattutto dopo gli eventi di Genova, iniziano a crescere. Un’ondata di giovani si rivolge alle<br />
cooperative per lavorare. L’aumento delle persone che vanno a lavorare lì è importante soprattutto per la<br />
nascita del consorzio della Quarantina, che è appunto un processo di recupero della realtà locale. I primi soci,<br />
insieme a Massimo Angelini, colui che ha ideato questo processo di recupero, accettano la sfida e decidono<br />
di iniziare a produrre queste patate quarantine, che nascono proprio in questo frangente culturale. Questo<br />
è lo skill-over di tutte le aziende agricole che nascono sul territorio.<br />
Quindi l’idea di fondo era la ricerca dell’autonomia dai mercati per il reperimento delle risorse produttive, attraverso<br />
la ricostruzione del ciclo ecologico. Da lì poi è nata tutta la conformazione multifunzionale dell’azienda,<br />
poiché hanno iniziato a produrre bovini, riescono a produrre molto vino, che esportano e con le rendite<br />
del vino riescono a mantenere tutto il ciclo produttivo. Iniziano a produrre grano, utilizzando come concime<br />
deiezione di bovini. Iniziano a pensare a come vendere la carne di bovino, da qui attivano lo spaccio locale,<br />
poi l’agriturismo. Il tentativo è quello di creare un ciclo di produzione e trasformazione e riuscire a<br />
chiudere tutte le cose che si aprono in questo processo tramite la trasformazione, la vendita, la re-incorporazione<br />
nello stesso processo produttivo, etc.<br />
Vi è poi il processo di reintroduzione delle varietà locali e la diffusione delle pratiche di retro-innovazione.<br />
Questi processi di recupero di metodologie antiche o di varietà definiscono un processo di retro-innovazione,<br />
che è importante per capire come si diffondono poi le pratiche a livello locale. Infatti, in quegli anni lì, avviene<br />
il recupero dell’uva Timorasso, da parte di alcuni viticoltori della zona, di cui il presidente della Valle<br />
Unita è un po’ il leader, i quali si propongono il recupero di questo vitigno. Dopo anni di sperimentazione, in<br />
cui nessuno li ha mai considerati, incontrano il Leader e il Gruppo Di Azione Locale, quindi sul territorio nasce<br />
un Leader, con il quale riescono ad interagire. Il Leader decide di finanziare questo processo di recupero<br />
del Timorasso, e oggi si può parlare di questa esperienza come di un processo che, attraverso la legittimazione<br />
istituzionale, è riuscito a diffondere fiducia anche nei confronti di quei viticoltori che erano molto scettici.<br />
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