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L'altra agricoltura… - Inea

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compito è quello di offrire supporto alle politiche dell’Unione per sostenere l’agricoltura sociale in Europa. Ciò<br />

che emerge da queste prime informazioni è il quadro di un cambiamento in atto che si basa su un consistente<br />

numero di pratiche, destinate ad accrescersi per quantità e qualità con il diffondersi e l’approfondirsi<br />

delle conoscenze sul tema.<br />

Le differenze riguardano:<br />

le strutture in cui si pratica l’agricoltura sociale. In alcuni casi si parla di Sheltered Workshop, più simili alle<br />

nostre cooperative sociali di tipo A e di tipo B, strutture di servizio pubbliche, che fanno uso dell’agricoltura<br />

a fini inclusivi, accanto a queste ci sono le aziende agricole e le cooperative agricole;<br />

gli attori coinvolti: in alcuni casi prevalgono gli agricoltori, in altri il terzo settore, il volontariato, in altri<br />

ancora, i soggetti pubblici;<br />

le fasi in cui l’agricoltura sociale si trova nei singoli paesi dell’Unione: in alcuni casi siamo in uno stadio<br />

pionieristico, in altri casi invece si è più vicini all’istituzionalizzazione;<br />

gli obiettivi sono molto specifici da paese a paese: in alcuni prevale riabilitazione e in altri l’inclusione sociale;<br />

l’organizzazione di sistema: in Italia noi abbiamo delle esperienze molto puntuali, cominciano a nascere<br />

dei reticoli regionali, in altri paesi sono già strutturati sia reticoli regionali sia reticoli nazionali;<br />

anche il sistema di regolazione è molto variegato e influenza quello che è il modo di operare dell’esperienza<br />

di agricoltura sociale: da noi ad esempio abbiamo dei sistemi che si basano semplicemente sul volontariato<br />

se rimaniamo nel sistema delle aziende agricole, nelle cooperative di tipo A e di tipo B, sappiamo<br />

che il sistema di regolazione è quello previsto dal sistema socio-sanitario. Nel caso dell’Olanda che<br />

forse è il paese in cui la normazione è andata più avanti, c’è un sistema di pagamenti diversi delle aziende<br />

agricole e questo apre dibattiti e discussioni rispetto al tema dell’agricoltura sociale e su come è organizzato.<br />

(figura 2)<br />

Le similitudini riguardano il modo in cui le pratiche sono organizzate, i target a cui normalmente si fa riferimento,<br />

e anche alcune difficoltà.<br />

In particolare, una di queste è quella di validare i risultati che emergono dalle esperienze di agricoltura sociale.<br />

Proprio sui sistemi di regolazione c’è un dibattito accesso in sede nazionale e comunitaria, in quanto in grado di<br />

condizionare in profondità la natura delle pratiche. Ci sono, appunto, come nel caso olandese, aziende che sono<br />

direttamente pagate dal sistema socio-sanitario, quindi vuol dire che le aziende agricole sono riconosciute non<br />

dalle politiche agricole ma dalle politiche sociali per i servizi che erogano sul territorio. Ovviamente questo implica<br />

una procedura di accreditamento della qualità, di standardizzazione dei servizi per i quali le strutture socio-sanitarie<br />

sono responsabili. In altri casi prevalgono sistemi più caritatevoli, come quello irlandese; vi sono fondazioni<br />

che gestiscono interventi o lavori su progetto, come il caso francese; vi sono strutture che si organizzano<br />

di volta in volta perché c’è un finanziamento che gli consente la sopravvivenza, con tutte le opportunità e i<br />

limiti di una struttura di questo genere. Poi c’è il caso, viceversa, della regione Fiamminga, in Belgio, dove le<br />

aziende ricevono una compensazione attraverso le politiche agricole, non in funzione di uno specifico servizio reso,<br />

quanto, piuttosto, per l’impegno che l’agricoltore si assume. Poi c’è il caso italiano che presenta delle specificità<br />

proprie e dove il tema dell’agricoltura sociale si lega in modo intenso e dinamico con processi di creazione<br />

RETELEADER 41

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