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L'altra agricoltura… - Inea

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l’attenzione nei confronti dell’uso delle risorse naturali, ai valori identitari che sono connessi ad esse, una<br />

considerazione del contributo che le aree rurali, in questa ottica, possono fornire alla gestione energetica<br />

ed ambientale dei sistemi locali.<br />

In questa presentazione ci soffermeremo, seppure in modo necessariamente sintetico, soprattutto sui primi<br />

due punti, mettendo a fuoco il tema dei servizi alla persona e la diffusione di principi di responsabilità da parte<br />

delle attività agricole presenti nelle aree rurali.<br />

I servizi alla persona entrano nel dibattito sullo sviluppo rurale perché, oltre ad assicurare reti di protezione<br />

sociale, sono in grado di produrre relazionalità, specie quando, accanto alle reti formali ed istituzionali di<br />

protezione sociale, si costruiscono reti informali, basate sul mutuo aiuto e sulla presa in carico da parte della<br />

comunità di una parte dei bisogni essenziali presenti nei ceti più deboli e a più bassa contrattualità.<br />

Tenuto conto che la nostra attenzione riguarda soprattutto le attività agricole focalizzeremo la nostra attenzione<br />

sul tema dell’agricoltura sociale, ovvero della possibilità di valorizzare le risorse agricole a fini di servizio<br />

e di inclusione sociale.<br />

Dal punto di vista definitorio, l’agricoltura sociale è quell’attività che impiega le risorse dell’agricoltura e della<br />

zootecnica, la presenza di piccoli gruppi, famigliari e non, che operano in realtà agricole, per promuovere<br />

azioni terapeutiche, di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione, servizi utili per la vita<br />

quotidiana e l’educazione.<br />

Le aziende agricole, quindi, dispongono di risorse, oggi poco valorizzate, che possono essere rese disponibili<br />

per la comunità locale al fine di accrescerne la capacità inclusiva ma, allo stesso tempo, riorganizzare le reti<br />

di relazioni tra abitanti, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa, dell’appartenenza ad un settore<br />

produttivo, ad una condizione sociale. Le aziende agricole che scelgono di offrire servizi alla persona sono,<br />

già oggi, numerose, in Italia e in Europa. La loro azione è svolta su base volontaria e con il riconoscimento<br />

implicito ed informale (reputazione e riconoscimento di stato sociale, apprezzamento etico per l’offerta aziendale)<br />

delle comunità locali ovvero formale ed esplicito (pagamento o compensazione dei servizi) da parte degli<br />

Enti gestori dei servizi socio-assistenziali.<br />

La scelta verso percorsi di agricoltura sociale pone l’azienda nella necessità di farsi carico dei bisogni che la comunità<br />

ha, di riconnettersi con essa e di porre le basi per un migliore legame tra attività economica e socialità.<br />

Allora cosa c’è di nuovo e perché oggi il tema dell’agricoltura sociale? Di nuovo non molto perché tradizionalmente<br />

i contadini si sono fatti carico dei problemi sociali mediante l’organizzazione di reti di auto-mutuo<br />

aiuto, facendosi carico dei problemi sociali delle famiglie, ma, spesso, anche dei vicini. D’innovativo c’è il<br />

fatto di organizzare e valorizzare le risorse dell’agricoltura in modo professionale nella rete dei servizi sociali,<br />

creando nuove collaborazioni e rapporti con gli Enti gestori dei servizi sul territorio e potenziare l’offerta<br />

di servizi nelle aree rurali.<br />

Come per altri temi dell’agricoltura multifunzionale, anche per l’agricoltura sociale l’innovazione sta nella capacità<br />

di riorganizzare e rendere esplicite funzioni che l’agricoltura e i contadini hanno sempre avuto la capacità<br />

di gestire. Oggi, parlare di agricoltura sociale è più semplice perché si lega al dibattito sulla multifunzionalità<br />

e sulla necessità che le aziende hanno di diversificare la loro offerta, ma anche perché i temi della<br />

RETELEADER 37

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