L'altra agricoltura… - Inea
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me un ente altamente duttile, versatile. Una versatilità che spiega in una certa misura la persistenza della piccola<br />
azienda, nei numeri con cui è presente in tutte le regioni italiane.<br />
Valorizzando questi elementi di versatilità si costruiscono percorsi plurali delle imprese agricole, tra cui quelli<br />
inerenti la realizzazione di pratiche di agricoltura sociale.<br />
Un altro esempio che ci restituisce l’immagine di un settore produttivo versatile riguarda l’ampio ventaglio<br />
di azioni e operazioni agricole che si realizzano nei processi produttivi agricoli, la molti dei quali possono essere<br />
effettuati da persone anche con limitate competenze, abilità e/o capacità. In altri termini la soglia di ingresso<br />
al lavoro, in agricoltura, non è elevata.<br />
La seconda parte del mio intervento guarda ai soggetti che, nel nostro paese, promuovono e conducono iniziative<br />
di agricoltura sociale.<br />
Questi appartengono sia al settore pubblico, che a quello privato for profit e al terzo settore, o privato sociale.<br />
Esempi di agricoltura sociale in ambito pubblico sono dati da quelle tante case circondariali e istituti penitenziari<br />
dove si realizzano produzioni agricole entro il perimetro delle mura carcerarie. Anche alcune strutture<br />
ospedaliere o servizi delle aziende sanitarie locali conducono direttamente piccole esperienze agricole per<br />
integrare e coadiuvare le terapie attuate nei confronti di particolari pazienti. Ancora, sempre con riferimento<br />
all’ambito pubblico, vanno citate le aziende agrarie del’Università di Pisa e della mia Università che hanno<br />
attivato progetti di “farm therapy” in ambito aziendale.<br />
Un’altra tipologia di attori sono quelli privati, in particolare le imprese agricole “ordinarie”. Diversamente da<br />
quanto non sia avvenuto in altri paesi europei, come ad esempio l’Olanda, la sfera dell’imprenditorialità privata<br />
solo in piccoli numeri e da pochi anni si sta misurando con l’attivazione di pratiche di agricoltura di utilità<br />
sociale. Negli ultimi mesi però l’attenzione e l’interesse di alcune organizzazioni agricole nazionali verso<br />
tali pratiche potrebbe condurre ad una crescita anche significativa di esperienze di agricoltura sociale nell’ambito<br />
di imprese agricole “a fini di lucro”.<br />
Senza dubbio è il cosiddetto terzo settore l’ambito nel quale si è maggiormente sviluppata l’agricoltura sociale<br />
in Italia. In particolare la sua componente imprenditoriale, ovvero le cooperative sociali, da molti anni<br />
hanno trovato anche nella pratica dell’agricoltura le risposte di inclusione sociale e di inserimento lavorativo<br />
di soggetti svantaggiati che la legge 381 del 1991 ha assegnato loro.<br />
Una cooperativa sociale è un’organizzazione senza finalità di lucro impegnata nella produzione stabile e<br />
continuativa di servizi di interesse collettivo secondo modalità di tipo imprenditoriale. La legge istitutiva delle<br />
cooperative sociali, la 381/91, distingueva le cooperative di tipo A, aventi lo scopo di erogare servizi sociali<br />
e sociosanitari, da quelle di tipo B, alle quali veniva affidato il compito di promuovere integrazione lavorativa<br />
di soggetti svantaggiati attraverso lo svolgimento di attività produttive nei vari settori, agricoltura<br />
inclusa. A partire dal 2001 l’Istat realizza, con cadenza biennale, un censimento delle cooperative sociali. I<br />
risultati della rilevazione più recente, riferita all’anno 2005, indicano la presenza nel nostro paese di 571 cooperative<br />
sociali di tipo B che esercitano attività agricole. Queste sono incrementate, rispetto a soli due anni<br />
prima, addirittura del 21,7%, una dinamica di crescita che non si registra per alcuna altra forma di impresa<br />
che opera nel settore agricolo.<br />
RETELEADER 79