L'altra agricoltura… - Inea
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LA COLTIVAZIONE DEL CEDRO IN CALABRIA<br />
DI SONIA ANGELISI<br />
Parlerò della Riviera dei Cedri, perché la storia della coltivazione del cedro, presenta molti cambiamenti sociali<br />
e culturali comuni al mondo agricolo. Nel territorio noto come la Riviera dei Cedri ho simulato, insieme<br />
ai miei colleghi, la progettazione di un PSR che ha avuto come obiettivo generale la promozione di uno sviluppo<br />
integrato e sostenibile del territorio attraverso la valorizzazione delle specificità locali e, in prospettiva,<br />
attraverso l’attivazione di processi di cooperazione transnazionale. La Riviera dei Cedri è un’area che si<br />
colloca a nord-ovest della provincia di Cosenza, comprende 22 comuni ed è definita dal PSR 2007/2013 come<br />
un’area rurale intermedia diversificata, con elevate potenzialità endogene racchiuse in un territorio fortemente<br />
disomogeneo. Il cedro è stato il primo agrume ad essere diffuso e coltivato nell’area mediterranea<br />
a cominciare dal III secolo a.C. La coltura, perciò, è molto antica ed è strettamente legata all’immigrazione<br />
ebraica dei primi secoli dell’era cristiana. Il cedro è richiesto dagli ebrei per la celebrazione di alcune feste religiose,<br />
perché è ritenuto un frutto sacro. Nel ‘500 la cedricoltura calabrese ha avuto il suo massimo sviluppo<br />
grazie alla presenza di molte colonie ebraiche in Calabria che costituivano quasi il 10% della popolazione<br />
residente. Oggi la coltivazione del cedro va via, via scomparendo sostanzialmente per 2 motivi:<br />
perché il cedro è coltivato ormai solo in alcune zone ed è destinato ad un mercato molto ristretto; dunque<br />
è diventato un prodotto poco redditizio;<br />
perché la pianta del cedro richiede molta cura e sacrifici da parte di chi la coltiva; spesso, i coltivatori non<br />
sono sostenuti nel loro lavoro e i saperi tradizionali si perdono di generazione in generazione.<br />
Tuttavia, nella zona, si riscontrano anche elementi positivi come l’istituzione dell’Accademia Internazionale<br />
del Cedro con sede a S. Maria del Cedro che ha lo scopo di promuovere il consumo del cedro e diffonderne<br />
le conoscenze. A seguito di un’analisi SWOT che ha evidenziato punti di forza e di debolezza, minacce e opportunità<br />
dell’area, abbiamo elaborato una strategia fondata sulla logica del bottom up. Ci siamo concentrati<br />
sulla valorizzazione delle risorse mobili e immobili del territorio in modo da attirare altre risorse (talenti,<br />
turisti, capitale umano qualificato) e si è cercato di applicare una politica differenziata. Abbiamo dato particolare<br />
importanza:<br />
alla replicabilità delle best practices e agli insegnamenti pervenuti dalle esperienze di programmazione<br />
negoziata che hanno interessato l’area;<br />
all’approccio integrato tra assi e misure del PSR e del POR 2007/2013;<br />
alla concentrazione delle risorse (attuata attraverso criteri di priorità, ammissibilità e selezione), in modo<br />
da puntare sull’efficacia e la qualità della spesa, per evitare il dispendio delle risorse. Quindi investimenti<br />
integrati basati su un approccio di filiera con focalizzazioni settoriali e territoriali;<br />
alle attività di monitoraggio e valutazione, non con riferimento esclusivamente agli aspetti finanziari ed<br />
economici, ma anche agli impatti sociali, culturali e ambientali;<br />
all’adozione di progetti pilota per dare continuità al progetto tramite piani sperimentali;<br />
all’esigenza di intervenire sull’efficienza della P.A. e questo lo abbiamo realizzato con l’asse VIII del POR<br />
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