L'altra agricoltura… - Inea
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Innanzitutto eterogeneità degli attori. I contadini sono attori poliedrici, soggetti ibridi e flessibili che interagiscono<br />
con gli altri attori del territorio. Parlare di contadini non significa idealizzare i soggetti dell’agricoltura,<br />
anzi significa proprio partire dalla specificità degli attori concretamente impegnati sul campo e dal loro<br />
vissuto quotidiano. Le istituzioni, al contrario, spesso idealizzano gli attori dell’agricoltura favorendo distorsioni<br />
ed inefficienze. Porre eccessiva enfasi sulla retorica dell’imprenditore agricolo, quale attore omogeneo<br />
e razionale, asseconda la costruzione di un insieme di codici ed obblighi che spinge ad implementare<br />
specifiche pratiche produttive ed alimentari disegnate dall’alto. Si tratta di prescrizioni che ricadono sui soggetti<br />
reali della produzione e del consumo. Nella discussione è stato sottolineato da più voci come il tratto comune<br />
che coniuga la complessità delle prassi dei contadini evochi un’istanza di cittadinanza più che un’istanza<br />
imprenditoriale. A guidare le politiche, allora, dovrebbe essere un chiaro quadro delle strategie di coloro<br />
che sono realmente immersi nei processi di sviluppo rurale. A questo livello opera la logica della solidarietà<br />
più che della competizione. I soggetti in agricoltura esistono e le istituzioni dovrebbero tenerne conto.<br />
Da un secondo punto di vista, l’eterogeneità riguarda anche i luoghi, intesi quali specifiche combinazioni di<br />
ecosistemi e modelli culturali. Infatti, nel workshop è stata posta molta enfasi sulla valorizzazione dei territori<br />
e sul ricorso ad un uso indipendente delle varietà tradizionali di sementi. Sono state descritte alcune<br />
esperienze di supporto alla costituzione di identità locali attraverso il sostegno fornito alle reti di cooperazione<br />
già esistenti sul territorio, animate dagli attori più vivaci. L’aspetto che accomuna le esperienze sembra essere<br />
la ricerca di un collegamento tra le agricolture alternative ed eventuali sbocchi locali di mercato, in modo<br />
da accorciare la filiera traendo vantaggio dai legami sociali ravvicinati e caldi in cui sono immerse le economie<br />
solidali. A tal riguardo è opportuno considerare queste nicchie come fortemente innovative da una<br />
prospettiva economica evitando di etichettarle, in modo dispregiativo, quale semplice folklore. Un simile uso<br />
del concetto di folklore spesso tende a nascondere l’operatività dei rapporti di potere che, al contrario, richiedono<br />
di essere letti per quel che sono nel concreto. A mo’ di battuta, si è detto che l’aggettivo “folkloristico”<br />
ben si addice al modo in cui i soggetti istituzionali preposti affrontano i fenomeni e le problematiche<br />
reali.<br />
Inoltre, l’eterogeneità si riscontra negli approcci scientifici e cognitivi. Ci siamo chiesti quale sia la “ricerca”<br />
adatta a far venir fuori la ricchezza prodotta dai contadini. È stato sottolineato come la biodiversità in agricoltura<br />
sia frutto delle pratiche millenarie dei contadini e come l’attuale tentativo di governo di queste pratiche,<br />
attraverso le biotecnologie, si configuri quale espropriazione della ricchezza e dei saperi da loro prodotti.<br />
La ricchezza contadina è da intendersi non solo quale patrimonio ereditato ma anche quale garanzia<br />
per il futuro, ricchezza tutelata dal ruolo dei produttori e degli altri interessi diretti, cioè dalla domanda di autodeterminazione<br />
dei contadini e degli abitanti dei diversi territori. Attraverso la lotta per la propria sopravvivenza<br />
i contadini sono divenuti nella pratica i protagonisti di quella trans-disciplinarietà che la ricerca accademica<br />
sta da tempo provando a sviluppare: non solo oggi ma in molte conferenze è consueto incontrare<br />
agronomi che si occupano di temi socio-economici e sociologi o economisti che si occupano di agricoltura.<br />
In ultimo, si è messo in evidenza che le resistenze dei contadini, al contrario del passato, si dispiegano nella<br />
“quotidianità” piuttosto che nella presa del potere in un ipotetico futuro. Si è parlato di guerriglia istituzio-<br />
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