L'altra agricoltura… - Inea
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to con quello di co-evoluzione, costituisce uno degli elementi centrali per l’interpretazione della specificità del<br />
modo di produrre contadino, elaborata da Van der Ploeg attraverso una ricostruzione analitica del processo<br />
di conversione delle risorse (Ploeg 2006).<br />
Per i consumatori, il principio di co-produzione si traduce nella consapevolezza del rapporto che lega le pratiche<br />
di consumo con le condizioni dei produttori. Sostenuto con particolare chiarezza dai movimenti animati<br />
da Luigi Veronelli e da Carlo Petrini, si è progressivamente diffuso all’interno di varie altre associazioni ed<br />
organizzazioni.<br />
“Ma consumare non è altro dal produrre... Le scelte e le modalità del consumo, in particolare quelle che intendiamo<br />
concorrere a creare, costituiscono un circuito di coproduzione che le legano indissolubilmente alla<br />
produzione” (AA.VV. 2004).<br />
Queste affermazioni, contenute nella presentazione dei principi fondamentali della rete “Terra e Libertà/Critical<br />
Wine”, sottolineano altresì la necessità di coniugare l’affermazione dei principi con l’attuazione<br />
di pratiche di consumo alternative.<br />
In direzioni simili si articola il discorso di Carlo Petrini, fondatore del movimento Slow Food:<br />
“Il consumo è l’atto finale del processo produttivo e di filiera: va visto come tale, non più estraneo al processo...<br />
Il vecchio consumatore, oggi nuovo gastronomo, deve iniziare a sentirsi come un coproduttore” (Petrini<br />
2005).<br />
Anche in questo caso l’affermazione del principio viene strettamente collegata con il piano delle azioni. Particolarmente<br />
interessante è l’interpretazione del concetto di co-produttore elaborata da una particolare categoria<br />
di consumatori di prodotti alimentari, i cuochi aderenti al movimento di Slow-food. Nel corso degli incontri<br />
organizzati nell’ambito di Terra Madre, dallo scambio di esperienze tra cuochi provenienti dai diversi<br />
continenti, è emersa una comune tendenza a stabilire rapporti diretti di acquisto presso i produttori locali, come<br />
condizione per assicurare la qualità della ristorazione e come strumento di sostegno all’agricoltura contadina.<br />
Tra i principi comuni troviamo inoltre la condivisione delle esperienze e lo scambio di saperi che contribuiscono<br />
a sostenere i percorsi innovativi degli aderenti alle reti. Un ruolo importante in questo campo è svolto dai contadini<br />
anziani, depositari delle conoscenze tradizionali che vengono riscoperte dai nuovi produttori. Il riferimento<br />
al patrimonio di conoscenze conservato a livello locale costituisce uno degli elementi essenziali per<br />
quelle attività che, come nel caso dell’agricoltura biologica, implicano una sostanziale modifica delle tecniche<br />
produttive convenzionali. Alla modernizzazione standardizzata dell’agricoltura industriale, che assume come<br />
arretrati i metodi di gestione tradizionali, si contrappongono diverse forme di organizzazione produttiva sostenibile,<br />
direttamente ancorate ai sistemi locali.<br />
Infine, all’iniziativa del singolo imprenditore, chiamato ad adeguarsi ai principi della modernizzazione, si<br />
sostituisce l’attitudine ad operare secondo le regole della cooperazione sociale, che costituisce il principio fondamentale<br />
della razionalità contadina. In questa direzione si articola l’elaborazione teorica dei sociologi rurali,<br />
che interpretano le pratiche sociali non come sommatoria di progetti individuali, autonomamente elaborati<br />
e riprodotti, ma come risultato di una stretta integrazione con i progetti di altri soggetti sociali.<br />
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