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L'altra agricoltura… - Inea

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piazze. Però altrettanto spesso queste realtà sono molto lontane, quasi come se appartenessero ad un altro<br />

mondo e sono il nostro sud del mondo. L’agricoltura di resistenza è tutto intorno a noi, nelle pratiche<br />

minime, ancora oggi si seccano i semi del pomodoro per l’anno successivo, si seleziona il pomodoro dalla<br />

pianta, si mette lì a seccare su una pezzuola bianca, etc. Ma queste sono pratiche diffuse in tutto il territorio.<br />

Fare la salsa del pomodoro nel Salento è un rito, si fa in tutte le famiglie. Solo adesso, negli ultimi<br />

10-15 anni, c’è stato un progressivo allontanamento, una relativa vittoria della salsa del supermercato,<br />

però in ogni caso è un patrimonio condiviso, poco visibile all’esterno, ma c’è, quindi bisogna farlo emergere<br />

e valorizzarlo.<br />

Vi dicevo che sono state riscoperte le varietà, e qui entrano in gioco anche i limiti delle Università. L’orto botanico<br />

le ha fatte proprie, ma non riesce a custodirle e a coltivarle, e allora hanno elaborato questa strategia<br />

per promuovere l’orto botanico diffuso attraverso una Convenzione formale tra Università e aziende,<br />

o comunque soggetti interessati a custodirle e coltivarle, nuovi soggetti, nuove contadinità in questo caso.<br />

In più c’è anche l’esempio dell’associazione Comona. Le condizioni che sono stabilite da questa Convenzione<br />

formale sono: condivisione delle collezioni, al fine di garantire la conservazione di questi siti, scambio di<br />

materiale genetico, obbligo reciproco di citare le fonti, condivisione organizzativa, quindi anche un processo<br />

di disseminazione e reciproco supporto. Sono segni importanti di iniziative nuove, però possono anche diventare<br />

dei modelli.<br />

Passiamo all’esperienza successiva. Daniele Foscarini prima ha avviato una produzione di uova, che è riuscito<br />

a diffondere fino a livello nazionale, poi ad un cero punto ha deciso di cambiare e di puntare sulla fattoria<br />

didattica, intesa in senso steineriano, quindi a ciclo chiuso: tutto deve essere prodotto e consumato all’interno<br />

dell’azienda, ed è arrivato ad un’autosufficienza del 90%, il resto, il 10%, lo prende dalle altre aziende<br />

biodinamiche che si stanno collegando a livello pugliese.<br />

La superficie che coprono queste aziende biodinamiche è di circa 800 ettari, le produzioni sono altamente differenziate:<br />

agrumi e uva nel tarantino, olio, vino, cereali di questa varietà particolare, che ha minor resa ma<br />

maggiore qualità. Uno degli obiettivi è la resa di qualità, e la conservazione produttiva di varietà. Si ha quindi<br />

un ridimensionamento dell’importanza del mercato, si tiene conto delle fasi finali in tutte le fasi della coltivazione<br />

e c’è comunque uno sbocco commerciale. Tuttavia, la cosa paradossale è che manca il mercato locale.<br />

Vi sono pochi Gas, per cui ci sono dei clienti che molto spesso sono amici, persone simpatizzanti di queste<br />

iniziative che vanno a comprare nelle aziende, ma il grosso viene esportato, in Svizzera (che fa da polo<br />

di distribuzione), Austria, Germania e Inghilterra. È così che questi produttori sopravvivono, invisibili nel territorio.<br />

Io stesso ne sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questa azienda fuori dal mio paese.<br />

Passo adesso ad un’altra tipologia di iniziativa. Zollino, un piccolo comune di una zona del Salento tra le più<br />

note. Su suggerimento, e con il supporto di una compagnia teatrale che opera da anni nel territorio e ha un<br />

rapporto stretto con la Grecia, questa area è entrata in un progetto, chiamato Grecia-Italia, per la promozione<br />

del biologico e delle varietà locali.<br />

La chiave della produzione locale è il pisello nano, molto conosciuto anche fuori da Zollino. Si è puntato sulla<br />

promozione del prodotto e delle specificità locali, e quindi si è deciso di lavorare intorno al pisello nano.<br />

RETELEADER 149

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