L'altra agricoltura… - Inea
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LE POLITICHE DI SVILUPPO 2007-2013:<br />
MINACCIA O OPPORTUNITÀ PER LE AREE RURALI?<br />
DI GIUSEPPE GAUDIO<br />
La tematica che tratterò è complessa per cui cercherò di porre enfasi soltanto su alcuni aspetti. Non tratterò<br />
in maniera esaustiva l’argomento sulle politiche di sviluppo, ma cercherò di porre alcune questioni che spero<br />
e auspico vengano riprese e trattate in modo più approfondito nei workshop di domani e soprattutto nella<br />
tavola rotonda del pomeriggio. Collegherò, quindi, alcuni aspetti legati al titolo del seminario ed al titolo<br />
del mio stesso intervento, quali il termine rurale e sviluppo, che sta perdendo molto del suo significato dietro<br />
questa rincorsa ad un modello unico che non è in grado di autosostenersi e, soprattutto, che presenta al<br />
suo interno innumerevoli contraddizioni: i pagamenti per inquinare ed i pagamenti per disinquinare; i pagamenti<br />
che dovrebbero ridurre il divario territoriale mentre, invece, questo aumenta; il sostegno delle politiche<br />
ad un determinato modo di fare agricoltura e una esclusione dal sostegno di un altro modo di fare agricoltura<br />
che, così come è emerso dagli interventi che mi hanno preceduto, è reale sul territorio.<br />
Il problema diventa ancora più complicato se aggiungiamo ai termini rurale e sviluppo (al termine sviluppo in<br />
particolare), il termine sostenibile e solidale, così come è emerso negli interventi che mi hanno preceduto.<br />
Dal punto di vista scientifico è fuor di dubbio che l’agricoltura è interessata da profondi mutamenti e, soprattutto,<br />
da un crescente interesse verso innovazioni produttive e organizzative, frutto sia di iniziative autonome<br />
degli imprenditori, ma anche, in qualche modo, frutto del sostegno delle politiche di sviluppo. Uno<br />
dei fattori che contribuisce a spiegare questa tendenza è la riscoperta del legame con il territorio locale. (figura<br />
1)<br />
Sia le pratiche di agricoltura contadina, come risposta ai modelli di agricoltura industrializzata e sostenuti dalle<br />
politiche subordinate agli interessi dominanti, sia l’agricoltura multifunzionale all’interno della quale trova<br />
spazio l’agricoltura sociale contribuiscono a rendere competitivo il territorio. Il problema è: che cosa è da<br />
intendere per competitività? E questo lo rimando per ragioni di tempo alle discussioni di domani. Quindi, se<br />
tutto questo (come è testimoniato dalle esperienze che si stanno consolidando in Italia negli ultimi anni, la Toscana,<br />
il Veneto, il Lazio per quanto riguarda l’agricoltura sociale, ma anche all’estero, Olanda, Francia, etc.)<br />
avviene sul territorio, dall’altra parte ci sono le politiche: che cosa fanno le politiche? Come rispondono a<br />
queste sollecitazioni che provengono dal territorio? Non vi è dubbio secondo me che Agenda 2000 ha rappresentato<br />
uno dei passaggi più delicati degli ultimi anni ed ha per certi versi operato una razionalizzazione<br />
che ha comportato almeno l’inserimento in un disegno organico di un insieme di strumenti che prima avevano<br />
funzionato in maniera frammentata. Da questo punto di vista, la programmazione 2000-2006 può essere<br />
vista come un passo in avanti verso l’impostazione di una politica di sviluppo diversa rispetto al passato.<br />
Io oserei dire anche più coerente e più ambiziosa rispetto ai decenni precedenti, pur con tutti i limiti emersi<br />
durante la fase di attuazione. Anche il Regolamento (CE) n. 1698 del 2005 rappresenta un elemento innovativo.<br />
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