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L'altra agricoltura… - Inea

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processo molto lungo, nato in seguito a battaglie, pressioni sociali, fatte da piccoli nuclei della società civile,<br />

che ha fatto sì che il diritto degli agricoltori venisse codificato in trattato internazionale. Questo diritto viene<br />

presentato per la prima volta come alternativa al diritto di ottenzione, alla privativa sulle sementi, nel 1982<br />

e viene avanzato da figure particolarmente illuminate: un funzionario della FAO, José Esquinas, un ambasciatore<br />

del Messico, e due ONG. Questo concetto si afferma a livello internazionale difendendo non tanto e<br />

non solo il passato delle sementi, bensì il loro futuro. Il percorso che ha portato all’approvazione del trattato<br />

si è concluso nel 2001, per essere più precisi, è stato accettato dai membri della FAO nel 2001 ed approvato<br />

nel 2002, mentre la legge italiana lo ha approvato solo nel 2004.<br />

È interessante citare l’articolo 9 del trattato – che poi richiama altri articoli – che parla di risorse genetiche.<br />

Gli elementi essenziali dell’articolo – che riguarda il farmer right – presentano un limite: viene riconosciuto<br />

il contributo futuro dei contadini, ma il limite è che, attraverso modelli di produzione e l’impostazione legislativa<br />

di un certo tipo, viene bloccata la capacità di controllo e la sovranità dei contadini, di conseguenza<br />

ciò impedisce il loro contributo futuro e impatterà in maniera talmente devastante sull’agrobiodiversità in generale.<br />

Non si avrà più la capacità, neanche per il modello industriale e minerario, di mantenere in vita quello<br />

che ha consentito al modello stesso di imporsi, perché il modello industriale e minerario ha prosperato in<br />

quindicimila-ventimila anni di storia agraria del pianeta.<br />

Bisogna restituire al lavoro del contadino la dignità che gli spetta, non per il contributo del passato, per la memoria,<br />

né per il folklore, ma per il contributo che darà al futuro, questo è il primo elemento centrale. Il secondo<br />

elemento che farà dei contadini attori e soggetti fondamentali delle politiche non è la sovranità alimentare,<br />

ma è il riconoscimento fondamentale che, nelle strategie di difesa, di conservazione, di uso dell’agrobiodiversità,<br />

non si può fare a meno dei contadini e delle loro organizzazioni. Ma bisogna prestare molta<br />

attenzione, in quanto si rischia di cadere in una trappola: il trattato (così come la Convenzione della Biodiversità,<br />

nell’articolo 8, paragrafo 6) dice che chi ha contribuito ha diritto alla condivisione dei benefici.<br />

Dunque, la condivisione dei benefici evidentemente è una condivisione economica, e il meccanismo che esiste<br />

per condividere i benefici, è ripartirsi in qualche modo gli utili, i risultati della commercializzazione, quindi<br />

i risultati dei processi di privatizzazione delle risorse genetiche, proprio gli ambiti in cui c’è conflitto frontale<br />

tra diritti di proprietà intellettuale. Si ritorna pertanto sul campo delle privative, dei monopoli, mentre<br />

invece bisognerebbe specificare che si tratta di un diritto completamente diverso, di natura giuridica, si tratta<br />

di “diritti collettivi”. Questo è il campo dello scontro attuale sull’implementazione dell’articolo 6, uno scontro<br />

non da poco, in aggiunta agli scontri sui temi della sovranità alimentare del movimento contadino, del paradigma<br />

della ricerca, del paradigma del diritto.<br />

Noi cerchiamo di reagire a determinate realtà. Si pensi ad esempio a tutto quello che si fa in Italia rispetto<br />

alla questione della difesa dell’agrobiodiversità, applicando la logica del diritto individuale. Molti, forse anche<br />

sbagliando, propongono, per uscire da questa logica, il libero accesso, ritornando a com’erano le cose prima<br />

che le imprese multinazionali si imponessero in tutto il pianeta. L’approccio alternativo che viene proposto<br />

è invece quello dei diritti collettivi sulle risorse genetiche e sui materiali da moltiplicazione, attraverso la<br />

restituzione del controllo agli agricoltori e rendendo questo controllo democratico.<br />

138 RETELEADER

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