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L'altra agricoltura… - Inea

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cosa impossibile dal punto di vista economico, soprattutto in questo momento, sia praticare l’agricoltura in generale,<br />

ma è ancor più difficile se si tratta di agricoltura biologica e certificata. Scopriamo che per esercitare<br />

queste pratiche bisogna essere economista, contabile, letterato; noi non abbiamo mai capito come facesse nostro<br />

padre, ci siamo resi conto che occorre davvero avere una conoscenza poliedrica per mandare avanti<br />

un’azienda agricola. Tutto questo per dirvi che cosa? Che da una parte c’è qualcuno che fa pratica non violenta<br />

nei confronti della terra, e il suo lavoro non viene riconosciuto. Dall’altra parte c’è una pratica violenta<br />

nei confronti della terra che invece paga soprattutto dal punto di vista economico. Ma, nel momento in cui<br />

ci rendiamo conto che la pratica non violenta non paga, non gratifica economicamente chi la pratica, cosa facciamo?<br />

Cosa fa l’ecoistituto? L’ecoistituto pensa che ci sia qualcosa che debba essere modificato. Abbiamo<br />

iniziato a fare una raccolta di documentazione su otto temi specifici, uno dei quali è stato l’agricoltura. Abbiamo<br />

iniziato un’operazione che è stata anche di tipo informativo, ma che non è stata sufficiente. Ad un certo<br />

momento, a metà degli anni 2000, in una logica “impropria” di ristrutturazione dell’azienda di mio padre,<br />

abbiamo fatto un’operazione che era quasi assurda in quegli anni. Ovvero, invece di ristrutturare l’area,<br />

la abbiamo ricostruita completamente. Perché? Perché ad un certo momento l’ecoistituto ha deciso di trovare<br />

un luogo dove agire, dove fermarsi, un luogo che fosse un punto fermo dove collocare ad esempio la biblioteca.<br />

Oggi abbiamo 15000 volumi; c’è un materiale che è unico in Italia, che va dall’agricoltura, all’ambiente,<br />

alla bio-architettura, alla sociologia (sempre in campo agricolo) e che ha libri in sette lingue. Poi però<br />

ci siamo chiesti: che cosa ci occorre come ecoistituto? Non era più sufficiente attivare incontri, convegni, raccogliere<br />

documentazione. Dovevamo sperimentare qualcosa che facesse vedere che la nostra idea era possibile.<br />

Noi siamo convinti del fatto che la cultura contadina sia, dal punto di vista pedagogico, straordinaria,<br />

ma sapete perché? Perché c’è una sequenzialità che è propria della formazione didattica, come, ad esempio,<br />

la preparazione del terreno. Cosa vuol dire preparare il terreno per noi umanologi? Cosa fa un contadino per<br />

poter seminare? Deve piantare. Il terreno è stato preparato, ben organizzato e poi si getta il seme; poi ad un<br />

certo momento non si vede più nulla, tutto tace, sembra che non esista nulla. Ma, come si suo dire: “Sotto la<br />

neve c’è il grano”. All’improvviso arriva la primavera e la levata. Inizia a spuntare una prima foglia, poi<br />

una seconda, c’è la crescita. C’è lo sconvolgimento. Poi inizia la fioritura; c’è l’impollinazione, la maturazione<br />

del seme che poi viene raccolto. Ora se siamo persone attente, una parte del seme viene utilizzata per<br />

mangiare, ma una parte viene conservata per essere riutilizzata; è in questa logica che viene concepito anche<br />

il nostro ruolo: vi siete preparati, avete avuto una formazione e adesso potete andare avanti. Noi abbiamo<br />

ritenuto che l’orto, in particolare, sia uno strumento straordinario dal punto di vista pedagogico, didattico,<br />

perché è un’occasione interessante per fare ricerca, progettazione, e lo si fa insieme ai bambini, l’organizzazione<br />

genera la socialità, cioè le forze di ognuno di noi messe insieme danno origine a un qualcosa;<br />

c’è un lavoro fatto insieme che è anche manuale. Questo vuol dire mettere in relazione la nostra mente con<br />

le nostre mani. Ormai siamo diventati quasi tutti disabili. Usiamo solo pollice e indice, ma il resto non lo usiamo<br />

più. Esistono gli orti terapeutici, perché abbiamo perso questo rapporto tra la nostra fisicità e la nostra<br />

mente. Noi abbiamo realizzato questa operazione, riteniamo che sia importante e ci stiamo rendendo conto<br />

che funziona perfettamente. Con un orto “didattico”, un orto di pace, che sottende un approccio non violen-<br />

198 RETELEADER

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