volume - Camera dei Deputati

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Matteo Bellina
le urgenze processuali di un imputato eccellente (il più eccellente).
Già in precedenza parte della dottrina aveva ravvisato nell’istituto omologo introdotto
dalla l. n. 140 del 2003 (c.d. Lodo Maccanico) la «sostanza normativa di un privilegio
personale» denunciandone il contrasto con il principio di eguaglianza; la stessa estensione
dell’ambito applicativo dalla legge ai Presidenti della Repubblica, delle Camere e
della Consulta, sarebbe servita, come una «cortina fumogena», a coprire la natura, altrimenti
smaccatamente ad personam, di una sospensione pensata «per far fronte a problemi
giudiziari – pendenti e futuri – del solo presidente del Consiglio» 6 .
Muovendo dai plurimi profili di illegittimità costituzionale che la legge in esame presenta
(in particolare modo con riferimento al principio di eguaglianza) è possibile far
emergere ulteriori piani di lettura della normativa stessa in una prospettiva politicocriminale.
Il piano normativo ‘cede’ al piano comunicativo; il legislatore (la c.d. ‘agenzia
penale’) smette di ‘regolare’, ed inizia a ‘dialogare’, rectius a comunicare unilateralemente
con gli altri ’attori’ del sistema penale 7 , recapitando un messaggio di onnipotenza,
destinato ai giudici in particolare, ma anche ai cittadini e all’opinione pubblica;
l’ennesima manifestazione di ’insofferenza’ per la giurisdizione, nel quadro di una ‘visione’
tutta personale della giustizia e della legalità in generale.
2. Che la normativa in esame presenti innumerevoli profili di attrito con la Costituzione
è il primo elemento da ‘mettere sulla bilancia’ 8 : artt. 3, 111, 112, 136, 138, limitandosi
ai soli profili valorizzati dalle ordinanze dei remittenti. Persino il suo iter di approvazione
non è andato esente da critiche: l’«anomala sollecitudine» 9 con la quale il
testo è stato licenziato ha fatto sorgere in molti il sospetto di una sostanziale elusione
delle procedura e delle garanzie previste dall’art. 72 Cost.
La bocciatura della primogenita l. n. 140 del 2003 da parte dalla Corte Costituzionale
sembrava non ammettere ‘esami di riparazione’ finalizzati al restyling della materia o
quantomeno sollecitava un ripensamento dell’intero impianto della normativa 10 : viceversa
il legislatore in sole tre settimane (un vero primato!) è riuscito a provvedere.
L’invito alla prudenza 11 , anche in questa occasione, non è stato colto; che il legislatore
negli ultimi tempi soffra di una sindrome ‘compulsiva’ rappresenta, d’altro canto, un
fatto notorio.
La disciplina che ne è emersa presenta alcuni profili di criticità, riconducibili al principio
di eguaglianza, che in questa sede meritano approfondimento particolare. Ci si riferisce
alla scelta di modellare l’istituto come un’immunità ‘extrafunzionale’, ed altresì
6 A. PUGIOTTO, Apparenza e sostanza normativa: i nodi costituzionali del “lodo Maccanico”, in
Scritti in memoria di Livio Paladin, vol. IV, Jovene, Napoli, 2004, 1846.
7 Su tale modello cfr. C.E. PALIERO, Consenso sociale e diritto penale, in Riv. it. dir. proc. pen.,
1992, 849 ss.
8 F. CORDERO, Aspettando la cometa, Bollati Boringhieri, Torino, 2008, 368, parla di «mostro in
termini costituzionali».
9 F. BELLAGAMBA, La sospensione dei processi nel quadro costituzionale delle immunità politiche. I
profili penalistici, in Dir. pen. proc., 2008, 1212 s.
10 C. MARTINELLI, Le immunità costituzionali nell’ordinamento italiano e nel diritto comparato,
Giuffrè, Milano, 2008, 195.
11 A. PUGIOTTO, Sull’immunità delle “alte cariche” una sentenza di “mezzi silenzi”, in Dir. e
giust., 2004, f. 5, 14; contra S. CURRERI, Prime riflessioni sulla sentenza 20 gennaio 2004, n. 24 della
Corte Costituzionale, in Forum Quad. cost.