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Isole di cultura.pdf - Centro Documentazione Luserna

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(XVII–XVIII secolo) della patata che i rimellesi coltivano ancora oggi in piccoli appezzamenti<br />

<strong>di</strong> terreno. Quanto altro era necessario all’alimentazione (mais per la polenta, sale,<br />

riso) doveva essere importato dalla pianura, da Varallo in primo luogo. Varallo che a<br />

quei tempi si raggiungeva con 6 ore <strong>di</strong> cammino per sentieri anche molto pericolosi e<br />

sotto l’incombente minaccia <strong>di</strong> valanghe nella stagione invernale e <strong>di</strong> alluvioni sempre.<br />

Le merci <strong>di</strong> scambio per la Rimella <strong>di</strong> allora erano “butirro, formaggio, cuoi, e vitelli piccoli<br />

nati da pochi giorni” come ci informa la relazione che nel 1828 il notaio Michele Cusa<br />

ha redatto per la Vice-Intendenza <strong>di</strong> Varallo. 193 In detta relazione risulta inoltre che “la<br />

lana si fila in paese e per la massima parte in panno grossolano detto mezzalana che serve<br />

a vestire molti in<strong>di</strong>vidui d’ambo i sessi del paese”. Interessanti anche le notizie sulla<br />

popolazione che “alla fine del 1817 era <strong>di</strong> anime n°1035. I maschi nati nel decennio compreso<br />

fra il 1° gennaio 1818 e tutto Xbre 1827: n°218; morti 118; eccedente: 100. Femmine<br />

nate in detto decennio: n°192; morte 142; eccedente: 50. Eccedente totale: 150; totale al<br />

termine del 1827: anime 1185”. Rileva inoltre il Cusa che un buon terzo degli uomini dai<br />

14 ai 50 anni emigra a Novara e Vercelli per esercitare le professioni <strong>di</strong> “oste, bottigliere,<br />

cuoco, cameriere e brentatore” mentre muratori e falegnami, “onde supplire alla mancanza<br />

<strong>di</strong> prodotti in<strong>di</strong>geni e pel mantenimento delle loro famiglie”, lavorano a Fobello e<br />

a Campello. Cusa attribuisce l’aumento della popolazione <strong>di</strong> Rimella in quel tempo al<br />

fatto che l’emigrazione era <strong>di</strong>retta verso luoghi vicini o relativamente vicini al paese. Sottolinea<br />

però anche due fatti che rafforzano l’idea <strong>di</strong> Rimella come comunità or<strong>di</strong>nata e<br />

solidale: il buon costume e l’economia <strong>di</strong> molti abitanti, l’indole pacifica specie dei giovani<br />

che sarebbero adatti, <strong>di</strong>ce, agli stu<strong>di</strong> se avessero i mezzi per applicarvisi, e il fatto<br />

che le persone d’ambo i sessi sanno quasi tutte leggere e scrivere. Una società quin<strong>di</strong> –<br />

se si eccettua “qualche piccolo furto <strong>di</strong> piante, <strong>di</strong> commestibili, o altri piccoli oggetti e<br />

qualche risse senz’armi, casi che in un decennio non superavano la ventina” – or<strong>di</strong>nata e<br />

solidale i cui abitanti, in particolare le donne, avevano una decisa inclinazione al lavoro.<br />

Alla voce arte e mestieri si ricordano in Rimella due sacerdoti, un <strong>di</strong>acono, un notaio, un<br />

pittore pensionato <strong>di</strong> S.M. a Roma e, passando agli artigiani, 30 muratori, 20 falegnami, 4<br />

sarti, 2 tessitori e 1 calzolaio senza contare le persone impegnate nei 4 mulini del cantone<br />

Grondo, due dei quali a 2 macine e tre a una sola. Un’economia <strong>di</strong> sussistenza che si trasmette<br />

pressoché immutata nel tempo oltre che per la tipologia dei territorio, in buona<br />

parte improduttivo, per le pessime con<strong>di</strong>zioni della viabilità dovute, come già detto, a<br />

valanghe e inondazioni, ma anche a frane e smottamenti. Nel 1837 un primo tratto del<br />

percorso che collegava Rimella a Varallo fu trasformato in sterrata utilizzabile anche per<br />

il transito dei cavalli, ma solo nel 1866 venne aperta al traffico la prima carrozzabile nel<br />

tratto Varallo-Baraccone, e verso la fine del secolo nel tratto Baraccone-Grondo, la prima<br />

frazione del paese che rimase capolinea del percorso per oltre mezzo secolo. Nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

secondo dopoguerra fu progettato e lentamente, ma molto lentamente, costruito il<br />

tratto tra Grondo e Chiesa, che fu raggiunta il 14 luglio 1869 per proseguire poi, <strong>di</strong>ramandosi,<br />

fino a toccare tutte le frazioni, eccetto S. Anna, <strong>di</strong>slocata nella parte alta del corso<br />

del Lanwasser. Oggi la strada c’è, ma la gente non c’è quasi più.<br />

193 A. Lovatto, Notizie statistiche concernenti la Comunità <strong>di</strong> Rimella 1828, in Remmalju 1999, pag. 8 e segg.<br />

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