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Isole di cultura.pdf - Centro Documentazione Luserna

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<strong>di</strong> Santa Gioconda, portata a braccia da Varallo in su arrivò al punto dove la strada si<br />

biforca verso Fobello e verso Rimella, i portatori che in quel momento erano forellini si<br />

avviarono verso il proprio paese. Ma l’urna a quel punto <strong>di</strong>venne così pesante che non fu<br />

possibile smuoverla oltre. Ri<strong>di</strong>venne trasportabile quando fu presa la <strong>di</strong>rezione verso Rimella.<br />

Ogni 25 anni è tra<strong>di</strong>zione che l’urna venga portata in processione fuori dalla chiesa<br />

parrocchiale verso le frazioni della comunità. Il rito si è rinnovato nel 2001. La notte<br />

del 12 agosto, accompagnata non solo da tutti gli abitanti in loco ma anche da un gran<br />

numero <strong>di</strong> emigrati rimellesi e <strong>di</strong> turisti (si è calcolato che fossero 700 persone), l’urna<br />

portata a braccia, a turno, da 6 rimellesi, ha percorso i due chilometri <strong>di</strong> strada che collegano<br />

la frazione Chiesa con la frazione <strong>di</strong> S. Gottardo dove è rimasta esposta alla venerazione<br />

dei fedeli prima <strong>di</strong> essere riportata la sera della domenica successiva nella Parrocchiale<br />

per la solenne messa cantata e il Te Deum <strong>di</strong> ringraziamento. È stata per<br />

Rimella un’esperienza estremamente toccante e suggestiva: la notte era limpida, il cielo<br />

trapunto da infinite luminosissime stelle, le frazioni <strong>di</strong> Prati, Sella, Villa Superiore nelle<br />

quali l’urna è sostata per le preghiere <strong>di</strong> rito sotto gli archi trionfali <strong>di</strong> fronde e fiori illuminate.<br />

Dopo le luci delle frazioni le candele accese portate dalle centinaia <strong>di</strong> persone in<br />

cammino <strong>di</strong>segnavano nella notte scura una scia luminosa fino a S. Gottardo, illuminata<br />

a sua volta e circondata dalla cerchia dei monti sui quali brillavano i falò accesi negli alpeggi.<br />

La partecipazione dei rimellesi alla festa della loro compatrona <strong>di</strong>ce quanto certe<br />

tra<strong>di</strong>zioni incidano ancora oggi nel cuore della gente per ringraziare la quale il parroco<br />

don Giuseppe Vanzan al termine delle funzioni ha usato la tra<strong>di</strong>zionale formula <strong>di</strong> ringraziamento:<br />

Vrattus Got vàr àllu dì, Ljebuschìle, vàr welz z maischta mànglut z’dìnu(n)tìre,<br />

under und tüschun vàrt, “Id<strong>di</strong>o ti renda merito per il dono che mi hai dato e il bene vada<br />

in suffragio <strong>di</strong> tutti i tuoi defunti, soprattutto per coloro che ne hanno più bisogno, moltiplicato<br />

per cento e mille volte”.<br />

Pochi cenni alle tra<strong>di</strong>zioni correlate al ciclo dell’anno come quella seguita per il carico e<br />

lo scarico degli alpeggi corrispondente, salvo spostamenti determinati da variazioni climatiche,<br />

rispettivamente al giorno <strong>di</strong> S. Giovanni (24 giugno) e a quello <strong>di</strong> S. Michele (29<br />

settembre). I rimellesi però erano soliti far coincidere l’inizio del ciclo agrario con il giorno<br />

<strong>di</strong> S. Marco, il 25 aprile, che si solennizzava con la celebrazione <strong>di</strong> un rito religioso<br />

nella cappella omonima che esiste tuttora ed è situata appena sopra la frazione Grondo.<br />

Consuetu<strong>di</strong>ni antichissime regolavano i comportamenti dei rimellesi con l’avanzare della<br />

stagione buona, tutti ritmati sulle esigenze poste dall’allevamento degli animali, dalle<br />

cure richieste dai prati per la fienagione e dalla lavorazione dei pochi terreni a<strong>di</strong>biti all’agricoltura<br />

possibile in quei luoghi. Chi doveva migrare era partito, chi rimaneva si apprestava<br />

a compiere tutto quanto richiesto per il trasferimento degli animali sull’alpe con<br />

preparativi che impegnavano la gente almeno due settimane prima <strong>di</strong> S. Giovanni. Particolarmente<br />

significativa la festa pastorale che si celebrava tra<strong>di</strong>zionalmente il giorno<br />

prima della ritorno dall’alpe. Era caratterizzata dall’accensione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> falò vicino agli<br />

alpeggi, da un clima <strong>di</strong> inusitata allegria, da canti, da balli, dalla consumazione <strong>di</strong> cibi<br />

<strong>di</strong>versi dal solito e dall’allegria dei bambini – allora numerosi negli alpeggi dove la vita,<br />

con le sue durezze, era per loro pane quoti<strong>di</strong>ano – che alimentavano i fuochi con rami<br />

secchi e cespi <strong>di</strong> rododendri e quant’altro era possibile trovare in quei luoghi.<br />

Non possiamo chiudere il sia pur breve <strong>di</strong>scorso sulle tra<strong>di</strong>zioni rimellesi senza citare<br />

quella del Carnevale le cui origini si perdono nella notte dei tempi ma che mantiene an-<br />

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