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Isole di cultura.pdf - Centro Documentazione Luserna

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“Alle sei mi accostai all’altare per celebrare la messa. Non appena ebbi fatto la genuflessione<br />

per poi salire sull’altare, avvenne una violentissima detonazione; la finestra del<br />

presbiterio tintinnò e i vetri in frantumi caddero ai miei pie<strong>di</strong>. Altre granate colpirono il<br />

paese.” 104<br />

[…]<br />

“c’erano due feriti: Katharina ved. Nicolussi Galeno con una ferita al femore causata da<br />

schegge <strong>di</strong> granata; con ferite particolarmente gravi all’addome Berta Nicolussi Zatta <strong>di</strong><br />

se<strong>di</strong>ci anni venne portata nella canonica e sdraiata sui gra<strong>di</strong>ni della scala. Le <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’assoluzione<br />

e l’estrema unzione; il 31 maggio morì a Trento.” 105<br />

[…]<br />

“La popolazione cadde in preda ad un indescrivibile e comprensibile terrore: pianti, urla,<br />

lamenti <strong>di</strong> bambini e donne. La gente raccolse velocemente la biancheria ed il vestiario<br />

che le capitava tra le mani, l’avvolse velocemente in un panno o lo mise nello zaino e si<br />

mise in fuga il più veloce possibile.” 106<br />

Sull’altopiano rimasero i 53 uomini – in prevalenza giovani (16–18 anni) ed anziani ancora<br />

vali<strong>di</strong> (50–60 anni) – della milizia territoriale, la Standschützen-Kompanie Lusérn<br />

guidata dal capitano Michele Pedrazza, ed alcuni operai addetti alla manutenzione delle<br />

fortezze. 107<br />

Come testimoniano le fonti orali, donne, anziani e bambini, lasciarono il paese a pie<strong>di</strong> o<br />

con mezzi <strong>di</strong> fortuna, incamminandosi lungo la camionabile per Monte Rovere. Giunti<br />

allo Spiazzo Alto <strong>di</strong> Monte Rovere, furono caricati i pochi bagagli sulla teleferica che i<br />

soldati avevano costruito per i rifornimenti dalla Valsugana, e scendendo per la mulattiera<br />

del Menador (Laas) arrivarono alla stazione ferroviaria <strong>di</strong> Caldonazzo. Con il treno<br />

andarono a Trento e <strong>di</strong> lì raggiunsero Innsbruck. Giunti nella città capoluogo, il sindaco<br />

Kostantin Nicolussi Anzolon si recò alla luogotenenza provinciale per ricevere <strong>di</strong>sposizioni<br />

sul luogo destinato all’inse<strong>di</strong>amento dei Luserni. Gli or<strong>di</strong>ni furono <strong>di</strong> proseguire fino<br />

ad Aussig, nella Boemia settentrionale. Il viaggio fu molto lungo, anche perché il treno<br />

su cui i profughi stavano viaggiando doveva dare la precedenza ai convogli dei<br />

militari <strong>di</strong>retti al fronte; solo dopo tre giorni <strong>di</strong> viaggio, stipati nei vagoni merci, i Luserni<br />

giunsero a destinazione.<br />

Stanchi e stremati, furono momentaneamente alloggiati in una grande sala messa loro a<br />

<strong>di</strong>sposizione dall’amministrazione locale. 108 In seguito vi fu uno smistamento della popolazione,<br />

che fu <strong>di</strong>stribuita nei paesi del <strong>di</strong>stretto.<br />

104 ibidem.<br />

105 Ibidem, pag. 49.<br />

106 Ibidem.<br />

107 Gli altri uomini abili alla guerra furono richiamati ancora l’1 agosto 1914 con lo scoppio della guerra<br />

nei Balcani. H. von Lichem, Per non <strong>di</strong>menticare. <strong>Luserna</strong> e gli Altipiani nella Prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Foto<br />

e documenti della collezione Lichem e del <strong>Centro</strong> <strong>Documentazione</strong> <strong>Luserna</strong>, München, Me<strong>di</strong>aDom, 1998.<br />

108 Elemento emerso dalle interviste a AC, AM, AO.<br />

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