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1-4 introduzione imago.qxd:cop marzo (d.s.) - Marina Militare ...

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124 IL PROGETTO DELLE UNITÀ NAVALI MAGGIORI<br />

collocazione dei sistemi dedicati a funzioni specifiche e che è stata dettata dalla<br />

necessità di concentrare su una determinata piattaforma un gran numero di apparati e,<br />

al contempo, di limitarne al massimo le dimensioni generali.<br />

Il disegno dei «Doria» presenta invece una linea decisamente innovativa, direttamente<br />

mutuata dalle esperienze francesi in materia di riduzione della superficie radar<br />

equivalente: il profilo sfuggente della sezione prodiera si amalgama con quello di un<br />

complesso di sovrastrutture formato da due blocchi sostanzialmente contigui grazie<br />

alla tuga centrale, dotata di schermatura sistemata in corrispondenza delle murate per<br />

non «rompere» la continuità delle linee. La differenza nella sistemazione dei sensori<br />

appare in tutta la sua evidenza perché sui «De la Penne» quelli principali sono distribuiti<br />

fra due alberi (con numerose mensole e sbalzi), la struttura sul cielo della plancia<br />

e i due sostegni per i radar guidamissili nella zona poppiera: viceversa, sui «Doria»<br />

tutto è raggruppato nel massiccio torrione prodiero che sostiene il radar multifunzionale,<br />

in quello poppiero e parimenti massiccio per il sensore tridimensionale di sorveglianza<br />

a lungo raggio e nel lungo e meno massiccio albero centrale. Sotto questo<br />

profilo, va notato che i «Doria» risentono ancora della non completa maturazione<br />

verso il concetto di integrazione totale dei sensori elettronici in una o due strutture<br />

uniche, e ciò per la presenza di alcuni sistemi di sorveglianza, comunicazione, guerra<br />

elettronica e direzione del tiro posizionati su strutture dedicate sporgenti dai torrioni<br />

massicci e perciò individuabili quali elementi di «rottura» nella pulizia delle linee.<br />

Come più volte ricordato, sopravvivenza, protezione e standard differenti per la<br />

configurazione dei locali spazi interni sono tutti elementi che incidono sulle dimensioni<br />

fra le due classi: si passa dai 148 m di lunghezza fuori tutto dei «De la Penne» a un<br />

valore che sui «Doria» è pari a 151 m, e con una larghezza massima che passa dai<br />

16,1 m dei primi ai 20,3 m dei secondi. Di conseguenza, i «Doria» sono caratterizzati<br />

da una snellezza inferiore a quella dei «De la Penne», una caratteristica accentuata<br />

anche dalla differenza nel dislocamento a pieno carico, pari a circa 7.020 t sui primi e<br />

a circa 5.400 t sui secondi: questo aspetto ha inoltre un’influenza sulle doti di velocità,<br />

perché all’incremento dimensionale dei «Doria» si associa una potenza massima<br />

installata pari a 51.000 KW, che sui «De la Penne» è invece pari a 49.700 KW. La<br />

conseguenza è una differenza nella velocità massima di 2,5 n a vantaggio dei «De la<br />

Penne» (29 n contro 31,5 n) e un’autonomia sostanzialmente identica (7.000 mg a 18<br />

n), ricordando peraltro che una velocità massima elevata — intesa come superiore ai<br />

30 n — non è mai stato un requisito dei «Doria».<br />

In materia di equipaggio, il passaggio dai «De la Penne» ai «Doria» rispecchia pienamente<br />

le tendenze in atto nel progetto navale militare e in piena sinergia con l’<strong>introduzione</strong><br />

di tecnologie innovative e standard abitativi: ma l’aspetto più rilevante risiede<br />

nell’inversione della tendenza all’affollamento caratteristica delle principali unità<br />

navali italiane, perché si passa dai 400 effettivi dei «De la Penne» ai «soli» 235 dei<br />

«Doria», con un quasi dimezzamento nella consistenza del personale imbarcato (che<br />

adesso comprende anche quello femminile) che la dice lunga su quali siano stati i criteri<br />

e le scelte adottate in questo particolare e importante settore del progetto navale<br />

militare. Per quanto riguarda il sistema di combattimento, si è ovviamente avuto un<br />

Dicembre 2010

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