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1-4 introduzione imago.qxd:cop marzo (d.s.) - Marina Militare ...

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IL PROGETTO DELLE UNITÀ NAVALI MAGGIORI<br />

sicurezza e riarmo delle macchine imbarcate. Anche in questo caso, la tendenza consolidata<br />

riguarda l’hangar fisso, attrezzato per il ricovero e la manutenzione di due<br />

macchine polivalenti di dimensioni crescenti nel tempo e con un impatto sul progetto<br />

riguardante dunque soprattutto pesi e volumi e la segnatura radar equivalente: a titolo<br />

di esempio, l’imbarco di due elicotteri tipo «NH-90» richiede una lunghezza complessiva<br />

fra ponte di volo e hangar di circa 45 m e una corrispondente larghezza di circa<br />

20 m, incluso un margine sufficiente, un requisito che ha a sua volta un impatto sulla<br />

lunghezza totale della nave e quindi sul dislocamento, mentre in termini di peso, la<br />

tendenza è quella di dimensionare il ponte di volo per consentire appontaggio e decollo<br />

di macchine più prestanti e necessariamente più grandi e pesanti.<br />

Nell’ultimo decennio, un ulteriore requisito di sicurezza ha portato all’<strong>introduzione</strong><br />

di sistemi per l’aggancio automatico e per il successivo trasferimento dell’elicottero<br />

all’interno dell’hangar, un’esigenza dettata soprattutto dall’operatività della macchina<br />

anche in condizioni meteo poco favorevoli e senza assistenza di personale. Tutto ciò<br />

implica la presenza di congegni e meccanismi che necessitano di spazio al disotto del<br />

ponte di volo: spesso esiste un concomitante requisito di spazio per poter alloggiare,<br />

nella medesima zona, anche il meccanismo di messa a mare e recupero di un sonar a<br />

profondità variabile o di un sensore lineare rimorchiato, con l’evidente necessità di<br />

aumentare opportunamente l’altezza dell’interponte sottostante il ponte di volo.<br />

Un requisito emergente per le unità maggiori di superficie riguarda inoltre l’uso di<br />

UAVs, necessari per ampliare maggiormente lo spettro d’impiego delle moderne navi<br />

da guerra. In questo caso, la scelta del mezzo rimane ancora legata alle sue caratteristiche<br />

di decollo e appontaggio, con una tendenza favorevole a UAVs a decollo e<br />

appontaggio verticale — per esempio il «Fire Scout» già previsto a bordo delle<br />

«Littoral Combat Ship» statunitensi — che, avendo dimensioni relativamente contenute,<br />

possono sicuramente sfruttare le medesime sistemazioni previste per uno o due<br />

elicotteri. Negli ultimi tempi, sono tuttavia state avviate diverse campagne di prova<br />

per poter imbarcare UAV tradizionali e di dimensioni contenute anche a bordo di<br />

unità combattenti di superficie: le esperienze finora maturate riguardano soprattutto<br />

l’UAV tattico «Scan Eagle» lanciabile da una catapulta pneumatica e recuperabile<br />

attraverso un sistema a gancio, peraltro entrambi installabili e operabili nell’ambito<br />

degli spazi già riservati alle sistemazioni elicotteristiche già presenti e previsti sulle<br />

future unità combattenti di superficie.<br />

Oltre all’impiego degli elicotteri e agli UAVs, il progetto delle moderne unità navali<br />

militari deve tener conto di un requisito generale che riguarda lo sfruttamento di<br />

altri tipi di mezzi di superficie e subacquei (quali imbarcazioni veloci, per lo più gommoni<br />

a chiglia rigida, UUVs e USVs) e necessari ad ampliarne ulteriormente il raggio<br />

d’azione e la gamma delle funzioni da svolgere. Da questo requisito scaturisce l’esigenza<br />

progettuale di adeguate interfacce fra la piattaforma e l’ambiente esterno che<br />

rappresentano spesso un elemento di criticità tecnica, perché sono necessari portelloni<br />

e bracci estensibili per la messa a mare e il recupero di questi mezzi anche in condizioni<br />

atmosferiche non agevoli: in sostanza, si tratta quindi di un complesso di recessi,<br />

strutture e meccanismi posizionati nello specchio di poppa e/o nelle sovrastrutture,<br />

Supplemento alla Rivista Marittima<br />

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