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1-4 introduzione imago.qxd:cop marzo (d.s.) - Marina Militare ...

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34 IL PROGETTO DELLE UNITÀ NAVALI MAGGIORI<br />

Nel caso delle LCS, il requisito vincolante per i progettisti è stata un’elevata<br />

velocità continuativa — oltre 40 n e per 1.500 mg —, raggiungibile grazie anche<br />

alla disponibilità di un sistema propulsivo con un’elevata densità di potenza.<br />

Essendo concepita come piattaforma vettrice di moduli intercambiabili basati anche<br />

su assetti UXV, le LCS hanno bisogno di grandi volumi interni, un aspetto peraltro<br />

favorito dalla disponibilità di turbine a gas potenti e poco ingombranti che, assieme<br />

ai motori diesel, azionano idrogetti necessari per accedere a zone costiere e litoranee<br />

caratterizzate da fondali relativamente bassi. Il ricorso alla carena semiplanante<br />

per uno dei due prototipi permette di ottenere una larghezza massima superiore a<br />

quella ottenibile con un monoscafo tradizionale, esigenza questa a sua volta dettata<br />

dal volume richiesto dalla missioni bay e vantaggiosa in termini di stabilità: questa<br />

dote può essere particolarmente importante per la presenza del portellone poppiero<br />

e del piccolo bacino allagabile, facilmente soggetto agli effetti negativi degli specchi<br />

liquidi. L’associazione fra la carena semiplanante e un sistema propulsivo formato<br />

da due turbine a gas da 49 MW di potenza totale e due motori diesel per 8,7<br />

MW permette, a una piattaforma di circa 2.600 t di dislocamento e lunga 127 m, di<br />

sviluppare una velocità massima (45 n) che, nel caso di carenza convenzionale di<br />

lunghezza adeguata di pari dislocamento, avrebbe richiesto una potenza di circa 92<br />

MW.<br />

Il secondo prototipo della LCS ha invece uno scafo a trimarano lungo 115 m,<br />

proposto in accordo al concetto che, come in uno scafo convenzionale, la forma di<br />

carena che offre la minore resistenza è relativamente snella (11): ma essendo una<br />

siffatta configurazione svantaggiata in termini di stabilità, l’aggiunta di scafi laterali<br />

contribuisce a risolvere il problema. Un attento posizionamento degli scafi laterali<br />

consente inoltre di diminuire la resistenza d’onda dello scafo centrale, riducendo<br />

quindi i requisiti di potenza per una data velocità. Tuttavia, la snellezza dello scafo<br />

centrale ne diminuisce i volumi interni, ma quelli disponibili sui ponti superiori grazie<br />

alla considerevole larghezza massima ottenuta (30,4 m contro i 13 del primo<br />

prototipo) collegando lo scafo centrale con quelli laterali compensa parzialmente lo<br />

svantaggio. La soluzione trimarano si è dimostrata attraente sia per l’elevata velocità<br />

sia per l’elevata superficie ricavabile per il ponte di volo per una piattaforma di<br />

dislocamento relativamente limitato (2.675 t) e anche in questo caso il sistema propulsivo,<br />

simile al precedente, è caratterizzato da un’elevata densità di potenza: nei<br />

volumi della zona poppiera sono ricavati gli spazi chiusi e protetti per i moduli funzionali,<br />

mentre lo spazio a poppa fra gli scafi laterali rappresenta una zona relativamente<br />

poco turbolenta per il lancio e il recupero degli UXV e di altri mezzi pilotati.<br />

Le tre forme di scafo descritte sono tutte relative a progetti statunitensi e potrebbero<br />

— almeno quelle adottate per i prototipi LCS — tendenzialmente ispirare altre<br />

Marine. Al giorno d’oggi, la maggior parte dei nuovi progetti di unità maggiori<br />

combattenti presenta caratteristiche di stealthness ma scafi convenzionali e senza<br />

alcuna delle soluzioni introdotte sul progetto «Zumwalt», e nessuna <strong>Marina</strong> sta sperimentando<br />

scafi molto veloci come quelli delle LCS. Se la velocità sarà un requisito<br />

primario e vincolante, forme di scafo con un minimo di sostentamento dinamico<br />

Dicembre 2010

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