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1-4 introduzione imago.qxd:cop marzo (d.s.) - Marina Militare ...

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IL PROGETTO DELLE UNITÀ NAVALI MAGGIORI<br />

superficie) e la successiva analisi della migliore configurazione in materia di forme e<br />

disegno dello scafo e delle sovrastrutture, scelta dei materiali e del sistema propulsivo:<br />

è chiaro che si tratta di aspetti fra loro correlati e da analizzare in parallelo, attraverso<br />

un processo di successive iterazioni che alla fine porterà a scelte frutto di compromesso<br />

fra le varie esigenze operative e tecniche. In questo Capitolo sono state più<br />

volte citate le classi di moderne unità navali maggiori che hanno beneficiato di una o<br />

più innovazioni tecnologiche nei settori della sopravvivenza e della stealthness, ma le<br />

limitazioni intrinseche derivanti dalle dimensioni della piattaforma e delle funzioni<br />

che queste unità sono e saranno chiamate a svolgere, porta a evidenziare che fino a<br />

questo momento l’unica applicazione concreta dell’approccio olistico si riscontra<br />

sulle corvette svedesi classe «Visby». In questo caso, l’approccio è forse stato facilità<br />

dalle dimensioni delle unità (73 m di lunghezza, 650 t di dislocamento), che le pone<br />

ben al disotto della soglia minima dimensionale considerata per questo studio, ma<br />

secondo le intenzioni dei progettisti svedesi, le «Visby» rappresentano il punto di partenza<br />

e il modello di riferimento per applicare il medesimo approccio per le successive<br />

evoluzioni della specie, cioè nel disegno di piattaforme che si dovrebbero evolversi<br />

fino a 104 m di lunghezza e 2.200 t di dislocamento. Esistono peraltro alcune idee e<br />

ipotesi progettuali per qualcosa di più grosso, fermo restando che il complesso dei<br />

benefici derivanti da quest’approccio rimane sintetizzabile nel miglioramento delle<br />

doti di sopravvivenza complessiva, delle capacità operative multifunzionali globali e<br />

delle prestazioni dei propri sensori e sistemi.<br />

NOTE<br />

(1) I danni dovuti a un colpo a bordo possono essere di due tipi: danni primari (provocati dalla penetrazione<br />

e dall’esplosione della testata bellica, dalle schegge, dall’onda di calore, ecc.) e danni secondari<br />

(che si sviluppano di conseguenza ai primi e includono la diffusione di incendi, allagamento, fumo, ecc.).<br />

In generale, i danni primari si manifestano in decimillesimi di secondo, mentre quelli secondari si sviluppano<br />

in tempi molto più lunghi.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima<br />

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