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ILLUSTRATE W - The University of Chicago Library

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124 LA CAMERA DEGLI ORRORI<br />

— Vado ad incontrare Febea — annunziò, movendo per uscire, mentre P occhio<br />

dell'infermo, a cui Giovanni tentava dare un po'di ristoro con goccie di brodo, la seguiva,<br />

improvvisamente ravvivato.<br />

Giunta nel pianerottolo della lunga scala a dieci branche, gettò senza nemmanco<br />

pensarsi gli occhi fuor del balcone, e vide Febea, la quale si congedava dai giovani<br />

che P aveano seguita, e non finiva dalle strette di mano, dalle smorfie, dai chiacchiericci.<br />

— Siete pur qua . . . vostro padre ci fa dannare . . . dove girate ? . . . venite una<br />

volta ! . . Ei pare all' agonia ! — esclamò P aja dal balcone.<br />

— Oh . . . gridò Febea, con un' ira che le scoppiava dagli occhi, dalla voce,<br />

ma che ella conteneva il più che potesse, per non parere ordinaria e di cattivo<br />

genere agli eleganti, che certo ne Pavrebbero schernita. — Vengo, vengo ! cosa sarà ?<br />

fareste perder la pazienza ai santi, non che a me che non ho pretese d' esser santa —<br />

e in così dire si cominciava a levare un guanto e cercava nascondere sotto gesti gra­<br />

ziosi, il furore interno. I giovinotti le risposero una scipita facezia, che volea essere una<br />

galanteria, poi guardandola beffardi, girarono il canto ed entrarono da un pr<strong>of</strong>umiere.<br />

Febea in vece entrò nel portone della casa dove abitava.

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