148 LA CAMERA D-EGL1 ORRORI — Guai ! . . gii è morto . . . fosse non solo quel bel scimmiottino che vi piaceva, ma foss' anco un re ! — esclamò Lorenzo con un riso da far paura. — Signore — vi ringrazio ! — mormorò ella — non passerò più una notte come quella che ho passata. Oh! vi prego, tenetemi schiava, bastonatemi, se manco in nulla, non lasciate sfuggir parola, atto di cui non siate persuaso. Sono un cattivo temperamento, una testa spavalda, ma sento che ben diretta, posso far bene... perciò non usate nessuna misericordia, nessuna misericordia ... e non mi lagnerò mai !.. mai... — e qui alzava al cielo gii occhi bellissimi, il fuoco dei quali temprava un velo di lagrime — Giurate? — Giuro sulla mia anima d' esservi protettore e custode fin quando avrò vita. — E si diedero la mano, dopo di che andarono al letto di Maurizio, che fu informato del come il suo più caldo voto era ormai esaudito : vivesse, morisse, P avvenire di sua figlia non sarebbe più esposto alle terribili vicissitudini di prima, e le memorie dei dolori patiti, benché acerbe, attenuava una ben fondata speranza di calma. Gennajo 1867.
0 beato colui, che si ricrea LA CAMERA DEGLI ORRORI 149 CONCLUSIONE. Col fiasco paesano e col galletto. Senza debiti andrà nel cataletto Senza livrea. GIUSTI. Care fanciulle, « gioja vereconda delle materne case » voi forse immaginate che le tinte di questo quadro siano a bello studio esagerate, e che vi si <strong>of</strong>fra un tipo im possibile. Tanto, grazie al cielo, è lontano dai vostri intimi pensieri, e dalle oneste consuetudini delle vostre vite. Non vi diremo fin quanto le cose esposte siano vicine o lontane dal vero. Amiamo meglio esser accusati di stravagante fantasia, che persuadervi, che in vece di ac crescere gii orrori, essi furono da noi scemati, perchè ci par misero assai il vanto degli autori, che a sfoggio di scienza fisiologica, mettono a nudo le piaghe più di quello che occorre a curarle. Desiderate fórse anche sapere se Maurizio è morto, se la Febea si è sposata a Lo renzo, se la tirò dritto ecc. ecc. Non vi diremo niente, lasciandovi in tutta libertà di sperar bene. Una novella da finire è cosa meno arrischiata d'una commedia senza scioglimento, a cui siete avvezze, per poco che andiate a teatro. Così vi si lascia libere di suppore Febea diventata più bella di prima una santarella, un fior di virtù : una buona madre di famiglia, Lorenzo un felice marito, Maurizio, vecchio in mezzo ai suoi nipoti, bei marmocchi tutti fiorenti e con un par d'occhi scintillanti e birboni come quelli della madre. Che sia insomma da tanti spini venuta fuori una rosa. Per ora basta, con una dimostrazione, tolta ahimè dal vero, ammonire figliuole e famiglie: proclamare alto il bisogno dell'obbedienza nei primi, del senno nei secondi. Dell'obbedienza ai figli in qualunque caso senza tanti sindacati; esercitarsi in perpetua ginnastica dell' anima, come ce lo apprende la nostra Fede, che così maravi gliosamente prepara ciascuno a percorrere con dignità e fermezza la via del dovere. Del senno ai padri, che devono ispirare il rispetto colle loro opere ancora più che colle parole. Pensino che la società civile, come si va sviluppando e moltiplicando con innumerevoli bisogni ed esigenze, rende più difficile il matrimonio alle ragazze, la vita ai maschi. Tolti i conventi, tolti i privilegi feudali, sminuzzate le proprietà cosa daranno alle une, agii altri, se non ci hanno dato severe abitudini di lavoro, qualunque sia, pur che supplisca, pur che occupi l'anima e mantenga il corpo; se non gli hanno iniziati con lo studio, con la sobrietà, colla perseveranza nel bene ? Raccomandiamo dunque ai genitori eli tirar su figli moralmente robusti, di crea re famiglie come le domanda questa nostra cara Italia appena messa, direbbe Giusti, in gambale. Non badino all' esempio che ci viene dal così detto bel mondo, e n' è la parte più frivola, tutta cerimonie e ipocrisia; a quella società inverniciata, aristocrazia spuria che della antica e della vera non ha le virtù ma i difetti : bastarda, senza ori-
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