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ILLUSTRATE W - The University of Chicago Library

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132 LA CAMERA DEGLI ORRORI<br />

stessa ambizione, è la voce di natura che mi chiama, e perdia nessuno potrà trattenermi<br />

!<br />

Così detto s' avviò un' altra volta.<br />

Nessuno può immaginarsi P effetto della parlata sul misero giacente, e nessuno<br />

può dipingere come la strana eloquenza di quella crudelissima cambiasse a lei medesima<br />

il viso ; animasse di luce fosca il raggio scintillante del suo bell'occhio, la rendesse<br />

volgare, veramente ordinaria, e giungesse a disabbellir quasi la sua rara avvenenza.<br />

Ci fu un istante di calma, durante il quale Giovanni, cucinando alcune barbabietole<br />

ad un fornello di terra ( motivo pel quale si dovea tenere spalancato il balcone )<br />

Giovanni, dico, iva mormorando parole di disapprovazione, sentenze relative al suo<br />

tema favorito sui cagnolini. Di più barbottò qualche minaccia ... si sentiva un prudore<br />

alle mani : per fare diversione porse una tarma al merlo, dicendogli :<br />

— Tu se' il solo felice in questa camera, — ciò die a Febea il destro di riprendere<br />

i suoi brutti discorsi.<br />

Il vecchio infermo si voltò a Giovanni.<br />

— La senti? — disse — la senti? . .<br />

— La sento ... sì la sento. — b<strong>of</strong>onchiò il servo — Allora Maurizio continuò<br />

parlando alla figlia :<br />

— Hai ragione... hai ragione ... tu non la vuo' mica sentire: è Dio che mi castiga<br />

per mezzo tuo ... ma non me P immaginavo codesta ... tanto pensare .. . tanto<br />

disfarmi per quella scellerata, assassina ... — a cui ella ostentando un tuono leggero :<br />

— Potevi trattenerti da tanti amori, non se ne sa proprio che fare noi giovani :<br />

meglio un po' di libertà : gli è come legare un vivo ad un morto : tu vai per la tua<br />

strada : rosario e chiesa, io per la mia, eh' è di svagarmi e piacere.<br />

— La vuol finire? . . — mormorò Giovanni: — a momenti le getto la pentola<br />

sulla testa.<br />

— Ho fallato — riprese il padre, con voce che esprimeva un' angoscia che poco<br />

più è morte — ho fallato — e qui alzava gli occhi pr<strong>of</strong>ondi, cavernosi al cielo. —<br />

P espiazione è troppo grande, mio Dio . . . per essere stato debole . . . solo per questo,<br />

è troppo grande.<br />

— Si calmi, signor padrone.<br />

— Giovanni, costei è la mia morte . . . pazienza ... ma morir disperato ... no,<br />

non si sopravvive... non ci si regge a dolori di questa sorte — e mormorando, bagnava<br />

di lagrime ardenti il povero lenzuolo.<br />

Un altro intervallo di silenzio successe, in mezzo a cui si sentiva P ansia dell' infermo,<br />

il susurro delle barbabietole, che allora allora aveano spiccato il bollore; in un<br />

canto il merlo, allegro dopo la tarma, salticchiava nell'ampia gabbia. Ecco la trilogia.<br />

— Ho fallato — incominciò tremante — ma tocca a lei castigarmi? . — senti,<br />

Giovanni, — proseguì febbrilmente, ma la lentezza, il girar d' occhi espressivo lo dinotavano<br />

presentissimo a sé stesso — n'ho passate nella mia vita, . . . quand' ero sul<br />

ponte ... A Malghera, ne'giorni in cui la bombardavano i Tedeschi, e mi son visto<br />

la morte vicina... vicina ... te lo giuro un momento simile a questo non P ho provato<br />

... no ! . . mai. . . mai. . .<br />

Di fatto era vero ; i dolori di quell' infelice eran tali, che lo forzavano a maledire

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