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A più voci - Magellano

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giormente in questioni ambientali, altri in progetti urbanistici, altri<br />

ancora in politiche sociali.<br />

Ma il punto centrale è un altro: essi devono possedere competenze<br />

nella gestione delle interazioni. Devono ovviamente conoscere diverse<br />

tecniche (anche per poter consigliare l’amministrazione su quella o<br />

quelle che ritengono <strong>più</strong> appropriate). Ma devono soprattutto aver<br />

sviluppato un atteggiamento giusto nell’ascolto (attivo) delle persone.<br />

A ben guardare il facilitatore non è semplicemente – come si<br />

afferma di solito – un’entità neutrale o equidistante dalle parti. La<br />

sua virtù non risiede nella distanza che riesce a frapporre rispetto<br />

agli interessi di ciascuno, ma piuttosto nella capacità di essere<br />

ugualmente vicino a tutti. Come ha mostrato lo studioso americano<br />

John Forester 1 il mediatore è un amico (in senso aristotelico) delle<br />

parti in causa: si prende a cuore i loro problemi, le aiuta a vedere i<br />

possibili vantaggi di una certa soluzione o le trappole in cui potrebbero<br />

cadere. L’imparzialità del facilitatore è infatti cosa assai diversa<br />

(e per certi versi opposta) da quella del giudice, del tecnico o del<br />

burocrate. È informale invece che formale, è calda invece che fredda,<br />

è vicina invece che lontana. È soprattutto questo spirito che il facilitatore<br />

deve essere in grado di possedere.<br />

Come si formano?<br />

Attualmente in Italia i facilitatori si formano sul campo (magari<br />

dopo aver partecipato, all’estero, a qualche master o a qualche processo<br />

partecipativo). Il loro retroterra disciplinare è molto vario:<br />

possiamo trovare in egual misura persone che hanno alle spalle una<br />

formazione in sociologia, psicologia, antropologia, urbanistica,<br />

architettura o scienze politiche. Spesso giungono a questo tipo di<br />

specializzazione, dopo essersi occupati di questioni ambientali (per<br />

esempio nell’associazionismo), urbanistiche (per esempio in studi di<br />

progettazione urbana), sociali (per esempio in cooperative sociali o<br />

nel volontariato) o di sviluppo locale e aver constatato che la risoluzione<br />

di questioni complesse, nei diversi settori, richiede qualche<br />

forma di coinvolgimento e di partecipazione.<br />

Non esistono ancora corsi di laurea o master espressamente finalizzati<br />

a formare questo tipo di professione. Ma esistono numerosi<br />

percorsi formativi in cui si offrono corsi in gestione dei conflitti,<br />

mediazione, tecniche di partecipazione, ecc. Nella scheda 2 indichiamo<br />

alcune esperienze formative che in Italia si propongono di formare,<br />

almeno in parte, figure professionali di questo genere.<br />

1. J. Forester, The<br />

Deliberative Practitioner:<br />

Encouraging Participatory<br />

Planning Processes,<br />

Cambridge Mass., MIT<br />

Press, 1999.<br />

CHI. PROMOTORI, REGISTI, FACILITATORI 125

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