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A più voci - Magellano

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È stata dunque avviata un’operazione di ascolto, attraverso interviste individuali, dei partecipanti al Tavolo con lo<br />

scopo di costruire una mappa del rischio a partire dal sapere dell’esperienza di ciascuno dei soggetti.<br />

Le interviste, aperte e non strutturate, si sono svolte sempre presso la sede operativa degli interlocutori, per una<br />

conoscenza <strong>più</strong> diretta del contesto in cui essi svolgono la propria attività.L’équipe del Progetto Sicurezza ha svolto<br />

un ruolo di ascolto e di accompagnamento dell’interlocutore che riferiva il proprio sapere, la propria esperienza<br />

operativa, perché lo traducesse in una dimensione spaziale, per territorializzare le proprie indicazioni, trasferendole<br />

a specifiche porzioni di territorio (una mappa della città è sempre stata a disposizione per poter individuare<br />

in modo diretto le aree della città interessate).<br />

Per alcuni degli interlocutori, in particolare, l’intervista è stata un’occasione per riorganizzare in modo sistematico<br />

i propri elementi di conoscenza secondo un’articolazione trasversale centrata sulla distribuzione territoriale<br />

piuttosto che sulla natura dei fenomeni osservati.<br />

“Se partiamo dal territorio è <strong>più</strong> facile”: è questa l’osservazione di uno degli interlocutori del Tavolo, che ben illustra<br />

come la costruzione dei problemi a partire dalla descrizione e dal confronto su specifiche porzioni di territorio<br />

possa facilitare la comunicazione, lo scambio e l’interazione tra soggetti altrimenti impegnati su fronti, ruoli e<br />

competenze assai diverse.<br />

A partire dai resoconti delle interviste e dalle relazioni prodotte dagli interlocutori, si è proceduto ad elaborare,<br />

otto mappe della città in cui sono evidenziati fenomeni e porzioni di territorio a maggiore rischio, sulla base dei<br />

criteri indicati da ogni partecipante.<br />

Testimonianza di Alessandra De Cugis, Comune di Milano<br />

26 A PIÙ VOCI<br />

La co-produzione di politiche pubbliche<br />

Sempre <strong>più</strong> frequentemente si affacciano sulla scena politiche pubbliche<br />

che non possono essere messe in atto senza un’attiva partecipazione<br />

dei destinatari o di altri soggetti. Per raggiungere il loro obiettivo<br />

occorre che i diretti interessanti facciano qualcosa, mettano in atto<br />

comportamenti cooperativi, contribuiscano attivamente alla soluzione<br />

dei problemi. In altre parole, queste politiche devono essere coprodotte.<br />

Una netta separazione tra i decisori e i destinatari rischia di<br />

essere del tutto inefficace quando si tratti, per esempio, di programmare<br />

azioni per lo sviluppo sostenibile o per il riciclaggio dei rifiuti, o<br />

di elaborare il piano strategico di una città o un progetto di sviluppo<br />

locale. In questi casi la ricerca del consenso non ha tanto lo scopo di<br />

anticipare i possibili conflitti, quanto di coinvolgere attivamente gli<br />

interessati nell’attuazione di un programma. Senza un consenso convinto,<br />

verranno meno le azioni di co-produzione e le misure adottate<br />

rischieranno di non avere alcun seguito.<br />

I progetti integrati<br />

Una sottospecie del caso precedente è costituita dai progetti integrati.<br />

Esistono infatti problemi particolarmente complessi che non possono<br />

essere aggrediti se non affrontandoli contemporaneamente da diversi<br />

punti di vista. È quello che succede per esempio nelle nuove politiche<br />

urbane, come i Pru, i Prusst, i contratti di quartiere, i progetti europei<br />

Urban. Si è capito infatti che non è possibile affrontare il problema del

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