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A più voci - Magellano

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sono organizzati e non possono far sentire la loro voce: per esempio<br />

gli anziani, i giovani, gli abitanti di un quartiere degradato, ecc. Se ci<br />

affidiamo soltanto agli interessi già organizzati (per esempio le categorie<br />

produttive, i lavoratori dipendenti, ecc.) rischiamo di tagliare<br />

fuori dal processo proprio coloro che avrebbero maggior bisogno di<br />

essere inclusi.<br />

Le attività di inchiesta-ascolto hanno proprio lo scopo di far<br />

emergere questi problemi, di capire dove c’è un buco sul piano dell’aggregazione<br />

e come si potrebbe colmarlo. Dobbiamo tener conto<br />

che le aggregazioni dei cittadini non sono statiche. Si evolvono con il<br />

tempo e spesso proprio in conseguenza dei processi che noi inneschiamo.<br />

Il lavoro di inchiesta-ascolto ha anche la funzione di far<br />

emergere i nuovi interlocutori, di cui abbiamo assolutamente bisogno.<br />

Non può limitarsi a fotografare la situazione così com’è,deve<br />

proporsi di modificarla, almeno in parte. D’altra parte gli amministratori<br />

sanno che gli interventi nei quartieri hanno sempre questo<br />

effetto: mobilitano nuove energie, scombinano i giochi preesistenti.<br />

Qualche volta dobbiamo essere molto interventisti, altrimenti non<br />

succede niente e rischiamo di rimanere con un pugno di mosche in<br />

mano (vedi scheda 4).<br />

Scheda 4 Creare allarme per individuare gli interlocutori<br />

PROVINCIA DI TORINO. PROGETTO NON RIFIUTARTI DI SCEGLIERE.<br />

Nel 2000 la Provincia di Torino decise di scegliere due siti, uno per una discarica e uno per un inceneritore, coinvolgendo<br />

le relative comunità. Gli uffici avevano individuato, sulla base di criteri tecnici, 21 siti per la discarica e<br />

17 per l’inceneritore che ricadevano nel territorio di 18 comuni. A quel punto dovevamo individuare chi poteva<br />

rappresentare le rispettive comunità. La nostra idea fu quella di scegliere, per ogni comunità, un rappresentante<br />

del comune e un rappresentante dei cittadini. Ma come scegliere questi ultimi?<br />

Noi pensammo che la cosa migliore fosse quella di svolgere una campagna capillare di informazione in tutte le<br />

aree coinvolte, con lo scopo di allarmare la popolazione e di provocare reazioni. All’inizio gli amministratori pubblici<br />

si dimostrarono molto perplessi su questa iniziativa: non sarebbe stato pericoloso “destare il can che dorme”?<br />

Poi alla fine si convinsero e i risultati furono molto interessanti, anche se difformi. Durante i quattro mesi della<br />

campagna, in alcune zone si tennero assemblee molto affollate e combattive. In altre, vari comitati e associazioni<br />

preesistenti unirono le forze per far fronte al pericolo comune. In altre ancora, nacquero comitati che prima non<br />

esistevano.<br />

Alla fine fummo in grado di individuare i possibili interlocutori con cui passare alla fase successiva, ossia al processo<br />

di selezione dei siti. Questa operazione abbastanza facile: in alcune aree, nel corso della campagna, era<br />

emersa una leadership indiscussa della protesta; in altre fu necessario convincere diversi comitati per esprimere<br />

un rappresentante comune.<br />

La commissione che si costituì ebbe una composizione sufficientemente ampia da riuscire a rappresentare le esigenze<br />

e gli interessi di (quasi) tutti i territori coinvolti.<br />

Testimonianza di Luigi Bobbio<br />

http://www.provincia.torino.it/ambiente-provto/nrds/index.htm<br />

CON CHI. COME INDIVIDUARE I PARTECIPANTI 49

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