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A più voci - Magellano

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lasciata una brochure illustrativa e un sacchetto di compost per mostrare ai cittadini come sarebbero stati trasformati<br />

i loro rifiuti. Sono poi state organizzate assemblee pubbliche, incontri nelle scuole e visite ad impianti simili.<br />

Al termine della campagna di comunicazione, conclusasi nel dicembre del 2003, non sono emerse opposizioni e<br />

conflitti particolari. Dai cittadini è però emersa una forte richiesta di incrementare i servizi di raccolta differenziata<br />

al fine di ridurre progressivamente i quantitativi di rifiuti da avviare all’impianto. L’amministrazione comunale<br />

ha raccolto la richiesta dei cittadini e nell’autunno del 2004 sarà introdotto un sistema di raccolta differenziata<br />

domiciliare, con la prospettiva di portare i livelli di raccolta differenziata ad oltre il 50%.<br />

Testimonianza di Andrea Pillon, Avventura Urbana<br />

2. L. Susskind, J.<br />

Cruikshank. Breaking the<br />

Impasse. Consensual<br />

Approaches to Resolving<br />

Public Disputes, Basic<br />

Books, 1987, p. 3.<br />

20 A PIÙ VOCI<br />

I veti delle comunità locali: la sindrome Nimby<br />

Un libro di qualche anno fa cominciava con queste parole:<br />

“… siamo giunti a un’impasse. Le amministrazioni pubbliche<br />

non riescono ad agire, anche quando tutti ritengono che qualcosa<br />

debba essere fatto… Qualsiasi sforzo per costruire prigioni,<br />

autostrade, centrali elettriche, case di cura per malati mentali o<br />

case popolari è osteggiato da coloro che risiedono nei dintorni.<br />

Dal 1975 non è stato costruito in questo Paese neanche un<br />

impianto per il trattamento di rifiuti pericolosi, anche se tutti<br />

ritengono che tali impianti siano necessari per evitare il fenomeno<br />

della discarica selvaggia.” 2<br />

A differenza di quello che si potrebbe pensare, il Paese di cui si<br />

parla non è l’Italia, ma gli Stati Uniti. Il problema delle impasse<br />

create dalle opposizioni locali riguarda infatti indifferentemente<br />

tutti i Paesi. Le comunità locali (o addirittura micro-locali) tendono<br />

facilmente a mobilitarsi contro progetti di interesse generale<br />

che percepiscono come una minaccia per i propri interessi o la<br />

propria identità. Il fenomeno è talmente diffuso che è stata inventata<br />

una specifica espressione per descriverlo: sindrome Nimby<br />

(“Not In My Back Yard” ossia “non nel mio giardino”, “non sotto<br />

casa mia”). Questa etichetta è un po’ malevola perché suggerisce<br />

che gli oppositori locali siano mossi da interessi spregevoli, egoistici<br />

e particolaristici. E tuttavia, se ragioniamo a mente fredda,<br />

dobbiamo riconoscere che le comunità interessate possono avere<br />

ottime ragioni per non sobbarcarsi una servitù a vantaggio dell’intera<br />

collettività. E infatti esse tendono ad usare un argomento cui<br />

è molto difficile controbattere: “perché proprio qui?”, “perché deve<br />

toccare proprio a noi?”.<br />

Le comunità locali sono quasi sempre in grado di difendersi efficacemente.<br />

Si formano comitati spontanei di cittadini. Si tengono<br />

assemblee popolari affollate. Si organizzano proteste. È probabile che<br />

qualche politico sia tentato appoggiare (qualcuno potrebbe dire: strumentalizzare)<br />

la protesta e finisca così per incrinare la compattezza<br />

delle istituzioni. Gli esempi di queste impasse sono innumerevoli<br />

(scheda 3).

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