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A più voci - Magellano

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degrado di un quartiere periferico soltanto sul piano urbanistico o<br />

edilizio (come si faceva tradizionalmente). Occorre anche agire sugli<br />

aspetti sociali, su quelli economici o su quelli ambientali. Lo stesso<br />

avviene nei progetti di sviluppo sostenibile (“Agenda 21 locale”) o in<br />

vari tipi di progetti europei (Leader, Equal ecc.). L’Unione europea, del<br />

resto, insiste continuamente sul tema dell’integrazione che considera<br />

uno dei requisiti fondamentali per il finanziamento dei progetti locali.<br />

L’integrazione è un obiettivo molto difficile da realizzare e spesso<br />

riesce solo in parte. Si tratta infatti di mettere insieme competenze di<br />

diversi settori (anche all’interno di uno stesso ente locale) che hanno<br />

metodi, priorità e linguaggi diversi e che non sono abituati a comunicare<br />

tra di loro. L’integrazione reclama qualche forma di inclusione.<br />

Scheda 6 Quando abbiamo bisogno dell’apporto di altri: alcuni esempi<br />

• Politiche dei tempi e degli orari<br />

• Politiche di sviluppo locale (Patti territoriali, Progetti integrati territoriali ecc.)<br />

• Piani strategici delle città<br />

• Piani di zona nelle politiche sociali<br />

• Interventi urbani (Pru, Prusst, Urban, Contratti di quartiere, ecc.)<br />

• Progetti Agenda 21 locale<br />

• Politiche per la sicurezza<br />

• Politiche che richiedono l’apporto di <strong>più</strong> amministrazioni (conferenze di servizi, accordi di programma)<br />

• Vari progetti europei (Urban, Leader, Interreg, Equal, ecc.)<br />

Scheda 7 Quando abbiamo bisogno di altri: il caso delle politiche sociali<br />

I PIANI DI ZONA<br />

Nel corso degli ultimi anni le politiche sociali stanno assumendo sempre <strong>più</strong> chiaramente il profilo di politiche<br />

co-prodotte. Da un lato, infatti, si è fatta strada la necessità di offrire agli utenti servizi complessi, in cui<br />

l’assistenza sociale deve coordinarsi e integrarsi con altre dimensioni di intervento: si pensi, ad esempio, all’erogazione<br />

di borse lavoro a portatori di handicap mentale, che deve connettersi all’assistenza fornita dai servizi<br />

competenti dell’Asl, o all’assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti che presenta rilevanti<br />

aspetti di carattere sanitario. Dall’altro lato, le difficoltà a rilevare i bisogni esclusivamente attraverso indagini<br />

tecniche e il continuo emergere di nuovi bisogni – dall’integrazione dei bambini immigrati nelle scuole al<br />

contrasto delle nuove forme di povertà – mettono in luce la necessità di coinvolgere i destinatari e i cittadini<br />

nella elaborazione delle politiche.<br />

In questo contesto la costruzione dei Piani di Zona dei servizi sociali piuttosto che dei Piani territoriali per l’infanzia<br />

e l’adolescenza vede sempre <strong>più</strong> spesso la partecipazione di una pluralità di enti pubblici (Province,<br />

Comuni, Asl, Centri per l’impiego, ecc.) oltre che di operatori dei diversi servizi, soggetti del terzo settore, associazioni,<br />

gruppi di cittadini.<br />

A titolo di esempio è possibile citare brevemente alcune di queste esperienze:<br />

IN QUALI CIRCOSTANZE 27

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