A più voci - Magellano
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E se i gruppi sostengono posizioni rigide e intransigenti?<br />
Gli amministratori pubblici sono spesso frenati dal fatto che alcuni<br />
gruppi presenti sul territorio esprimono posizioni intransigenti di<br />
rifiuto, che non corrisponderebbero alle convinzioni, <strong>più</strong> moderate e<br />
ragionevoli, dei cittadini che pretendono di rappresentare. È infatti<br />
abbastanza frequente incontrare comitati rigidamente schierati sul<br />
fronte del no: no alla discarica, no a un semplice centro di raccolta<br />
rifiuti, no alle antenne dei telefonini, no alla circonvallazione, no al parcheggio,<br />
ecc. Che senso ha accettare interlocutori irresponsabili e prevenuti?<br />
Non sarebbe meglio cercarne altri, <strong>più</strong> disponibili e <strong>più</strong> rappresentativi?<br />
Non rischiamo di infilarci in uno scontro senza sbocco?<br />
Effettivamente è possibile che l’inclusione di questi gruppi o<br />
comitati non porti a nulla di buono. Ma prima di scartare questa ipotesi<br />
bisognerebbe fare alcune considerazioni.<br />
Innanzi tutto, come dice un vecchio proverbio, possiamo sceglierci<br />
gli amici, ma non possiamo sceglierci i nemici. Se in un quartiere si è<br />
formato un comitato (anche minoritario, ma rumoroso) che gestisce<br />
la protesta, non possiamo che prenderne atto.<br />
In secondo luogo, dobbiamo riconoscere che dietro gli slogan,<br />
duri e aggressivi, si nascondono spesso alcune buone ragioni. I comitati<br />
si formano per difendere la vivibilità di un quartiere e la dignità<br />
di una comunità, che ai loro occhi appare compromessa da una scelta<br />
pubblica. Dovremmo essere in grado di distinguere tra le loro posizioni<br />
(che possono essere inaccettabili) e gli interessi che ci stanno dietro<br />
(che possono essere del tutto ragionevoli e meritevoli). Riuscire a<br />
andare oltre (anche insieme a loro) alle loro posizioni per arrivare a<br />
cogliere il nocciolo della questione è un esercizio fondamentale (su<br />
cui ritorneremo ampiamente nel capitolo 7).<br />
In terzo luogo, tutti sappiamo che nelle nostre città e nei nostri quartieri<br />
esiste un risentimento diffuso nei confronti delle amministrazioni<br />
pubbliche. Circola molta rabbia e molto astio. Basta far capolino in qualsiasi<br />
assemblea pubblica per rendersene conto. Questo risentimento deriva<br />
anche dal fatto che i cittadini si sentono (a torto o a ragione) trascurati,<br />
pensano che nessuno li ascolti e che tutto venga deciso sulle loro teste. Un<br />
atteggiamento di apertura, da parte delle amministrazioni, anche nei confronti<br />
delle posizioni <strong>più</strong> intransigenti, può contribuire a capovolgere questa<br />
sensazione e a creare un clima di maggiore fiducia e ascolto reciproco.<br />
Bisogna aggiungere, infine, che spesso è proprio con le teste<br />
calde che è <strong>più</strong> interessante (e utile) dialogare. Se anche riuscissimo<br />
a individuare dei gruppi che rappresentano le posizioni moderate<br />
della maggioranza dei cittadini e riuscissimo a raggiungere un<br />
accordo con loro, rischieremmo di trovarci al punto di partenza,<br />
perché i comitati <strong>più</strong> intransigenti avrebbero buon gioco a sconfessare<br />
quell’accordo e a soffiare sul fuoco della protesta. È proprio<br />
con i gruppi intransigenti che dobbiamo lavorare: se per caso riuscissimo<br />
a raggiungere una posizione condivisa con loro, è assai<br />
probabile che questa soluzione non verrà <strong>più</strong> messa in discussione.<br />
CON CHI. COME INDIVIDUARE I PARTECIPANTI 47