A più voci - Magellano
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comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su<br />
come guardi. L’atteggiamento giusto da assumere quando si pratica<br />
l’ascolto attivo è diametralmente opposto a ciò che caratterizza quello<br />
che tradizionalmente viene considerato un buon osservatore: impassibile,<br />
neutrale, sicuro di sé, incurante delle proprie emozioni. Al contrario<br />
l’irritazione, i malintesi, l’imbarazzo, la diffidenza, la rabbia, la<br />
vergogna sono spie che ci aiutano a capire che c’è qualcosa che non<br />
va nella comunicazione con l’altro. Attraverso le nostre emozioni<br />
impariamo qualcosa di nuovo che ci spiazza dalla nostre certezze (le<br />
nostre cornici) e ci consente di dialogare con l’altro. È la rinuncia<br />
all’arroganza dell’uomo-che-sa e l’accettazione della vulnerabilità,ma<br />
anche l’allegria della persona-che-impara, che cambia con gli altri<br />
invece che contro gli altri.<br />
L’ascolto è sicuramente un’arte difficile, ma se vogliamo avviare<br />
processi inclusivi non possiamo fare a meno di tentare. I metodi<br />
che presentiamo qui si seguito offrono alcuni quadri concreti entro<br />
cui l’arte di ascoltare può essere effettivamente esercitata (o per lo<br />
meno tentata).<br />
Scheda 1 Quando ascoltare è veramente difficile<br />
TESTIMONIANZA SUL CONTRATTO DI QUARTIERE DI SANT’EUSEBIO<br />
A CINISELLO BALSAMO<br />
Considerata la necessità di avviare al <strong>più</strong> presto una relazione diretta con gli abitanti, si è deciso di proporre una<br />
serie di riunioni cosiddette di scala nel corso delle quali, di volta in volta, illustrare il Contratto di Quartiere e il<br />
progetto di ristrutturazione del palazzone agli inquilini delle singole scale.<br />
Le riunioni iniziano alle 20.30 e finiscono tardissimo, oltre la mezzanotte. Gli incontri si svolgono nell’unica sala<br />
disponibile, al piano terra del Palazzone. La partecipazione è molto elevata.<br />
Io sostanzialmente propongo che almeno mezz’ora/tre quarti d’ora mi siano riservati per illustrare il Contratto di<br />
Quartiere e il progetto e che tutte le domande e questioni siano rimandate a dopo. Promettiamo di ascoltare tutti<br />
coloro che avranno degli interventi da fare. Da subito, mi viene chiesto di alzare il tono della mia voce: non si<br />
sente. Immaginate venti, trenta, persone, in ascolto, in perfetto silenzio. Poi, dopo l’illustrazione del progetto:<br />
fuoco e fiamme, il caos. In un attimo il clima si surriscalda, la gente urla, si sovrappongono gli interventi.<br />
“Ma voi chi siete? Noi vogliamo qui il Sindaco!!”, “Io il mio appartamento l’ho completamente rifatto, venite a<br />
vederlo! Io non mi muovo!”, “Ho speso 20 milioni per rifare la cucina,…siete impazziti”, “Tornando agli inizi noi<br />
siamo stati ghettizzati”, “Io vi denuncio, io vado da un avvocato, non è giusto che io debba cambiare scala”, “Voi<br />
dite così, poi faranno quello che vogliono loro”, “Io non mi fido di niente”, “Io dalla a non mi sposto”, “Non sono<br />
discorsi da fare di sera bisogna farli di giorno (altri non sono d’accordo)”, “Ci chiamate scala per scala per paura<br />
del nostro numero complessivo”, “Ci mettono l’uno contro l’altro!”, “In passato i lavori sono stati fatti male,<br />
hanno messo le piastrelle storte”.<br />
Tornando a Milano in auto, stremati, insieme io e Lides Canaia, la responsabile del Contratto di Quartiere, all’una,<br />
a volte anche alle due di notte, ripercorriamo sempre con attenzione la situazione: “hai visto quella donna che<br />
scena che ha fatto? Aveva un volume di voce pazzesco! Ma secondo te era autentica o stava recitando una parodia?”,<br />
“quel tipo con il cappello mi ha fatto quasi paura quando si è alzato e si è avvicinato”, “è evidente che gli<br />
COME. APPROCCI E TECNICHE PER L’ASCOLTO 65