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A più voci - Magellano

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21 e contratti di quartiere, che ha messo al primo posto la sostenibilità ambientale e la partecipazione dei cittadini.<br />

Gli stakeholder locali sono stati riuniti nei diversi forum locali e con il supporto di diverse tecniche (soprattutto<br />

dell’Action Planning) hanno elaborato un piano strategico di medio lungo periodo articolato in obiettivi,<br />

priorità ed azioni.<br />

Uno strumento tipico utilizzato in tutti i contratti di quartiere è l’Action Planning, perché?<br />

Guardi, nel caso del quartiere Pigneto il motivo è esemplare: se avessimo utilizzato solo strumenti in cui ci si<br />

dovesse alzare e prendere la parola, credo che ad esclusione delle persone <strong>più</strong> forti, riconosciute come leader indiscussi,<br />

nessuno avrebbe detto molto. L’aspetto bello dell’Action Planning è che tutti sono incoraggiati a pensare, a<br />

discutere, a scrivere su di un post it, a ripensarci e magari cambiare idea dopo aver osservato altre proposte; tutto<br />

questo facilita chi non ha una grande capacità di parola e magari non parlerebbe in pubblico proprio per questo.<br />

Trovo sia un modo efficace poco formale, molto diretto e semplice. Però richiede una forte regia ed è adatto a<br />

gruppi abbastanza ristretti, al massimo 50 persone. In alcune esperienze internazionali (ad esempio, New York per<br />

la riedificazione del Ground Zero) è stata adottata una tecnica analoga estesa a migliaia di cittadini ma la macchina<br />

organizzativa era pazzesca, ha richiesto l’uso di strumenti informatici in rete e centinaia di facilitatori.<br />

Perché, secondo lei, un dirigente che si occupi di interventi urbanistici, dovrebbe progettare in modo partecipato?<br />

Perché io credo che la realizzazione del bene pubblico passi necessariamente attraverso la definizione condivisa<br />

dei bisogni del cittadino: soprattutto in materia di urbanistica i cittadini sono i nostri committenti proprio perché<br />

diretti fruitori. Mi chiedo anzi come si possa farne a meno.<br />

Inoltre, ho imparato, soprattutto nei primi anni di esperienza in questo ufficio, come attraverso la partecipazione<br />

si possa attingere ad un pozzo enorme di conoscenze e di diverse e interessanti capacità progettuali.<br />

Intervista a cura di Paola Pellegrino<br />

www.comune.roma.it/uspel<br />

Search conference 1<br />

La search conference (conferenza di indagine) è un metodo di progettazione<br />

partecipata elaborato dal teorico dei sistemi complessi Fred<br />

Emery. L’indagine (search) ha per oggetto un futuro realizzabile.<br />

Si può trattare semplicemente di un futuro <strong>più</strong> desiderabile di quello<br />

prevedibile in assenza di interventi correttivi, oppure di un futuro<br />

radicalmente diverso e inatteso.<br />

Nel corso di una search conference, che dura da due a tre giorni,<br />

35-40 partecipanti stabiliscono qual è il futuro <strong>più</strong> desiderabile per il<br />

sistema di cui sono parte e formulano le strategie creative per realizzarlo.<br />

La tabella nella pagina seguente rappresenta le cinque fasi del<br />

processo, dove “X” sta ad indicare il problema specifico al quale si<br />

vuole trovare risposta. Ogni interrogativo o dubbio sul compito della<br />

conferenza deve essere discusso in dettaglio e chiarito introducendo,<br />

se necessario, dei cambiamenti nel modo di procedere della conferenza<br />

stessa. La chiara definizione del compito è particolarmente importante<br />

in situazioni conflittuali che potrebbero far regredire la discussione<br />

in atteggiamenti difensivi-offensivi o di dipendenza dai leader.<br />

La conferenza tipo deve essere coordinata almeno da due facilitatori.<br />

1. Paragrafo parzialmente<br />

tratto da un documento<br />

redatto da M. Sclavi.<br />

COME. APPROCCI E TECNICHE PER L’INTERAZIONE COSTRUTTIVA 85

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