05.11.2012 Raccolta Rassegna Stampa fino al mese di ... - Villa Emo
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prevede la re<strong>al</strong>izzazione <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> macellazione e <strong>di</strong> lavorazione/confezionamento della carne (il più<br />
grande macello d’Europa), un impianto <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> carta, un casello autostrad<strong>al</strong>e <strong>di</strong> collegamento <strong>al</strong>la<br />
Superstrada Pedemontana Veneta e <strong>di</strong> <strong>al</strong>cuni impianti accessori:un <strong>di</strong>gestore per gli scarti della macellazione,<br />
un centro ricerca, un impianto <strong>di</strong> miscelazione. La superficie occupata sarebbe <strong>di</strong> 90 ettari complessivi, i posti<br />
<strong>di</strong> lavoro attesi <strong>di</strong>chiarati d<strong>al</strong> progetto sono seicento. Previsto lo scavo <strong>di</strong> 2 milioni <strong>di</strong> metri cubi <strong>di</strong> ghiaia.<br />
L’investimento delle due industrie è <strong>di</strong> 330 milioni <strong>di</strong> euro. La contropartita pubblica è legata, oltre agli aspetti<br />
occupazion<strong>al</strong>i, nella re<strong>al</strong>izzazione del casello <strong>di</strong> Barcon per un v<strong>al</strong>ore <strong>di</strong> 11 milioni <strong>di</strong> euro e d<strong>al</strong>la cessione <strong>di</strong><br />
aree per un v<strong>al</strong>ore pari a un milione <strong>di</strong> euro. Le aree sono già state acquisite, nel 2001, d<strong>al</strong>la <strong>di</strong>tta<br />
Colomberotto, che detiene un’importante st<strong>al</strong>la a poche centinaia <strong>di</strong> metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza: erano <strong>di</strong> proprietà<br />
della famiglia <strong>di</strong> Guido Pomini, attu<strong>al</strong>e presidente dell’Ascom provici<strong>al</strong>e. Contro l’operazione Barcon si sono<br />
già <strong>di</strong>chiarati, oltre <strong>al</strong> Cre<strong>di</strong>to Trevigiano che ha sede nella vicina <strong>Villa</strong> <strong>Emo</strong>, Confartigianato, Cna, It<strong>al</strong>ia Nostra,<br />
il Fai, il WWF, il Partito Democratico e il Comitato spontaneo Barcon Viva, che con il Comitato civico Vedelagoha<br />
promosso per domani sera una nuova riunione: sono previsti i contributi <strong>di</strong> Umberto Zan<strong>di</strong>giacomi (It<strong>al</strong>ia<br />
Nostra), Andrea Menegotto <strong>di</strong> PROAP It<strong>al</strong>ia, Enzo Bergamin (Fondazione <strong>Villa</strong> <strong>Emo</strong>). L’incontro si svolgerà<br />
con inizio <strong>al</strong>le 20,30 nella barchessa <strong>di</strong> <strong>Villa</strong> Pola a Barcon.<br />
Bufera sul Cre<strong>di</strong>to «Veleni per Barcon»<br />
Crollo degli utili, b<strong>al</strong>zo delle sofferenze e troppe poltrone per il vertice Il presidente Nicola Di Santo: «Una<br />
vendetta per l’ostilità <strong>al</strong> polo industri<strong>al</strong>e» TREVISO Veleni sulla banca Cre<strong>di</strong>to Trevigiano. E il presidente Nicola<br />
Di Santo accusa: «Mi avevano preannunciato una campagna denigratoria a causa del nostro impegno contro<br />
il polo industri<strong>al</strong>e <strong>di</strong> Barcon. Eccone i primi effetti». L’accusa, gravissima, getta un’ombra inquietante su<br />
protagonisti e comprimari <strong>di</strong> una delle operazioni più importanti e <strong>di</strong>scusse della Marca. Prima «vittima» <strong>di</strong><br />
questa strategia sarebbe la Banca <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to cooperativo Cre<strong>di</strong>to Trevigiano <strong>di</strong> Vedelago. «Il Giorn<strong>al</strong>e»,<br />
quoti<strong>di</strong>ano che fa riferimento <strong>al</strong>la famiglia <strong>di</strong> Silvio Berlusconi, pubblica un corsivo che <strong>di</strong>stilla veleno. E<br />
snocciola una serie <strong>di</strong> dati e cifre impressionanti: crollo dei profitti (meno 78% d<strong>al</strong> 2008 <strong>al</strong> 2010), impennata<br />
dei cre<strong>di</strong>ti deteriorati (92 milioni a <strong>di</strong>cembre), amministratori beneficiari <strong>di</strong> affidamenti (per 32 milioni <strong>di</strong> euro),<br />
presidente incollato <strong>al</strong>le poltrone (14). «La banca è in s<strong>al</strong>ute e questi dati sono capziosi e imprecisi – si affretta<br />
a smentire il presidente Nicola Di Santo –. Voglio rassicurare tutti i soci, i <strong>di</strong>pendenti e il mercato che il nostro<br />
istituto è assolutamente solvibile e non ci sono preoccupazioni, se non quelle legate a una <strong>di</strong>fficile congiuntura<br />
economica complessiva. Il nostro Tier 1 è del 13,92, il coefficiente <strong>di</strong> solvibilità è del 14,50, la classe <strong>di</strong> rischio<br />
è 1, la più bassa. Gli affidamenti a consiglieri ed amministratori ammontano, complessivamente, a 1 milione<br />
e 40 mila euro. I quattor<strong>di</strong>ci incarichi che ricopro sono legati <strong>al</strong> mondo del cre<strong>di</strong>to cooperativo e <strong>al</strong>la mia<br />
professione <strong>di</strong> commerci<strong>al</strong>ista». Insomma: i profitti sono <strong>di</strong>minuiti, i cre<strong>di</strong>ti incagliati sono re<strong>al</strong>i, gli affidamenti<br />
agli amministratori sono <strong>di</strong> molto inferiori, le poltrone del presidente sono effettivamente 14, ma solo<br />
considerando gli incarichi <strong>di</strong> revisore o <strong>di</strong> sindaco <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>che società privata. Poi, l’accusa: «C’è una strategia<br />
precisa <strong>di</strong>etro a queste informazioni - commenta Nicola Di Santo –. Una precisa campagna denigratoria messa<br />
in atto per il mio impegno contro l’operazione <strong>di</strong> Barcon. Un progetto che noi riteniamo sbagliato per il territorio<br />
e che abbiamo sempre osteggiato, ma <strong>al</strong>la luce del sole. I nostri clienti, anzi, ci spingono ad andare avanti,<br />
preoccupati per il consumo del territorio». Di Santo nega <strong>di</strong> aver ricevuto minacce vere e proprie: «No, minacce<br />
precise no. Ma a Vedelago mi hanno suggerito, da tempo, <strong>di</strong> lasciar perdere, <strong>di</strong> non ficcare il naso in questa<br />
cosa. Ritengo si tratti <strong>di</strong> persone che rappresentano interessi <strong>di</strong>versi, ma io non intendo mollare: secondo<br />
noi è un’operazione sbagliata per il territorio. Del resto lo <strong>di</strong>cono anche <strong>al</strong>tri: associazioni <strong>di</strong> categoria,<br />
ambient<strong>al</strong>isti, citta<strong>di</strong>ni, partiti politici». Ma a gettare s<strong>al</strong>e sulle ferite è anche il sindacato dei bancari Fabi-Cisl:<br />
«Per ciò che viene raccontato ma anche per i fatti accaduti <strong>di</strong> recente in questa banca, riteniamo necessario<br />
che il presidente <strong>di</strong>ca, a questo punto, tutta la verità sullo stato <strong>di</strong> s<strong>al</strong>ute della Banca» osserva Massimiliano<br />
Paglini, segretario gener<strong>al</strong>e Fiba-Cisl Treviso. «Siamo preoccupati soprattutto per ciò che riguarda i risultati <strong>di</strong><br />
lungo periodo, la caduta dei profitti e soprattutto la crescita dei cre<strong>di</strong>ti deteriorati. Non sfugge certamente la<br />
situazione <strong>di</strong> contesto gener<strong>al</strong>e e l’impatto sulle imprese e sulle banche, soprattutto quelle <strong>di</strong> piccole<br />
<strong>di</strong>mensioni. Ci risulta anche però, che le Bcc più piccole rimaste ancorate <strong>al</strong>la propria identità ed <strong>al</strong> servizio <strong>al</strong><br />
territorio, pur nelle <strong>di</strong>fficoltà gener<strong>al</strong>i, continuino a sostenere il passo». E insiste: «Negli anni – prosegue Paglini<br />
- abbiamo sostenuto e con<strong>di</strong>viso le decisioni lungimiranti e responsabili dello stesso Presidente quanto<br />
sottraeva ai cavatori loc<strong>al</strong>i la p<strong>al</strong>la<strong>di</strong>ana <strong>Villa</strong> <strong>Emo</strong>, restituendola <strong>al</strong> territorio; abbiamo poi osservato con<br />
attenzione le decisioni <strong>di</strong> sostituire troppo frequentemente i <strong>di</strong>rettori gener<strong>al</strong>i. Da un paio d’anni a questa<br />
parte però qu<strong>al</strong>cosa è cambiato. Da un sana e proficua concertazione tra le parti soci<strong>al</strong>i siamo scivolati<br />
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