05.11.2012 Raccolta Rassegna Stampa fino al mese di ... - Villa Emo
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L’INTERVENTO<br />
VENETO CITY E BARCON, L’ALIBI DELL’OCCUPAZIONE<br />
<strong>di</strong> RENZO SECCO Già la <strong>di</strong>zione “posto <strong>di</strong> lavoro” che oggi viene ripetuta come un mantra, mi sembra molto<br />
infelice se si vuol definire la possibilità per una persona <strong>di</strong> lavorare. Il lavoro costituisce l’attività fra le più nobili<br />
dell’uomo: quella <strong>di</strong> permettergli <strong>di</strong> essere superiore <strong>al</strong>le <strong>al</strong>tre specie viventi. Attraverso la qu<strong>al</strong>e gli è possibile<br />
applicare l’intelligenza superiore <strong>di</strong> cui è dotato. Il “posto <strong>di</strong> lavoro” è solo un luogo in cui tutto questo si può<br />
espletare. Creare un “posto <strong>di</strong> lavoro” significa quin<strong>di</strong> unicamente creare una situazione dove si può lavorare;<br />
con<strong>di</strong>zione che non ha in se stessa la <strong>di</strong>gnità del lavoro inteso come capacità umana <strong>di</strong> saper fare qu<strong>al</strong>cosa.<br />
La precon<strong>di</strong>zione assoluta quin<strong>di</strong> resta quella <strong>di</strong> saper fare un lavoro mentre quella del dove e come farlo<br />
restano fasi successive anche se estremamente importanti. E’ <strong>di</strong>verso creare un posto <strong>di</strong> lavoro per coloro<br />
che sanno fare qu<strong>al</strong>cosa, che non il fornire un luogo dove si possa fare quel qu<strong>al</strong>cosa, non importa cosa.<br />
Questa, unicamente intesa è una fase <strong>di</strong> avvilimento delle capacità umane, è l’ultima spiaggia in una società<br />
che non riesce a v<strong>al</strong>orizzare il saper fare un lavoro e si limita a offrire il luogo per un’attività umana in modo<br />
generico con l’unico scopo del sostentamento. Non voglio con ciò <strong>di</strong>minuire l’importanza <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>sponibili<br />
dei posti in cui lavorare, voglio semplicemente evidenziare che questa con<strong>di</strong>zione non supplisce a quella<br />
prioritaria <strong>di</strong> insegnare e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> imparare un lavoro. La persona che sa lavorare ha molte più possibilità <strong>di</strong><br />
trovare un posto in cui farlo. Oggi, un giovane che avesse questa ricchezza per metterla a frutto avrebbe<br />
molte più opportunità <strong>di</strong> trovare un posto <strong>di</strong> lavoro, non solo in It<strong>al</strong>ia. Ma i nostri politici, o molti <strong>di</strong> costoro,<br />
non sembrano (o non vogliono) aver chiaro questo concetto, tanto che ritengono esaurita la loro funzione<br />
con la declamazione che bisogna creare più posti <strong>di</strong> lavoro in<strong>di</strong>fferentemente senza preoccuparsi che questi<br />
siano o no qu<strong>al</strong>ificanti per le capacità lavorative della popolazione. Allora <strong>al</strong>la prima occasione in cui qu<strong>al</strong>che<br />
personaggio, che si <strong>di</strong>ce impren<strong>di</strong>tore, promette <strong>al</strong> politico <strong>di</strong> turno la creazione dei cosiddetti “posti <strong>di</strong> lavoro”,<br />
ne solletica lo spicciolo interesse elettor<strong>al</strong>e e ottiene imme<strong>di</strong>ata u<strong>di</strong>enza. Natur<strong>al</strong>mente t<strong>al</strong>e offerta non è mai<br />
<strong>di</strong>sinteressata. Viene chiesto in cambio, o l’ottenimento <strong>di</strong> contributi pubblici, o il rilascio <strong>di</strong> permessi <strong>di</strong><br />
e<strong>di</strong>ficazione in aree quasi sempre destinate a ben <strong>al</strong>tri utilizzi a v<strong>al</strong>enza agricola o pubblica e/o soci<strong>al</strong>e. Sotto<br />
declamazioni demagogico-populiste emergono le proposte più nefande. Assistiamo ad un fiorire <strong>di</strong> progetti,<br />
anche con <strong>di</strong>mensioni ciclopiche che, promettendo numeri indefiniti e sempre <strong>al</strong>tissimi <strong>di</strong> quei famosi posti<br />
<strong>di</strong> lavoro, fanno breccia sulle sensibilità populistiche ed elettor<strong>al</strong>i dei politici. Sono progetti gener<strong>al</strong>mente<br />
incuranti dell’impatto ambient<strong>al</strong>e che non tengono minimamente conto non solo della s<strong>al</strong>vaguar<strong>di</strong>a del<br />
paesaggio, ma vanno ad impe<strong>di</strong>re la crescente importanza economica che il territorio, utilizzato da una<br />
agricoltura moderna assumerà mantenendo, anzi accrescendo la sua positiva ricaduta in termini <strong>di</strong> s<strong>al</strong>ubrità,<br />
<strong>di</strong> utilità soci<strong>al</strong>e e <strong>di</strong> nuova e speci<strong>al</strong>izzata occupazione . Progetti che non danno <strong>al</strong>cuna garanzia <strong>di</strong> effettività,<br />
per i qu<strong>al</strong>i l’esperienza <strong>di</strong> quanto <strong>fino</strong>ra re<strong>al</strong>izzato nel nostro territorio veneto <strong>di</strong>mostra ampiamente<br />
l’inconsistenza <strong>di</strong> un vantaggio vero e re<strong>al</strong>e per la collettività. Tanto per fare qu<strong>al</strong>che esempio (ma i casi sono<br />
moltissimi) è il caso <strong>di</strong> “Veneto City” nella zona <strong>di</strong> Arino e del cosiddetto “Polo <strong>di</strong> Barcon” a Vedelago. Il primo,<br />
faraonico progetto ad <strong>al</strong>tissimo e negativissimo impatto ambient<strong>al</strong>e la cui utilità per il territorio veneto è tutta<br />
da <strong>di</strong>mostrare anche se la Giunta Region<strong>al</strong>e così ne sintetizza i vantaggi nel suo sito : “è un progetto per<br />
re<strong>al</strong>izzare, dove oggi c’è solo campagna, una vera e propria città multiservizi”... “E’ proprio per Veneto City<br />
che passa la nuova fase dello sviluppo del nordest, la fase due del passaggio da territorio agricolo ad area a<br />
fortissima vocazione industri<strong>al</strong>e”. Come si vede, esplicitamente domina il concetto <strong>di</strong> eliminare quel che resta<br />
della campagna trasformandola in area a fortissima vocazione industri<strong>al</strong>e nella necessità, <strong>di</strong>ce il governatore<br />
Zaia, “<strong>di</strong> rifondare il rapporto tra uomo e natura rispetto a come è stato vissuto <strong>fino</strong>ra nel Veneto” (sic). Il<br />
secondo caso è quello <strong>di</strong> Barcon a Vedelago molto efficacemente criticato sia nella sostanza che nel metodo<br />
<strong>di</strong> approccio d<strong>al</strong>la signora Laura Puppato e per<strong>fino</strong> da Confagricoltura, oltre che da una costellazione <strong>di</strong><br />
Comitati <strong>di</strong> varia estrazione. Anche in questo caso si promettono usandoli come esca soci<strong>al</strong>e tanti posti <strong>di</strong><br />
lavoro. E si potrebbe continuare con molti casi tutti nel segno della meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> quel che ormai<br />
resta del paesaggio veneto rendendo ancor più attu<strong>al</strong>e quanto scrisse il nostro grande poeta Andrea Zanzotto:<br />
“un bel paesaggio una volta <strong>di</strong>strutto non torna più, e se durante la guerra c’erano i campi <strong>di</strong> sterminio,<br />
adesso siamo arrivati <strong>al</strong>lo sterminio dei campi: fatti che, apparentemente <strong>di</strong>stanti fra loro, <strong>di</strong>pendono tuttavia<br />
d<strong>al</strong>la stessa ment<strong>al</strong>ità». Parole durissime le qu<strong>al</strong>i come ben spiega S<strong>al</strong>vatore Settis “in<strong>di</strong>cano come la violenza<br />
sul paesaggio è il rovescio e l’identico della guerra, della violenza dell’uomo sull’uomo: esprime energia e<br />
vit<strong>al</strong>ità (t<strong>al</strong>ora proprio per reagire <strong>al</strong>la guerra), ma lo fa provocando nuove <strong>di</strong>struzioni. Si fa in nome della vita,<br />
ma sotto il segno della morte”. Si fa in nome dei nuovi posti <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong>co io, senza considerare che la gran<br />
parte <strong>di</strong> queste iniziative non costituisce un aumento dell’occupazione, ma sono semplicemente trasferimenti<br />
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