05.11.2012 Raccolta Rassegna Stampa fino al mese di ... - Villa Emo
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La Tribuna <strong>di</strong> Treviso<br />
11 ottobre 2012<br />
Cari industri<strong>al</strong>i, no <strong>al</strong> ricatto mor<strong>al</strong>e sul lavoro<br />
INTERVENTO <strong>di</strong> GIOVANNI BONOTTO Ho letto l’articolo del presidente <strong>di</strong> Unindustria Treviso, Alessandro Vardanega,<br />
sul “Caso Barcon: recuperare il v<strong>al</strong>ore soci<strong>al</strong>e <strong>di</strong> fare impresa” pubblicato domenica 7 ottobre sulla<br />
tribuna <strong>di</strong> Treviso e, qu<strong>al</strong>e amministratore del territorio mi sono sentito chiamato in causa. In sostanza, il presidente<br />
<strong>di</strong> Unindustria prende spunto d<strong>al</strong>la situazione dell’Austria e d<strong>al</strong>le sue attrazioni <strong>di</strong> deloc<strong>al</strong>izzazione,<br />
volendo evidenziare il <strong>di</strong>verso atteggiamento dell’amministrazione pubblica e della società austriaca rispetto<br />
ad una gener<strong>al</strong>e in<strong>di</strong>fferenza <strong>al</strong>le ragioni dell’impresa della nostra re<strong>al</strong>tà loc<strong>al</strong>e. Al presidente <strong>di</strong> Unindustria<br />
non servono spiegazioni: gli basta l’impietoso accostamento dei rispettivi dati della <strong>di</strong>soccupazione, in particolare<br />
<strong>di</strong> quella giovanile: 9,7 % in Austria, 34,5% in It<strong>al</strong>ia. In <strong>al</strong>tre occasioni questo autorevole rilievo avrebbe<br />
potuto aprire un <strong>di</strong>battito, serio, sulle ragioni <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferenza inaccettabile. Le variabili potrebbero esser infinite.<br />
C’è intanto il sospetto che i dati dell’Austria traggano origine da una buona amministrazione in ogni<br />
settore, in un ambiente dove l’impresa opera <strong>al</strong> riparo da uno sconsolante sperpero <strong>di</strong> denaro pubblico e <strong>al</strong><br />
<strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> re<strong>al</strong>tà territori<strong>al</strong>i a volte persino sotto scacco <strong>di</strong> m<strong>al</strong>avita organizzata. Nel suo sillogismo un po’ m<strong>al</strong>izioso<br />
il dott. Vardanega ritiene invece <strong>di</strong> porre quel dato <strong>di</strong> sintesi esclusivamente in contrapposizione con<br />
il caso Barcon, dunque con le manifestazioni popolari e i tentennamenti dell’amministrazione contro quell’inse<strong>di</strong>amento.<br />
In re<strong>al</strong>tà la sua denuncia sfiora l’outlet <strong>di</strong> Roncade e, in gener<strong>al</strong>e, tutti quegli inse<strong>di</strong>amenti<br />
dove la volontà negativa dei vari comitati e la cecità degli amministratori si opposta <strong>al</strong>l’avvio <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> sviluppo.<br />
Negando <strong>di</strong> fatto le vere prospettive <strong>di</strong> lavoro. Cosicchè il Presidente degli industri<strong>al</strong>i evidenzia la “schizofrenia”<br />
che caratterizzerebbe l’azione della nostra comunità che da un lato si oppone <strong>al</strong>la deloc<strong>al</strong>izzazione<br />
ma d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro ispira la sua (in)azione <strong>al</strong>la regola del NIMBY (“non nel mio cortile”) o del NIMTO “(non durante<br />
il mio mandato)”. E invoca una nuova sensibilità soci<strong>al</strong>e. Quello della lontananza della politica d<strong>al</strong>la attività<br />
impren<strong>di</strong>tori<strong>al</strong>e è un pensiero <strong>di</strong>ffuso. C’è del vero e tutti potremmo trovare motivo per un esame <strong>di</strong> coscienza<br />
sull’accoglienza delle novità e sulla contrapposizione preconcetta ad ogni <strong>di</strong>sturbo del “quieto vivere”. Person<strong>al</strong>mente<br />
non credo che il nostro Paese abbia perso (o quasi) interi settori importanti come l’elettronica, la<br />
chimica (oggi, l’auto), il “bianco” ecc. ecc. per colpa <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>che comitato. Eppure nessuno vorrebbe aver visto<br />
quell’enorme striscione a Roncade (no a 500 posti <strong>di</strong> lavoro, a chi giova?) anche se nel caso specifico mi<br />
pare che l’enorme centro commerci<strong>al</strong>e costato 60 milioni <strong>di</strong> euro sia rimasto par<strong>al</strong>izzato per una feroce controversia<br />
giu<strong>di</strong>ziaria sollecitata da concorrenti e non certo per quella insensibilità collettiva cui si riferisce il referente<br />
<strong>di</strong> Unindustria. Quello che non ritengo accettabile come citta<strong>di</strong>no, prima ancora che come<br />
amministratore, è <strong>di</strong> dovermi sentire accusato <strong>di</strong> insensibilità <strong>di</strong> fronte <strong>al</strong> dramma <strong>di</strong> chi non ha ancora (o ha<br />
perso) un posto <strong>di</strong> lavoro, quasi preferissi “a prescindere” lo svolazzare <strong>di</strong> tortore e colombacci in zone <strong>al</strong>trimenti<br />
sfruttabili. C’’è un limite a questa sorta <strong>di</strong> ricatto mor<strong>al</strong>e del “lavoro negato” a fronte <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>siasi <strong>al</strong>tra<br />
considerazione <strong>di</strong> merito. Vorrei fare un viaggetto in Austria con il dott. Vardanega (a mie spese, ben si intende)<br />
per vedere con lui se lassù vi siano situazioni an<strong>al</strong>oghe a quelle cui siamo assuefatti nel nostro paese.<br />
Vedere, per cominciare, se sussista anche in Austria un “consumo del territorio” paragonabile a quello intervenuto<br />
nel Veneto, e “a macchia <strong>di</strong> leopardo”in questi ultimi decenni. Qui il territorio è stato devastato, anche<br />
e soprattutto a causa <strong>di</strong> un sistema normativo che ha legato la finanza loc<strong>al</strong>e in via <strong>di</strong> fatto esclusiva e proporzion<strong>al</strong>e<br />
<strong>al</strong>la cementificazione del territorio (oneri <strong>di</strong> urbanizzazione, Ici, ora Imu ecc.). Ogni amministratore<br />
preoccupato per l’integrità del suo territorio è costretto a sentire il peso dei proventi svaniti e delle perequazioni<br />
mancate ed costretto a <strong>di</strong>ventare “socio d’affari” <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>siasi iniziativa e<strong>di</strong>ficatoria anziché arbitro della sua<br />
portata qu<strong>al</strong>ificante in gener<strong>al</strong>e. Nel 2004 esistevano nei piani regolatori gener<strong>al</strong>i dei 95 comuni della provincia<br />
<strong>di</strong> Treviso 1077 aree produttive, per una superficie complessiva <strong>di</strong> 7.779 ettari. Le aree produttive coprono<br />
d<strong>al</strong> 20 <strong>al</strong> 25% del tot<strong>al</strong>e delle superfici urbanizzate. La provincia <strong>di</strong> Treviso è, dopo Padova, la provincia in cui<br />
sono state rilasciate più concessioni e<strong>di</strong>lizie d<strong>al</strong> 2001 <strong>al</strong> 2004, durante il (“remoto”) boom e<strong>di</strong>lizio. Circa un<br />
quinto delle concessioni e<strong>di</strong>lizie rilasciate nel Veneto hanno riguardato la Marca. Il patrimonio e<strong>di</strong>lizio non residenzi<strong>al</strong>e<br />
è anche abbastanza recente: quasi il 50% delle cubature re<strong>al</strong>izzate dopo il 1970 è stato e<strong>di</strong>ficato<br />
dopo il 1990. La Provincia <strong>di</strong> Treviso si è fin<strong>al</strong>mente posta l’obiettivo <strong>di</strong> ridurre drasticamente, attraverso il<br />
nuovo Piano Territori<strong>al</strong>e <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento Provinci<strong>al</strong>e (PTCP) sia il numero sia la superficie delle aree produttive.<br />
Questo intervento crea nuove tensioni (si pensi agli ampliamenti nelle aree <strong>di</strong>venute improprie) ma<br />
l’esigenza non può non essere con<strong>di</strong>visa. Eppure, col caso Ikea, proprio la prospettiva della “occupazione” (<br />
si parlava <strong>di</strong> un indotto <strong>di</strong> oltre un migliaio <strong>di</strong> posti <strong>di</strong> lavoro) ha fatto vacillare la “Politica” ad un anno appena<br />
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