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Terza guerra sannitica - mura di tutti

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I CONSOLI PLEBEI DEL 292 E 291 89<br />

Così dunque finisce il racconto <strong>di</strong> Dionigi d'AIicarnasso<br />

sugli avvenimenti del 291, e poiché non ci restano ora altri<br />

autori da consultare a proposito <strong>di</strong> quello che avvenne nel<br />

292 e nel 291, possiamo passare alla critica della tra<strong>di</strong>zione<br />

pervenutaci.<br />

*<br />

* *<br />

Un fatto strano ci colpisce fin da principio ed è il ve-<br />

dere che dei due Bruti, consoli in questi due anni, non si<br />

fa quasi aff^atto menzione, tanto negli epimatori, quanto nei<br />

frammenti <strong>di</strong> autori piìi copiosi, <strong>di</strong> modo che i due consoli<br />

ci appaiono affatto inoperosi, o tutt'al piìi a capo <strong>di</strong> imprese<br />

<strong>di</strong> poca importanza. Su ciò poteva certamente influire la<br />

resistenza che in questo tempo i patrizi ancora opponevano ai<br />

progressi della plebe, ma potremo noi ammettere, secondo il<br />

racconto <strong>di</strong> Dionigi, che in un momento in cui Roma era<br />

troviamo in Livio (X 46, 16) che all'uscir dal suo consolato r1el 294<br />

Postumio era stato citato ia giu<strong>di</strong>zio (e non se ne <strong>di</strong>ce la ragione)<br />

da M. Scanzio, tribuno della plebe, ma che egli fugerat cU letfatione,<br />

ut fama ferebat, populi iu<strong>di</strong>ciam ; infatti nel 293 fu lega.* j del console<br />

Carvilio, per cui, <strong>di</strong>ce Livio, iactari.. . magis guarì', ppragi accusatio<br />

eius poterai. Dunque Livio riferiva due volte la notizia del processo<br />

intentato a Postumio, e per l'appunto dopo i suoi consolati d^l 294<br />

e del 291. Anche qui, come in altri casi, la duplicazione si è eviden-<br />

temente formata, perchè gli annalisti non sapevano bene la data del<br />

processo e lo attribuirono chi ad uà anno, chi ad unaltro, <strong>di</strong> modo<br />

che chi riunì i loro dati riferi due volte uno stesso fatto. Certo<br />

il processo <strong>di</strong> Postumio dev'essere attribuito al 290 piuttosto che al<br />

293, anzitutto, perchè Livio <strong>di</strong>ce che nel 293 non se ne fece nulla, e<br />

poi, perchè dopo il 291 L. Postumio Megello non fu più rieletto con-<br />

sole, cioè non gli fu più affidato un esercito e solo <strong>di</strong>versi anni più<br />

tar<strong>di</strong>, nel 282, fu posto a capo dell'ambasceria romana a Taranto<br />

(DiON. Hal. XIX, 5 ; Cass. Dion. fr. 39, 5 p. 114 Boiss. ; Zonar. 'Vili, 2). Non<br />

vi è dunque ragione per ritenere, come fa il Pais {St. <strong>di</strong> R., I, 2,<br />

p. 446), che la notizia del processo infirmasse quella dell'ambasceria,<br />

o viceversa, tanto più, perchè ci son troppo pochi argomenti per<br />

vedere, come vorrebbe lo stesso autore (op. e, p. 579, n.j, nel pro-<br />

cesso e nella multa <strong>di</strong> questo L. Postumio Megello la ripetizione <strong>di</strong><br />

quello che era narrato <strong>di</strong> un M. Postumio nel 423 (Liv. IV, 41, 10)<br />

e <strong>di</strong> A. Postumio Albino nel 151 (Liv. Per. XLVIII).

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