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Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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(corsi giovanili, epistolario, Viaggio elettorale), destinate a rimanere modelli<br />

esemplari della nuova filologia.<br />

Proprio nel ricordo e nel nome <strong>di</strong> questi due insigni critici mi permetto <strong>di</strong><br />

rivolgere alle nuove generazioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi, che si troveranno ad operare in rapporti<br />

col Parco Letterario F. De Sanctis, qualche avvertimento che sembra promanare<br />

dall’essenza stessa del personaggio e dalla sua attuale storicizzazione. Il primo è che il<br />

rinnovato interesse per la figura collocata nel suo ambiente e nel suo territorio eviti <strong>di</strong><br />

cadere in esagerazioni <strong>di</strong>, per così <strong>di</strong>re, “idolatria turistica”, in cultura del cimelio fine<br />

a se stessa. Fu proprio De Sanctis, in uno <strong>dei</strong> suoi libri più importanti, il Saggio crìtico<br />

sul Petrarca, quando vedeva <strong>di</strong>ffondersi “una certa così profonda venerazione per i<br />

sommi” che spingesse alcuni - egli scriveva - “a ricoglier <strong>di</strong> terra le menome cose che<br />

sieno loro appartenute”, fu proprio lui a <strong>di</strong>chiarare: “Comprendo la gioia <strong>di</strong> taluni <strong>di</strong><br />

scoprire il cappello <strong>di</strong> Napoleone o lo stivale <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>. Santa superstizione: ma a<br />

patto che non si chiami capo ciò che è cappello...”. Nel nostro caso, al <strong>di</strong> là della<br />

tabacchiera o della papalina <strong>di</strong> De Sanctis, c’è ancora tanta parte dell’uomo De Sanctis<br />

da conoscere e far conoscere. In una lettera a Montale del marzo ‘26, Italo Svevo<br />

scriveva, ammirato, della “nitidezza del nostro De Sanctis quando trapiantava un<br />

uomo intero nelle proprie parole” (e Svevo pensava, naturalmente, al saggista e storico<br />

della letteratura). Ma De Sanctis, oltre che personaggi letterari, nelle sue pagine<br />

critiche, ha anche “trapiantato” quell’uomo intero che era lui stesso, non soltanto negli<br />

scritti autobiografici, ma anche in tante pagine <strong>dei</strong> <strong>di</strong>scorsi parlamentari, degli articoli<br />

<strong>di</strong> giornale, dell’epistolario, che sarebbe tempo <strong>di</strong> portare a conoscenza <strong>di</strong> un più vasto<br />

pubblico, soprattutto studentesco e giovanile, in antologie, <strong>seminari</strong> e lezioni <strong>di</strong> nuovo<br />

genere.<br />

Un altro avvertimento, che sembra derivare dalla storicizzazione attuale del<br />

personaggio alla quale accennavo (da quella, almeno, che, se ho ben capito, è implicita<br />

nella stessa filosofia <strong>dei</strong> Parchi Letterari, che hanno per referenti la Comunità Europea<br />

da una parte e l’impren<strong>di</strong>torialità Giovanile dall’altra), potrebbe essere questo: che il<br />

nuovo “ritorno al De Sanctis” sotteso alle iniziative culturali del Parco Letterario si<br />

muova lungo le due <strong>di</strong>rettrici privilegiate <strong>di</strong> “De Sanctis e l’Europa” e “De Sanctis e i<br />

giovani”. Le ragioni della prima, che pure non è rimasta priva <strong>di</strong> contributi<br />

fondamentali negli stu<strong>di</strong> del centenario, sono rapidamente ricordate in una nota del<br />

fascicolo pubblicato dal Comune <strong>di</strong> Morra; a conforto della seconda mi limito a citare<br />

una frase del Discorso ai giovani dello stesso De Sanctis: “La compagnia <strong>dei</strong> giovani è<br />

stata il mio universo, la luce della mia anima”, ed il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Giustino Fortunato<br />

nella commemorazione del nostro critico in parlamento, nel gennaio del 1884:<br />

“Quell’uomo ripose la maggior sua ambizione nell’aver presa su la gioventù del suo<br />

paese”. C’è da augurarsi che le iniziative culturali che il Parco Letterario riuscirà a<br />

promuovere e realizzare, valgano a far sì che il ricordo e l’opera <strong>di</strong> questo grande<br />

maestro abbiano presa anche sui giovani, non soli irpini, ma anche italiani ed europei<br />

del Duemila<br />

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