Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch
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RAFFAELLA CARNEVALE<br />
Liceo “Ronca”<br />
Lucera ( F G)<br />
4° Classificato<br />
“A trentacinque anni si ritrovava nell’anima la brama insod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> piaceri e <strong>di</strong><br />
amore, e già l’amarezza <strong>di</strong> non aver goduto, e nel cervello una grande paura <strong>di</strong> se stesso e<br />
della debolezza del proprio carattere, invero piuttosto sospetta che saputa per esperienza”.<br />
E’ questa la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un uomo che prende coscienza dell’invecchiamento della<br />
propria anima, avvertendola priva <strong>di</strong> quell’ “élan vital”, ossia <strong>di</strong> quello slancio vitale che<br />
solo un’esistenza colta nel suo valore può destare. Emerge così, come la definirebbe il<br />
filosofo James Hillman, “la forza del carattere”, ovvero l’essenza più intima ed innata<br />
dell’in<strong>di</strong>viduo, quel “daimon” che si sente incompleto, soffocato dalla razionalità ed<br />
inconsapevole della forza <strong>di</strong> cui è portatore. Emilio Brentani, il protagonista <strong>di</strong> “Senilità”,<br />
percepisce il senso dell’alienazione da se stesso, comprende <strong>di</strong> non aver sod<strong>di</strong>sfatto le<br />
passioni che il suo spirito chiedeva <strong>di</strong> appagare e <strong>di</strong> non aver compreso pienamente il suo<br />
essere. E Svevo pone tale <strong>di</strong>sagio su due piani: quello istintivo, “nell’anima la brama<br />
insod<strong>di</strong>sfatta....” e quello razionale, “nel cervello una grande paura ....”,<br />
il primo si manifesta con l’avvertimento dell’amarezza, il secondo con la consapevolezza<br />
della situazione <strong>di</strong> debolezza. E proprio tale debolezza viene analizzata da Svevo in chiave<br />
ironica, volgendo l’attenzione sulle due occupazioni del protagonista, “l’impieguccio” che<br />
gli frutta il necessario per vivere e la “riputazioncella” letteraria che gli concede notorietà<br />
nella sua citta<strong>di</strong>na. L’uso dello spregiativo, prima, e del vezzeggiativo in tono <strong>di</strong>minutivo,<br />
dopo, rende l’ironia non tanto amara quanto comica perché volta a ri<strong>di</strong>colizzare la vita del<br />
piccolo borghese europeo, imbrigliato negli schemi sociali e che si affaccia alla nuova<br />
cultura novecentesca con un accenno <strong>di</strong> curiosità e con l’astenia tipica dell’uomo <strong>di</strong>silluso.<br />
Emilio stesso nell’impegno letterario, se <strong>di</strong> impegno si può parlare, è preso più da<br />
“sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vanità” che “d’ambizione”, non ricercando più quella volontà e quel<br />
genio che lo aveva reso inizialmente “una grande speranza per l’avvenire” e<br />
accontentandosi poi della “rispettabilità letteraria” nella sua città. Questa situazione <strong>di</strong> crisi<br />
esistenziale, che non è propria del solo protagonista ma dell’intera società <strong>di</strong> fine ‘800,<br />
porta ad una nuova visione dell’in<strong>di</strong>viduo e soprattutto necessita <strong>di</strong> una ricerca interiore<br />
che si attua a pieno con la psicanalisi <strong>di</strong> Freud, improntata sulla scoperta delle cause<br />
primarie <strong>dei</strong> comportamenti umani. Lo stesso stile slegato e complesso <strong>di</strong> Svevo esprime<br />
al meglio il flusso <strong>di</strong> coscienza, riflettendo quello che è lo stato proprio della natura umana<br />
ed in questo caso quello <strong>di</strong> Emilio. Egli è l’inetto, colui che senza ormai più vigore si<br />
considera un infermo <strong>di</strong> mente e tende a crogiolarsi in tale con<strong>di</strong>zione, andando ad<br />
incontrare-scontrare l’immagine non solo della salute fisica ma <strong>di</strong> quella psichica,<br />
Angiolina con “il volto illuminato dalla vita”. Ella è il suo opposto, da cui si sente attratto,<br />
ma dal quale cerca <strong>di</strong> prendere le <strong>di</strong>stanze, quasi fosse impaurito dalla stessa vita e dalla<br />
solarità che la donna incarna.<br />
Angiolina è colei che domina la vita con eleganza e bellezza, Emilio, invece, colui che<br />
la subisce con angoscia e atarassia.<br />
Tra <strong>di</strong> loro c’è un frainten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> fondo dovuto alla poca chiarezza delle parole del<br />
protagonista che per viltà allude al suo <strong>di</strong>stacco sentimentale dalla donna senza riuscire ad<br />
esprimersi con più franchezza. Ella potrebbe essere il suo punto fermo, il suo “amore” ma<br />
Emilio vuole che sia solo il suo “giocattolo” e non perché assorto nell’adempimento <strong>di</strong>