Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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lavoro di restauro eseguito a Roma presso l’istituto di Patologia del libro. Per tutte le carte è stato necessario operare preventivamente il lavaggio e lo spianamento, oltre a minuziosi interventi di restauro per consolidare i margini di alcune lettere che presentavano non pochi strappi. La ricollocazione dei documenti è stata condotta in mia presenza, con l’intento di fornire, per ogni singolo documento, una adeguata conservazione ed una individuale possibilità di fruizione e di esposizione. Tutto ciò ha richiesto la progettazione di speciali contenitori a cartella, costituiti da 304 cartoni a ph neutro i quali oltre a svolgere una appropriata conservazione mirano a rendere agevole l’eventuale esposizione di uno o più manoscritti. Questo intervento salvifico contro l’usura e le inevitabili ingiurie del tempo, eseguito magistralmente, ha portato al loro autentico splendore questi preziosi reperti, la cui ricchezza è tutta raccolta nel nome di Francesco De Sanctis, il critico, l’intellettuale, l’uomo politico che seppe considerare la sua opera in una organica molteplicità di interessi e di ricerche. Gli autografi, reperti non statici, della sua vigoria morale sono lì a raccontare una storia di vita che continua, senza intralci, a seminare civiltà e cultura. 34
DOTT. GIOVANNI PAOLONI Segretario-tesoriere della Commissione per l’Edizione Nazionale delle Opere di Francesco De Sanctis Grazie al Prof. Savarese e agli organizzatori che mi hanno offerto questa occasione di parlare dell’edizione nazionale delle opere di F. De Sanctis. L’edizione nazionale nasce dall’idea di non disperdere il lavoro che era stato fatto in occasione del centenario; questo lavoro è stato già ricordato dal Prof. Savarese nella sua introduzione: dopo la fine del centenario nel 1985 venne costituito un comitato con il compito di pubblicare un’edizione nazionale, come si è fatto per altri autori significativi della cultura italiana, per offrire le opere anche di De Sanctis in testi definitivi dal punto di vista filologico, per un uso sia da parte di studiosi qualificati sia da parte di un pubblico più generale. Questo lavoro era necessario per le opere di De Sanctis, nonostante esse fossero state più volte oggetto di pubblicazioni e di edizioni. Come è stato ricordato anche nell’intervento che mi ha preceduto, una prima edizione generale delle opere di De Sanctis si deve a Benedetto Croce, una successiva a Nino Cortese; il progetto laterziano fu diretto da Luigi Russo e poi c’è stata l’edizione einaudiana diretta da Carlo Muscetta. Poteva dunque sembrare strana l’idea di un’edizione nazionale quando già diverse raccolte di opere desanctisiane esistevano, eppure questa edizione era necessaria perché in qualche modo tutte le edizioni precedenti (soddisfacenti per il clima culturale nel cui ambito nascevano) lasciavano, tuttavia, dei motivi di insoddisfazione dal punto di vista filologico, in parte perché tutte in qualche misura incomplete e in parte perché le opere minori venivano presentate in ciascuna di queste edizioni in una maniera che non poteva essere definita soddisfacente dal punto di vista filologico. L’edizione nazionale doveva, dunque, venire a raccogliere il frutto di un secolo di lavoro sui testi desanctisiani per offrire versioni standardizzate e finalmente complete di questi testi. In realtà, a questo risultato si poteva pervenire soltanto dopo un lungo lavoro di ricerca di base, di censimento di materiali, di scavi bibliografici e di scavi archivistici; è stato questo, sull’onda del centenario, il lavoro svolto nel decennio successivo dalle persone che hanno lavorato per l’edizione coordinata da Muscetta e da Marinari. Prima di chiudere questa mia presentazione vorrei dire qualcosa su un aspetto che mi sembra particolarmente significativo per le varie iniziative desanctisiane del Parco Letterario. Curiosamente, uno degli aspetti che maggiormente lasciano perplessi nelle tante edizioni desanctisiane che si sono succedute è proprio quello degli scritti politici, e vi è dietro questa difficoltà una ragione, a mio avviso, culturale. De Sanctis diceva spesso (lo ribadì più volte e, fra le altre, in una celebre lettera ad un suo allievo) che nella sua vita vi erano due pagine, una letteraria e una politica e che egli non aveva alcuna intenzione di lacerare queste due pagine perché le considerava strettamente connesse fra loro. Tuttavia, i suoi allievi e i suoi biografi successivi hanno sempre avuto qualche difficoltà nell’affrontare questa attività politica di De Sanctis dal punto di vista storico ed hanno sempre avuto un atteggiamento quasi svalutativo nei confronti di quest’attività. E questo è un fatto curioso dal punto di vista storico perché De Sanctis ha occupato posizioni importanti dal punto di vista istituzionale e perché, con la sola eccezione di una mancata rielezione dovuta a ragioni politiche e storiche 35
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