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Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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cui è mossa; per questo la grande maggioranza delle classi, anche quelle più<br />

intelligenti e preparate, preferisce restarsene in <strong>di</strong>sparte, guardando con aria <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ffidenza e “quasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo” gli uomini politici, che fidando scarsamente nel loro<br />

personale valore <strong>di</strong>ventano precipitosi, trovando nella politica “cammin rapido e<br />

sicuro verso gli onori e le ricchezze”. Da qui si origina, a giu<strong>di</strong>zio del De Sanctis,<br />

l’in<strong>di</strong>fferenza <strong>dei</strong> citta<strong>di</strong>ni per qualsiasi serio <strong>di</strong>scorso politico che deve servire a<br />

promuovere la crescita del Paese; le stesse Università non sono centri <strong>di</strong> buona cultura,<br />

<strong>di</strong> un sapere cioè costruttivo, saggiamente finalizzato, ma solo “fabbriche <strong>di</strong><br />

professionisti” 13 . <strong>Ch</strong>e sarà dell'Italia - egli si domanda nell’articolo intitolato La gente<br />

onesta - quando “la nuova generazione entri in politica con questa persuasione che<br />

non si può essere insieme un uomo politico e un uomo onesto?” La nostra Patria “è<br />

nazione parlamentare nelle sue istituzioni, ma non ancora nel carattere, nelle abitu<strong>di</strong>ni,<br />

nell’educazione .... La politica è trattata come un mestiere da cui si cavino onori e<br />

guadagni, e i buoni si <strong>di</strong>sgustano e i ribelli si fanno innanzi”.<br />

A questo apparente senso <strong>di</strong> sfiducia per il cattivo uso che si continua a fare della<br />

politica, fa da contrappunto nel De Sanctis la testimonianza del suo costante impegno<br />

come deputato, giornalista, uomo <strong>di</strong> cultura intorno agli spinosi problemi che<br />

travagliano la realtà storica italiana <strong>di</strong> quel tempo: le leggi speciali, la liquidazione<br />

dell’asse ecclesiastico, il trasformismo, la libertà <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> espressione;<br />

quest’ultima soprattutto, strenuamente <strong>di</strong>fesa dal grande critico nel Discorso ai<br />

giovani: “togliere <strong>di</strong> sotto all’or<strong>di</strong>ne la libertà gli è come togliere <strong>di</strong> sotto al culto la<br />

religione; e il culto è allora ipocrisia, l’or<strong>di</strong>ne, la tirannia; e la libertà, come la<br />

religione, è spenta”.<br />

Francesco De Sanctis tenne dunque fede a questa sua istanza <strong>di</strong> “libertà” e <strong>di</strong><br />

democrazia fin da quando, come Governatore del Principato Ultra, entrò a far parte<br />

della nuova classe <strong>di</strong>rigente italiana; anzi, egli non rinunziò mai alla sua originaria<br />

visione etico-democratica (e pedagogica) dello Stato. Nel Proclama che egli scrisse<br />

per il “popolo irpino” il 16 ottobre 1860, in occasione del Plebiscito, scaturisce, ad<br />

esempio, una visione <strong>dei</strong> fatti estremamente concreta e totalmente inserita nel corso<br />

della storia 14 :<br />

“Votare per il no significa: votare per l’ignoranza ... per la povertà ... per l’arbitrio<br />

... per l’intrigo ... Votare per il sì significa votare per l’istruzione ……… per la<br />

ricchezza .......... per l’in<strong>di</strong>pendenza ... per la libertà”. Nella sua mente <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no del<br />

Sud, <strong>di</strong> un Sud costituito da “men<strong>di</strong>canti cenciosi, conta<strong>di</strong>ni affamati, borghesi<br />

anelanti come cani alla pagnotta”, v’è l’auspicio che le degradate e strumentalizzate<br />

plebi meri<strong>di</strong>onali possano finalmente risorgere, partecipando al ben più ampio<br />

<strong>di</strong>scorso dello Stato Unitario, dal quale pretendono la restituzione della propria<br />

coscienza e della propria <strong>di</strong>gnità.<br />

Il De Sanctis, nelle <strong>di</strong>verse fasi della sua attività parlamentare, <strong>di</strong>fese le proprie<br />

idee politiche. Già nel 1864, dopo l’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Aspromonte, sedendo a sinistra<br />

13 È curioso notare come, accostando a quest’espressione quella oggi così <strong>di</strong> uso corrente che<br />

definisce la scuola come “una fabbrica <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupati”, il pensiero politico del De Sanctis<br />

risulti essere <strong>di</strong> grande attualità.<br />

14 Si veda cosa scrive ancora al riguardo A. MARINARI, L’impegno politico del De Sanctis,<br />

in G. MALCANGI, F. De Sanctis, Deputato <strong>di</strong> Trani, cit., pp. 13-19.<br />

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