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Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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soprattutto costruire una scuola che attraversi le stagioni della politica e non sia succube<br />

..della variabilità delle maggioranze politiche. Una scuola deve essere una forza<br />

permanente con una sua identità sganciata dalle tentazioni <strong>di</strong> questa o quest'ultra<br />

coalizione, altrimenti non avremo una vera scuola, non costruiremo una nuova<br />

generazione. Dice il De Sanctis che non si possono rinchiudere nell’arma<strong>di</strong>o ed in archivio<br />

ere<strong>di</strong>tà così gran<strong>di</strong>; non possiamo noi stabilire cosa è utile, cosa non è utile, quale autore è<br />

utile, quale autore non è utile, dobbiamo tener conto, selezionare non rimuovere con<br />

estrema leggerezza, perché se una scuola non ha un pensiero forte, se una scuola non<br />

attinge ad una grande tra<strong>di</strong>zione nazionale, europea, mon<strong>di</strong>ale, non è possibile che<br />

concorra ad una società in cui l’humanitas non sia un’utopia, ma sia una pratica<br />

quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> vita. Bisogna guardare lontano, come seppe fare F. De Sanctis nel momento<br />

in cui fu variamente impegnato come Ministro della Pubblica Istruzione o anche come<br />

docente; bisogna saper guardare lontano, avere il dono dell’oltranza. Ecco, io credo che ci<br />

possiamo soffermare su tre punti essenziali <strong>di</strong> quanto De Sanctis ha detto e ha fatto<br />

riguardo alla scuola, innanzitutto, la centralità della scuola in un paese civile. Non si può,<br />

infatti, considerare la scuola, sia quella secondaria sia l'università, il momento della<br />

formazione, il contesto della formazione <strong>dei</strong> giovani, come qualcosa <strong>di</strong> secondario da<br />

subor<strong>di</strong>nare ad altre esigenze e destinare a questo settore le risorse residue, sia in fatto <strong>di</strong><br />

capacità professionali sia in fatto <strong>di</strong> sostegno finanziario, altrimenti non si genera quello<br />

che il De Sanctis riteneva un punto fondamentale del fare scuola, cioè costruire in ogni<br />

comunità un'atmosfera morale, <strong>di</strong>ce “un me<strong>di</strong>um morale”, una tensione intellettuale, civile<br />

e morale che davvero <strong>di</strong>a forza ai giovani per poter costruire da protagonisti il loro<br />

domani. Perché vedete è una pagina, un passaggio anche abbastanza breve, ma incisivo e<br />

mi permetto <strong>di</strong> leggerlo: d’altra parte l’autore parla sempre meglio <strong>di</strong> qualsiasi interprete:<br />

“per me è fuori <strong>di</strong> dubbio, che, se ne’nostri uomini anche più colti ci è una certa debolezza<br />

<strong>di</strong> tempra, se in loro generalmente la sagacia è astuzia e intrigo, l’ambizione è vanità, la<br />

collera è stizza e pettegolezzo, la volontà è velleità, e l’idea è opinione, si dee in gran parte<br />

alla poca virilità dell’educazione scolastica”, lo credo che questa sia una riflessione alla<br />

quale bisognerebbe tornare in ogni momento del nostro lavoro, ma dovrebbero anche<br />

ispirarsi coloro ai quali è affidata la responsabilità <strong>di</strong> governare la scuola. Sempre su<br />

questo tema: “oggi la patria c’è; e la gioventù tra un ideale sod<strong>di</strong>sfatto e un altro da venire<br />

e non ancora ben chiaro, sta senza bussola, felice e annoiata della sua felicità perché non si<br />

è messa ancora in cammino verso nuovi orizzonti. In<strong>di</strong> quella sua aria un po’svagata e<br />

<strong>di</strong>stratta che ci ha colpiti e <strong>di</strong>sposti male. Ora rinnega l’ideale, perché non ne ha alcuno, e<br />

cerca e non trova il reale, e si chiama e non è positiva, e contenta a quel nome nuovo, non<br />

pensa a rinnovare la sua sostanza, e se la passa cosi tra spensierata e annoiata”. Non credo<br />

che il nostro orizzonte sia molto <strong>di</strong>verso; anche i nostri giovani vivono questa situazione <strong>di</strong><br />

incertezza, sono <strong>di</strong>mi<strong>di</strong>ati. Dobbiamo come scuola dare insegnamenti giusti, quelli che<br />

servono per la vita; invece, ci attar<strong>di</strong>amo in astruse polemiche su architetture e tecnicismi.<br />

Questo è l’attuale <strong>di</strong>battito politico sulla scuola <strong>di</strong> oggi, abbiamo perduto il gusto e<br />

l’intelligenza <strong>di</strong> capire che i problemi da risolvere sono altrove. De Sanctis lo aveva colto<br />

questo. Ancora un altro punto: “la scuola non può essere soltanto luogo <strong>di</strong> istruzione, deve<br />

essere luogo <strong>di</strong> educazione, deve essere innanzitutto luogo <strong>di</strong> educazione”, e qui ritorna<br />

l’incubo del <strong>seminari</strong>o, ogni volta che il De Sanctis parla del <strong>seminari</strong>o, il modello <strong>di</strong><br />

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