Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch
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guicciar<strong>di</strong>niana filtra nella prosa critica del De Sanctis che la interpreta, e una visione<br />
del mondo in cui l’Uomo del Guicciar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>venta personaggio negativamente<br />
esemplare.<br />
Altra cosa si rivela essere il Machiavelli desanctisiano: lo “auctor” messo nel<br />
dovuto rilievo vuoi da Ferroni che da Palumbo. Ma, come nel caso del Guicciar<strong>di</strong>ni,<br />
anche Machiavelli viene coinvolto in un pathos <strong>di</strong> verità che fa parte della logica<br />
interna della mentalità desanctisiana. Questa volta però Machiavelli acquisisce il ruolo<br />
<strong>di</strong> precursore esaltante e se le campane suonano a festa mentre il De Sanctis scrive il<br />
capitolo della Storia della Letteratura che <strong>di</strong>rettamente lo riguarda è perché le campane<br />
annunciano gioiosamente la presa <strong>di</strong> Roma, un capitolo proiettivo <strong>di</strong> unità nazionale<br />
che Machiavelli sembra aver sognato.<br />
Passando ora all’amico Ferroni, ricorderò che dobbiamo proprio a lui una Storia<br />
della Letteratura intensamente elaborata, scritta con una verve espositiva che la rende<br />
altamente leggibile e <strong>di</strong>vulgabile. A che cosa serve una storia letteraria? È veramente<br />
recuperabile il messaggio storico-letterario <strong>di</strong> un De Sanctis? E qui torniamo ad un<br />
punto molto delicato che riguarda la storia personale <strong>di</strong> De Sanctis. Egli si sente come<br />
circondato da un <strong>di</strong>stacco critico che sembra coinvolgere anche chi nel passato aveva<br />
attinto al suo affascinante fervore <strong>di</strong>dascalico. Tale <strong>di</strong>stacco sembra riguardare tanto i<br />
suoi scritti quanto le coeve Lezioni <strong>di</strong> storia letteraria <strong>di</strong> Luigi Settembrini, mentre<br />
affiorano idee della ricerca che oggi noi chiameremmo “positivistiche”. Per questi<br />
critici <strong>di</strong> nuova scuola non sono le formule definitorie, non è la logica interna del<br />
tessuto letterario <strong>di</strong> cui occorre farsi promotori e <strong>di</strong>ffusori, occorre invece<br />
approfon<strong>di</strong>re le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> verità storica, bisogna esplorare le biblioteche, scavare negli<br />
archivi per reperire quanto atten<strong>di</strong>bili siano le formule generali che gli scrittori <strong>di</strong><br />
storia letteraria sottopongono alla verifica del pubblico.<br />
Singolare è a questo proposito l’autocritica a cui il De Sanctis sembra sottoporsi.<br />
Egli non esita infatti a rivelare quanto intensa sia stata la partecipazione degli uomini<br />
della sua generazione agli impegni nella vita pubblica e quanto poco tempo essi<br />
abbiano avuto <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi a ricerche <strong>di</strong> archivio e a quella filologia <strong>dei</strong> riscontri<br />
testuali tanto ormai richiesta da una generazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi. Ma è in queste riserve <strong>di</strong><br />
sopraggiunta acquiescenza l’aggiornata verità del messaggio del De Sanctis? Da parte<br />
mia, suggerirei una lettura complementare alla Storia della Letteratura, ma attenta ed<br />
intensa dell’'Epistolario del De Sanctis e <strong>di</strong> quello scritto formulato un biennio prima<br />
della sua morte, intitolato La Giovinezza relato ai primi trent’anni della vita dello<br />
stu<strong>di</strong>oso e affidato da Marietta Testa, moglie del De Sanctis, nel 1889 ad un <strong>di</strong>scepolo<br />
in rottura <strong>di</strong> gruppo: Pasquale Villari.<br />
<strong>Ch</strong>e fare? Si chiede il De Sanctis al rientro dal suo esilio zurighese. “Devo mettere<br />
tra parentesi l’impegno del critico letterario, la mia vocazione <strong>di</strong> maestro che è stata<br />
per tanti anni significativa a Napoli, a Torino e a Zurigo?” Al momento in cui un<br />
<strong>di</strong>scepolo degli anni napoletani, Angelo Camillo De Meis, gli suggerisce che è giunta<br />
l’ora che un quarantenne come lui, dopo tanto esilio e tanto soffrire, si sposi, accade<br />
che, per sopraggiunta ansia <strong>di</strong> guadagno il De Sanctis s’impegni nella stesura della<br />
Storia della Letteratura. C’è iniziale speranza che, essendo il De Sanctis deputato al<br />
Parlamento, il Governo accetti <strong>di</strong> finanziarla. Non se ne fa nulla e per giunta il lavoro<br />
che, come Ferroni ci ha detto, dovrebbe essere compreso in tre copiosi volumi, viene