Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch
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PROF. MARIO G. GIORDANO<br />
Direttore della rivista “Riscontri ”<br />
Il tema generale entro cui si colloca questa conversazione: “Dalla grammatica alla<br />
storia: per <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> Francesco De Sanctis” si riferisce ad un itinerario<br />
essenzialmente ideale che tuttavia si realizza attraverso una serie <strong>di</strong> tappe concrete che<br />
nel loro insieme configurano l’intero percorso dell’evoluzione umana e intellettuale<br />
del grande critico irpino.<br />
Il De Sanctis, nato a Morra nel 1817, quando lascia il suo paese è un ragazzo <strong>di</strong><br />
nove anni che, come tanti altri figli della locale borghesia del tempo, si reca a Napoli<br />
con l’intento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e <strong>di</strong>ventare avvocato. A un certo punto, però, in conseguenza<br />
<strong>di</strong> ragioni estranee alla sua volontà, si trova a dover seguire un in<strong>di</strong>rizzo del tutto<br />
<strong>di</strong>verso. In particolare, la malattia dello zio Carlo presso cui viveva e che teneva una<br />
scuola privata lo costrinse ad assumere su <strong>di</strong> sé l’onere dell’insegnamento e ad<br />
incamminarsi così per una strada che lo avrebbe condotto alle più alte conquiste nella<br />
visione <strong>dei</strong> problemi della cultura, della storia e della politica.<br />
Il suo primo insegnamento fu <strong>di</strong> grammatica come anche i suoi primi stu<strong>di</strong> erano<br />
stati <strong>di</strong> grammatica alla scuola <strong>di</strong> Basilio Puoti. Ma si trattava <strong>di</strong> una grammatica che,<br />
nell’uno e nell’altro caso, possiamo definire particolare nel senso che non si limitava a<br />
un fatto puramente meccanico e normativo ma costituiva invece un modo <strong>di</strong> entrare<br />
nella realtà della storia. Anche nei dettagli più minuti dello stu<strong>di</strong>o della grammatica<br />
egli riusciva infatti a collocare le cose su uno sfondo che qualcuno ha giustamente<br />
definito <strong>di</strong> tipo vichiano in considerazione della sua <strong>di</strong>namica intrinsecamente<br />
storicistica. “La mia attenzione” - così egli ricorderà nella Giovinezza questa prima<br />
fase del suo insegnamento - “andava dalla forma al contenuto, dalle parole alle idee;<br />
sicché sotto quelle apparenze grammaticali variabili e contrad<strong>di</strong>ttorie, io vedeva una<br />
logica animata, e tutto metteva a posto, in tutto <strong>di</strong>scerneva il regolare e il ragionevole,<br />
non ammetteva eccezioni e non ripieni e non casi arbitrari”.<br />
Analogamente, gli stu<strong>di</strong> “grammaticali” che si svolgevano alla scuola<br />
del Puoti erano per il tempo qualcosa <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nariamente importante. Come<br />
riconoscerà lo stesso De Sanctis nel saggio L’ultimo <strong>dei</strong> puristi, “allora il passato si<br />
chiamava il <strong>seminari</strong>o, l’istruzione provinciale; il progresso si chiamava il purismo, la<br />
scuola <strong>di</strong> Basilio Puoti”. Questo perché “<strong>di</strong> scuole pubbliche ci era appena il nome;<br />
l’Università era deserta: insegnava lettere italiane un tal canonico Bianchi, il quale<br />
pagava lui i due o tre suoi studenti”. D’altra parte, anche a prescindere dal fascino <strong>di</strong><br />
grande maestro che il Puoti riusciva ad esercitare, non bisogna <strong>di</strong>menticare che il<br />
purismo, anche se considerato in se stesso, oltre che con la sua valenza culturale, si<br />
presentava con una sua innegabile valenza civile in quanto costituiva un modo <strong>di</strong><br />
riven<strong>di</strong>care una precisa identità nazionale che, alla vigilia del processo risorgimentale,<br />
non poteva non incidere nelle coscienze con la suggestione e il vigore <strong>di</strong> esaltanti<br />
richiami.<br />
Come risulta dal Regolamento della sua scuola, l’attenzione per la grammatica<br />
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