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Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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nella sfera intellettuale, avesse subito, invece, dal punto <strong>di</strong> vista politico e sul piano<br />

delle istituzioni, un drammatico tracollo. L’Italia <strong>di</strong>ventava prigioniera <strong>di</strong> quei barbari<br />

che la invadevano, i quali potevano anche essere reputati inferiori, ma che, tuttavia,<br />

imponevano la loro legge politico-militare nella storia europea contemporanea. Di<br />

fronte alle loro aggressioni l’Italia aveva perduto la libertà <strong>dei</strong> suoi stati e aveva<br />

smarrito la stessa fisionomia <strong>di</strong> nazione. Ebbene, De Sanctis trova la risposta<br />

all’enigma <strong>di</strong> questa resa proprio nel sistema teorico <strong>di</strong> cui i Ricor<strong>di</strong> sono lo specchio.<br />

Essi danno forma a una malattia <strong>di</strong>ffusa e la celebrano, svelandola in piena luce.<br />

Questa malattia <strong>di</strong>venta la ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutti i mali, e si trasmette come un veleno, che<br />

corrode la vita collettiva fino ad annientarla. L’ideale civile <strong>di</strong> uomo, che De Sanctis<br />

scopre nelle tesi guicciar<strong>di</strong>niane, porta in sé, infatti, una colpa originale. Questa colpa<br />

si chiama “debolezza <strong>di</strong> tempra”. Guicciar<strong>di</strong>ni, così, affonda le ra<strong>di</strong>ci nello stesso<br />

terreno da cui nasce la crisi del Rinascimento. Scrive De Sanctis: “nei Ricor<strong>di</strong> si trova<br />

la corruttela italiana co<strong>di</strong>ficata e innalzata a regola <strong>di</strong> vita”. Sono parole pesanti come<br />

pietre, che vanno intese alla lettera e costituiscono il punto <strong>di</strong> forza del ragionamento.<br />

Da che cosa <strong>di</strong>penda questa <strong>di</strong>agnosi l’autore lo chiarisce imme<strong>di</strong>atamente. Non conta<br />

avere idee buone, giacché si può affermare qualunque cosa. La vera, terribile colpa è<br />

un’altra: non si farà assoluta- mente nulla per tradurre in fatti quel mondo <strong>di</strong><br />

convinzioni e <strong>di</strong> speranze. Il nostro autore può anche sognare una città ben governata,<br />

può immaginare un’Italia liberata dai barbari e redenta da ogni forma <strong>di</strong> tirannia,<br />

inclusa quella spirituale <strong>dei</strong> preti, e tuttavia, avverte De Sanctis, “l’uomo del<br />

Guicciar<strong>di</strong>ni” non muoverà un <strong>di</strong>to per tradurre in realtà queste personali aspirazioni.<br />

Potrà avere gran<strong>di</strong> e forti desideri, e tuttavia non si sentirà impegnato per dare senso,<br />

corpo, effetto alle sue idee. Questo tipo <strong>di</strong> intellettuale sognerà anche il migliore <strong>dei</strong><br />

mon<strong>di</strong> possibili, ma la sua energia non sarà mai utilizzata per il raggiungimento <strong>di</strong><br />

questo traguardo e nella lotta per conquistarlo. Le affermazioni che egli proclama<br />

sono, dunque, del tutto retoriche, perché alla loro formulazione non si accompagnerà<br />

nessun atto concreto. Altro è il mondo della teoria, altro quello della pratica. I principi<br />

più nobili debbono essere subor<strong>di</strong>nati agli interessi del soggetto, i quali <strong>di</strong>ventano<br />

l’unico motore della vita. Essi sono, ormai, i valori autentici a cui l’in<strong>di</strong>viduo si<br />

aggrappa.<br />

L’attuazione <strong>di</strong> questa nuova gerarchia implica, per De Sanctis, un effetto devastante.<br />

La rivoluzione etica e metodologica, sancita nel cuore stesso <strong>dei</strong> Ricor<strong>di</strong>, conduce il<br />

ragionamento che egli sviluppa a un passaggio cruciale. Infatti, con l’uomo del<br />

Guicciar<strong>di</strong>ni finiscono, per il suo interprete, le idee <strong>di</strong> patria, <strong>di</strong> verità, <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong><br />

virtù e l’eclisse <strong>di</strong> questi nomi costituisce la vera, spaventosa catastrofe. Analizzando<br />

le posizioni guicciar<strong>di</strong>niane, De Sanctis mostra quanto <strong>di</strong> peggio ci possa essere in un<br />

sistema ideologico che assume quelle caratteristiche e denuncia una colpa sostanziale:<br />

la demolizione del fondamento <strong>di</strong> qualunque comunità, nel cui spazio i soggetti<br />

con<strong>di</strong>vidano un’idea comune, muovendosi per un fine in cui tutti si riconoscono e che<br />

tutti collaborano a portare a compimento.<br />

Se si sfalda la coesione che tiene insieme i singoli, irrompe inevitabilmente<br />

un’altra legge. In primo piano esiste solo l’in<strong>di</strong>viduo, con i traguar<strong>di</strong> che nella sua<br />

autonomia e nel suo egotismo può raggiungere. I Ricor<strong>di</strong>, nella loro asciutta chiarezza,<br />

non sono nuli’altro che il manifesto più esplicito <strong>di</strong> questa apologia del soggetto.<br />

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