Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch
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PROF. GIULIO FERRONI<br />
Università “La Sapienza ” - Roma<br />
Mi <strong>di</strong>spiace che l’arrivo così in ritardo mi abbia impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> seguire la prima parte<br />
degli interventi e la prima parte del <strong>di</strong>scorso dell’amicissimo Matteo Palumbo: e devo<br />
aggiungere, scusandomi, che la simpatia e l’affetto per questa terra è per me<br />
determinata e rafforzata, oltre che dalle sue qualità, dall’amicizia con il Prof. Dante<br />
Della Terza che già una trentina d’anni fa mi parlava, in altri luoghi, della sua amata<br />
Sant’Angelo <strong>dei</strong> Lombar<strong>di</strong>; e ciò ha fatto sì che io per essa sentissi sempre un intenso<br />
legame affettivo. Questo conferma il mio piacere per il fatto <strong>di</strong> essere qui; tanto più<br />
che l’occasione e la ragione del nostro incontro al Parco Letterario Francesco De<br />
Sanctis ci invita a parlare <strong>di</strong> quella eccezionale personalità della critica e della storia<br />
della letteratura che è stato appunto Francesco De Sanctis: a parlarne in un momento<br />
in cui un’istituzione (o, se volete, un genere) come la storia letteraria non gode <strong>di</strong><br />
troppa buona fama almeno presso alcuni intellettuali, critici o uomini <strong>di</strong> cultura à la<br />
page. Io sono completamente d’accordo con la prospettiva venuta fuori dal <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong><br />
Matteo Palumbo: ma insieme a lui devo constatare che oggi anche nella scuola, anche<br />
negli interventi che la riguardano, nelle programmazioni <strong>di</strong> riforma e <strong>di</strong> altro tipo,<br />
nelle <strong>di</strong>scussioni interminabili ed autoreferenziali sulla <strong>di</strong>dattica della letteratura, la<br />
storia letteraria non gode <strong>di</strong> universale prestigio; dappertutto si affacciano riserve,<br />
talvolta anche giuste, e in molti casi si giunge ad<strong>di</strong>rittura al <strong>di</strong>sprezzo nei confronti<br />
della storia letteraria. Da un po’ <strong>di</strong> tempo sto pensando <strong>di</strong> scrivere un saggio polemico<br />
con un titolo un po’ desueto Del <strong>di</strong>sprezzo verso la storia letteraria: questo <strong>di</strong>sprezzo,<br />
come sapete, è stato in parte originato da una certa cattiva abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are a<br />
scuola solo la storia letteraria, senza nemmeno leggere i testi; abitu<strong>di</strong>ne a ridurre la<br />
stessa storia letteraria a delle formule meccaniche che fanno trascurare la concreta<br />
complessità della letteratura. Ma chi ama davvero la storia letteraria ha sempre saputo<br />
e pensato che essa non possa essere altro che una riflessione <strong>di</strong> tipo generale, una<br />
contestualizzazione a partire dai testi e dalla loro interpretazione. E’ ovvio fino alla<br />
banalità che la prima cosa nello stu<strong>di</strong>o della letteratura è la letteratura stessa, sono le<br />
opere letterarie, le gran<strong>di</strong> esperienze della tra<strong>di</strong>zione: nessuno storico della letteratura<br />
lo ha messo in dubbio, anche se in certa pratica scolastica c’è stata una certa riduzione<br />
del sapere letterario a formule <strong>di</strong> storia letteraria, che ha fatto sorgere riserve motivate<br />
nei confronti dell’uso eccessivo del manuale <strong>di</strong> storia letteraria. Ma queste riserve<br />
anche giuste hanno portato molti ad atteggiamenti quasi <strong>di</strong> vero e proprio <strong>di</strong>sprezzo,<br />
con critiche anche estreme, insistenti, pedanti alla storia letteraria in quanto tale,<br />
critiche che da parecchi anni coinvolgono ormai lo stesso De Sanctis. Nella cultura<br />
italiana della seconda metà del ‘900, soprattutto nella parte finale del ‘900, dopo il<br />
periodo del grande ritorno al De Sanctis in chiave marxista o neo-storicista, c’è stata<br />
una fase <strong>di</strong> rigetto nei confronti del grande modello da lui rappresentato: saggi critici,<br />
manuali, opere collettive <strong>di</strong> vario rango, contengono riserve piuttosto dure nei<br />
confronti del modello desanctisiano; e, al <strong>di</strong> là dello stesso riferimento a De Sanctis,<br />
sembra perfino che in certo corrente linguaggio pedagogico si faccia a gara nel<br />
designare la storia letteraria come qualche cosa <strong>di</strong> pedantesco, come un fasti<strong>di</strong>oso<br />
veleno che ucciderebbe l’esperienza della letteratura. Per esempio, ho visto per caso