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Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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'700 Pallante e D'Asti, lo stesso Pasquale Stanislao Mancini. De Sanctis mise scuola a<br />

Napoli nel famoso vico Bisi: era la sua scuola e lui fu in qualche modo da essa<br />

trascinato all'impegno politico. Nel clima hegheliano della cultura napoletana, che si<br />

poneva in antitesi rispetto all'astrattezza dell'illuminismo, De Sanctis rappresentava un<br />

filone che potremmo definire neo-guelfo. Lo svela quel suo celebre <strong>di</strong>scorso ai giovani<br />

del febbraio '48 in cui prende le <strong>di</strong>stanze dalle esperienze del 1799 e dalle sue<br />

premesse francesi e trasmette ai giovani il suo sentimento intriso <strong>di</strong> moderatismo neocattolico.<br />

Il maggio del '48, con i moti rivoluzionari portò ad un coinvolgimento forte<br />

proprio <strong>di</strong> tutti i suoi allievi. Questo coinvolgimento lo prese e lo travolse negli eventi<br />

<strong>di</strong> quei giorni, tanto che il De Sanctis fu imprigionato in Castel dell'Ovo. Seguì la fuga<br />

in Calabria, e poi il tempo dell'esilio militante nell'impegno culturale: Torino, Zurigo e<br />

poi, quando è il momento <strong>di</strong> ritornare, nel 1860 ha la prima carica da Garibal<strong>di</strong>, che lo<br />

nomina Governatore della provincia <strong>di</strong> Principato Ultra. De Sanctis comincia così a<br />

dare un segno della sua forte capacità operativa, al <strong>di</strong> là <strong>dei</strong> giu<strong>di</strong>zi molto critici, che<br />

proprio su questo punto ci ha letto prima Gerardo. In realtà da giovanissimo De<br />

Sanctis con grande capacità affronta un problema allora drammaticamente complesso,<br />

quello del brigantaggio in Alta Irpinia.<br />

Lo ho nel mio piccolo archivio privato un provve<strong>di</strong>mento originale <strong>di</strong> De Sanctis<br />

Governatore, con la sua firma autografa, proprio su questi temi dell'impegno e della<br />

riorganizzazione della Guar<strong>di</strong>a Nazionale: quin<strong>di</strong> politico non solo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> capacità<br />

analitiche, ma politico <strong>di</strong> azione. Poi si can<strong>di</strong>da, viene eletto in Parlamento e subito<br />

<strong>di</strong>venta Ministro della Pubblica Istruzione.<br />

Prima ancora <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare Ministro e parlamentare, nel tempo ancora dell’avvio<br />

della riorganizzazione o dell'organizzazione dello Stato Nazionale, s'impegna nella<br />

riorganizzazione dell'Università <strong>di</strong> Napoli, un compito al quale attese in brevissimo<br />

tempo e con grande successo. Tornarono tutti i gran<strong>di</strong> esuli, da Spaventa a Mancini a<br />

Imbriani a Borghi a Villani, a Settembrini, ricreando intorno all'Università <strong>di</strong> Napoli la<br />

funzione <strong>di</strong> grande fucina delle classi <strong>di</strong>rigenti del Mezzogiorno: quin<strong>di</strong> impegni<br />

molto concreti, capacità molto concreta. E poi viene eletto in Parlamento, fa il<br />

Ministro con Cavour e con Ricasoli, poi con Cairoli. Memorabile la sua grande<br />

battaglia per l'istruzione obbligatoria. I suoi <strong>di</strong>scorsi, quando in Parlamento nel '74 si<br />

<strong>di</strong>scuteva questa proposta, restano esemplari. In questi c'è tutto quello che noi oggi, in<br />

questo clima <strong>di</strong> new economy, inten<strong>di</strong>amo come società della conoscenza; in fondo fu<br />

una grande anticipazione sul valore della <strong>di</strong>ffusione dell'istruzione come grande<br />

occasione <strong>di</strong> riscatto e <strong>di</strong> partecipazione vera <strong>dei</strong> citta<strong>di</strong>ni alla vita della comunità, in<br />

generale, per l'intera realtà del Paese, del neo-unito Paese, ma naturalmente era<br />

particolare l'attenzione per queste realtà del Mezzogiorno.<br />

Dopo questo tempo <strong>di</strong> battaglie sulla straor<strong>di</strong>naria importanza dell’istruzione c'è il<br />

tempo della rivoluzione parlamentare del marzo '76. In un certo senso questo è il<br />

punto <strong>di</strong> svolta anche della sua riflessione e del suo rapporto con la politica. La<br />

rivoluzione crea una profonda delusione anche in De Sanctis; tutto quello che accadrà<br />

in quel tempo viene descritto dal De Sanctis come segno <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento del senso<br />

morale, della moralità pubblica e privata insieme, come allontanamento della politica<br />

dalle gran<strong>di</strong> spinte etico-ideologiche del Risorgimento. Qui è del tutto automatico e<br />

spontaneo l'accostamento <strong>di</strong> quella con<strong>di</strong>zione a questa che pure noi abbiamo vissuto e<br />

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