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Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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Già in una pagina della sua Storia della letteratura italiana, analizzando la poesia <strong>di</strong><br />

lacopone da To<strong>di</strong> collegata ad una letteratura latina popolare, animata dal sentimento<br />

religioso" 26 , De Sanctis coglieva l'occasione per rammemorare:<br />

"In Morra, mio paese nativo, ricordo che nella festa della Madonna, quando la<br />

processione è giunta sulla piazza, comparisce l'angiolo, che fa l'annunzio. Ed è ancora<br />

la vecchia tra<strong>di</strong>zione dell'angiolo, che allora apriva la rappresentazione, annunziando<br />

l'argomento" 27<br />

I luoghi della sua infanzia vengono più volte evocati nei Ricor<strong>di</strong> che il professore<br />

dettò alla nipote Agnese a partire dal 1881. Nell''incipit del primo capitolo intitolato<br />

Mia nonna sono raggruppate le motivazioni delle sue rievocazioni biografiche ed<br />

intellettuali; la scrittura propone una rappresentazione scenica non priva <strong>di</strong> assonanze<br />

con il mondo pittorico napoletano, che trovava nelle esposizioni della Promotrice la<br />

sua consacrazione artistica.<br />

"Ho sessantaquattro anni, e mi ricordo mia nonna (Gaetana Gargani) come morta<br />

pur ieri. Me la ricordo in cucina, vicino al foco, con le mani stese a scaldarsi,<br />

accostando un po' lo scanno, sul quale era seduta. Spesso pregava e <strong>di</strong>ceva il rosario.<br />

Aveva quattro figli, due preti e due casati. Uno era in Napoli, teneva scuola <strong>di</strong> lettere e<br />

si chiamava Carlo; gli altri due stavano a Roma esiliati per le faccende del 21, ed<br />

erano zio Peppe e zio Pietro, il quarto era papà, che stava a casa e si chiamava<br />

Alessandro. Mia nonna era il capo della casa e teneva la bilancia uguale tra le due<br />

famiglie e si faceva ubbi<strong>di</strong>re. I primogeniti erano Giovannino e Ciccillo, c'ero io. Si<br />

stava allegri, e si faceva il chiasso, correndo per l'orto, e l’inverno riempiendo <strong>di</strong><br />

allegria i sottani <strong>di</strong> casa (...) " 28<br />

La murmurante mèmoire si materializza come elemento centrale della narrazione<br />

desanctisiana, confermando la veri<strong>di</strong>cità dell'analisi proposta da Bachelard secondo<br />

cui:<br />

"Ogni infanzia è favolosa, naturalmente favolosa. Certamente non in relazione alle<br />

favole, sempre cosi fittizie, che si raccontano e che servono a <strong>di</strong>vertire solo il vecchio<br />

che le racconta" 29<br />

L'infanzia in sostanza è, come <strong>di</strong>cevamo, un vero archetipo della felicità semplice<br />

e il linguaggio <strong>di</strong>venta esso stesso parte fondamentale della coerenza del racconto. I<br />

ricor<strong>di</strong> personali, chiari e spesso ripetuti, non spiegano mai completamente perché le<br />

reverìes che ci riportano all'infanzia continuano ad esercitare un tale fascino.<br />

Nel capitolo sesto de La Giovinezza, quello per intenderci de<strong>di</strong>cato all'incontro con<br />

don Domenico Cicirelli, lo stu<strong>di</strong>oso locale che De Sanctis definisce con una punta<br />

d'ironia "il grand'uomo <strong>di</strong> Morra Irpino" e "libro vivente", si possono rintracciare<br />

consistenti elementi del <strong>di</strong>chiarato significato letterario del suo memorialismo e della<br />

salda connessione esistente tra la materia narrata e l'uso <strong>di</strong> taluni termini <strong>di</strong>alettali: si<br />

pensi al sottano, a quella sorta <strong>di</strong> fondaco, nel quale De Sanctis in<strong>di</strong>vidua nell'atlante<br />

26<br />

F. DE SANCTIS. Storia della letteratura italiana, a cura <strong>di</strong> Niccolò Gallo, introduzione <strong>di</strong><br />

Giorgio Ficara, Parigi-Torino, Einau<strong>di</strong> - Gallimard. 1996, p. 36.<br />

27<br />

(5) ivi, p. 37.<br />

28<br />

F. DE SANCTIS. La Giovinezza. Memorie postume seguite da testimonianze biografiche <strong>di</strong><br />

amici e <strong>di</strong>scepoli, cit., pp. 3-4.<br />

29<br />

G. BACHELARD. La poetica della réverie, cit., p. 129.<br />

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