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Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch

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Rattazzi, "ritenendo che i partiti sono strumenti <strong>di</strong> lotta politica moderna", e<br />

quando quel centro andò in crisi. De Sanctis accre<strong>di</strong>tò a Rattazzi l'intento <strong>di</strong><br />

unire i <strong>di</strong>versi partiti della Camera ed operare una grande riconciliazione. "Era<br />

quello che effettiva mente Rattazzi voleva fare con l'idea che nonostante i<br />

<strong>di</strong>spareri, essendo medesimi i principi, si potesse riuscire a una fusione <strong>di</strong> tutti<br />

i partiti".<br />

Anche questa sembra sempre una storia <strong>dei</strong> nostri giorni!<br />

"Nel Regno <strong>di</strong> Sardegna" - <strong>di</strong>ce De Sanctis - "la cosa era riuscita a<br />

Cavour che aveva saputo manovrare tra una sinistra impaziente ed una destra<br />

retriva. Il torto <strong>di</strong> Rattazzi era stato invece <strong>di</strong> non aver capito, quanto la<br />

situazione era ormai <strong>di</strong>versa e <strong>di</strong> non aver trovato i mezzi adatti a formare<br />

questa grande maggioranza".<br />

Rattazzi aveva creduto che per creare un centro bastasse <strong>di</strong>stinguersi da<br />

una estrema destra e da una estrema sinistra, come se il centro fosse<br />

un'equi<strong>di</strong>stanza geografica: un concetto <strong>di</strong> centro "negativo", non operativo,<br />

vuoto.<br />

Ma affermava, partendo dal modo in cui Cavour aveva reso vitale il suo<br />

centro, che "le maggioranze non si formano artificialmente. Quando altri degli<br />

uomini autorevoli e gran<strong>di</strong> presenteranno delle idee, le quali possano riunire<br />

uomini separati per concetti inferiori in un concetto superiore, io credo che<br />

allora sia naturale che una fusione ci sia".<br />

E evidente la tesi, per la quale De Sanctis si batterà sempre, che gli<br />

schieramenti parlamentari si evolvono sì con il mutare delle circostanze, ma i<br />

partiti sono tali solo se prendono coscienza <strong>dei</strong> principali problemi del<br />

momento e hanno un respiro che guarda al futuro.<br />

Da ciò, i ripetuti inviti ad "uomini autorevoli e gran<strong>di</strong>" a presentare le<br />

idee aggregatrici; da ciò, infine, i vari tentativi <strong>di</strong> proporre programmi politici<br />

a suo avviso rispondenti ai tempi.<br />

Nel '62, però. De Sanctis non ritiene che la situazione italiana sia mutata<br />

e richieda partiti <strong>di</strong>versi da quelli formatisi con l'unità.<br />

Egli insiste nel novembre "sulle <strong>di</strong>fficoltà incontrate da Rattazzi per<br />

presentarsi al centro tra un'estrema destra, che in realtà non esiste nella Camera<br />

uscita dalle elezioni del '61, ed una estrema sinistra, che non ha ancora una<br />

fisionomia precisa".<br />

In concreto De Sanctis abbandona la "teoria del centro" nel constatare<br />

che nel Parlamento si fronteggiano "il grande partito Conservativo, liberale,<br />

moderato", la grande maggioranza che è l'opera superstite <strong>di</strong> Cavour e che ha<br />

saputo dare l'impronta della legalità allo Stato italiano appena nato, ed il<br />

partito che si ispira a Garibal<strong>di</strong>, al quale va il merito <strong>di</strong> "avere con una ar<strong>di</strong>ta<br />

iniziativa <strong>di</strong>strutto ogni dubbio che poteva ancora esserci intorno all'unità<br />

Italiana".<br />

L'ideale del De Sanctis non è più il centro cavouriano. "Alla destra si<br />

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