Atti dei seminari di studi desanctisiani - Morreseemigrato.Ch
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dell’arte: concretezza che è la stessa della vita, dato che la poesia è sempre vita<br />
realizzata che non rispecchia <strong>di</strong>rettamente la realtà, ma in qualche modo la incarna, la<br />
crea. La poesia, la grande letteratura dà forma reale al tempo storico: è carica <strong>di</strong><br />
storicità non perché, come poi è stato fatto da tanta sociologia della letteratura e anche<br />
da tante tendenze della critica letteraria marxista, non perché rispecchi la realtà, ma<br />
perché incarna la vita della realtà, della realtà nel tempo, della realtà <strong>di</strong> un tempo<br />
concreto: e anche se, ad esempio proprio uno stu<strong>di</strong>oso come Wellek ne riduce il<br />
rilievo, credo che sia importante per De Sanctis una parola come situazione. Per lui<br />
situazione è il modo dell’arte <strong>di</strong> essere vita: in accezione ben <strong>di</strong>versa da quella<br />
esistenzialistica che le darà Jean Paul Sartre, situazione è qualche cosa che è<br />
<strong>di</strong>rettamente interno al presentarsi della vita nella poesia, in<strong>di</strong>ca la concretezza della<br />
realtà entro la forma della poesia. E proprio questo senso della specificità vitale<br />
dell’arte fa sfuggire il critico e lo storico della letteratura da ogni tecnicismo: punto<br />
determinate anche per la critica e la storiografia contemporanea.<br />
Nel secondo ‘900 c’è stata una <strong>di</strong>ffusione e moltiplicazione assai feconda <strong>di</strong><br />
meto<strong>di</strong> critici, <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> d’indagine <strong>di</strong> tipo tecnico: c’è stato il grande momento dello<br />
strutturalismo, la cui onda lunga stancamente sopravvive perfino nelle prove<br />
dell’esame <strong>di</strong> maturità, con quell’insistenza, davvero eccessiva, sull’analisi del testo.<br />
Comunque l’attenzione ai dati tecnici anche più minuti ha utilmente contribuito ad<br />
allontanarci da certo <strong>di</strong>sinvolto impressionismo critico e da certo settario ideologismo:<br />
ma tra narratologia, semiologia, forme <strong>di</strong> analisi strutturali <strong>di</strong> tutti i tipi, si sono dati<br />
altri motivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco da De Sanctis. Ora però è il momento <strong>di</strong> ricondurre in più<br />
limitati spazi il ruolo della tecnica e del tecnicismo nello stu<strong>di</strong>o <strong>dei</strong> fatti letterari: se si<br />
tratta <strong>di</strong> orizzonti analitici <strong>di</strong> tipo specialistico, se si mira a fare sul testo letterario <strong>dei</strong><br />
rilievi che abbiano una <strong>di</strong>retta esplicita funzionalità conoscitiva in senso tecnico, allora<br />
può forse andar bene qualsiasi tecnicismo anche estremo. Ma quando la letteratura<br />
deve essere messa in gioco per il suo valore come esperienza concreta, nella sua<br />
relazione con la vita <strong>di</strong> una società, con una catena <strong>di</strong> relazioni che chiamano in causa<br />
gli in<strong>di</strong>vidui nella loro particolarità esistenziale e tutto il mondo intorno, allora il<br />
tecnicismo è assolutamente inutile, mostra tutto il suo carattere specialistico ed<br />
autoreferenziale. E tra l’altro si deve notare che certe analisi tecniche si possono fare<br />
comunque benissimo senza bisogno che siano in qualche modo, <strong>di</strong>ffuse, propagandate,<br />
stampate, e tanto meno stu<strong>di</strong>ate nelle scuole. Molto spesso vengono pubblicati <strong>dei</strong> libri<br />
con analisi sottilissime che hanno solo la funzione <strong>di</strong> produrre <strong>dei</strong> risultati utili a chi<br />
scrive il libro stesso, ma che non vanno mai incontro ad un reale pubblico, non<br />
mettono mai in gioco effettivamente l’esperienza rappresentata dal testo letterario in<br />
questione.<br />
Oggi molti critici scoprono e affermano con forza i limiti del tecnicismo e il danno<br />
che la sua <strong>di</strong>ffusione fuori dai limiti del più stretto specialismo ha fatto nei confronti<br />
proprio del possibile <strong>di</strong>alogo tra il pubblico e la letteratura. Uno <strong>dei</strong> maggiori critici<br />
viventi, George Steiner, ci invita ad uscire dalle prigioni <strong>di</strong> una critica come “<strong>di</strong>scorso<br />
secondo” che si avvolge attorno alle opere letterarie e cerca proprio <strong>di</strong> tirarne fuori con<br />
le pinze (oggi con il computer) tutti i dati possibili, occorrenze, frequenze, dati<br />
analitici <strong>di</strong> varia estrazione: cose che magari si possono fare, a livello anche <strong>di</strong> piccole<br />
esercitazioni, <strong>di</strong> gioco, ma che non riguardano l’essenza dell’esperienza letteraria.