APPENDICE II Gli elaborati degli studenti vincitori del I Certame desanctisiano Sant’Angelo <strong>dei</strong> Lombar<strong>di</strong> (3 giugno 2001)
Graziella Di Grezia Liceo “P. Colletta” Avellino 1° Classificato Svevo inizia il suo romanzo “Senilità” scandendo il tempo del presto e dell’imme<strong>di</strong>ato. “Subito” ci <strong>di</strong>ce e fa entrare in scena il suo personaggio, senza presentarlo, né descriverlo, ma facendolo parlare. Gli fa compiere un’azione, come se fosse la “cosa” stessa a presentarcelo. L’autore “prelu<strong>di</strong>a” la parola del personaggio, come un organista fa col coro, mettendo in scena un altro personaggio, <strong>di</strong> cui sappiamo, o almeno intuiamo, che è una donna (LE RIVOLSE, AVVISARLA) accennando, con un po’ <strong>di</strong> ironia, ad una relazione che intercorre tra i due. Il protagonista, dopo poco, comincia a parlare. Le fa una <strong>di</strong>chiarazione, ma subito dopo, con un linguaggio “educato” preferisce che si vada “cauti”. Come se l’amore fosse un viaggio. L’andar cauti, e lo capiremo solo più tar<strong>di</strong>, è sinonimo <strong>di</strong> una impossibilità, <strong>di</strong> un aver altri doveri. L’amore, dunque, è come un viaggio, ma anche un dovere, assimilabile alla carriera. Termina qui la prima sezione, quella che, con un termine musicale, potremmo considerare l’esposizione. Abbiamo ricevuto, pur senza una esplicita presentazione, informazioni sui due personaggi e notiamo come la figura del protagonista cominci a delinearsi. Qui Svevo è un po’ scultore, è come se il personaggio fosse ancora nella lastra <strong>di</strong> marmo, è come una “prigione” ancora informe, ma tuttavia, già tratteggiato. Il modo <strong>di</strong> parlare del personaggio è dapprima semplice e colloquiale, poi forma e contenuto si fondono in una razionalità e in una complessità sempre crescenti. La coscienza dell’ascolto della voce era forse presente in Svevo, quello Svevo che ha anche considerato come avrebbe dovuto SUONARE quella frase. E’ importante notare come entrambe le frasi del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>retto del protagonista inizino con un verbo: T’AMO, MI PIACI, HO per evidenziare, molto probabilmente, un legame forte con l’azione, ma anche una essenzialità e un’asciuttezza che incideranno su tutto lo stile sveviano. Lo stile, essenziale, è complesso e misto, come se la limpidezza e la trasparenza, la flui<strong>di</strong>tà fossero spezzate da quei termini letterari, o comunque aulici. Questo elemento potremmo considerarlo frutto <strong>di</strong> due fattori: da un lato il rapporto autore-letteratura e la conseguente rottura dell’intellettuale con la società, fattore che andrà a incidere anche sullo stile, dall’altro ci troviamo <strong>di</strong> fronte alla presentazione <strong>di</strong> un personaggio che, <strong>di</strong> per sé, ha una complessità ulteriore ed è come se tutto ciò concorresse, anche inconsciamente, a creare nel lettore uno stato d’animo <strong>di</strong> tensione, ma anche <strong>di</strong> conoscenza dell’AMBIENTE, <strong>di</strong> ciò che è intorno, nell’aria. “L’andar cauti” e “la parola prudente”, è come se, ad esempio, rallentassero il tempo della narrazione, in quanto provocano un conseguente allargare e non allungare la narrazione stessa. La “coda” dell’esposizione è data da un gancio. Svevo, servendosi del protagonista, enuncia una serie <strong>di</strong> “cose” che generano una maggiore curiosità nel lettore: la “CARRIERA, la FAMIGLIA”. In realtà l’elemento-gancio è la famiglia, ripresa, all’inizio del paragrafo successivo. Anton Cechov scriveva: “Se in un racconto viene nominato un chiodo, alla fine qualcuno vi si dovrà appendere”. L’essenzialità, ma soprattutto la funzionalità, vengono considerate un vero e proprio “patrimonio”. La famiglia si presenta ancora un ambito generico, ma senza dubbio più ristretto. E’ come se Svevo ci presentasse una struttura ad imbuto che termina con la presentazione vera e propria del personaggio. L’ambito si stringe sempre <strong>di</strong> più se consideriamo che la famiglia è costituita dal protagonista e dalla sorella, <strong>di</strong> cui c’è una descrizione bipartita. Ogni elemento è <strong>di</strong>viso in due avverbi prima, aggettivi poi, frasi alla
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